< Fedele, ed altri racconti
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Fedele, ed altri racconti Fedele

NOTA DELL’AUTORE


alla prima edizione.


Animato dal cortese editore a raccogliere in un volume sette mie novelle, pensai di frapporvi alcune poesie a modo d’intermezzi, com’è uso trattenere gli spettatori, fra un atto di commedia e l’altro, con qualche breve pezzo di musica.

I miei intermezzi sono appunto versioni dalla musica. E qui debbo pure chiarirne, in due parole, il concetto.

La musica migliore genera in molti e anche in me ombre vane, per così dire, di sentimenti; gioia e dolore senza causa, desiderio, sgomento, pietà senza oggetto, baldanze superbe che cadono con l’ultima nota, violenti impulsi ad impossibili azioni. Suggerisce pure confuse immagini alla fantasia; arriva a significare torbidamente un discorso, un dialogo un dramma, incomprensibili perchè la lingua n’è ignota e lontana da ogni altra, ma improntati, nel suono, di passione umana, e svolti, persino, giusta un ordine di premesse e di conseguenze, che somiglia indubbiamente ai raziocinii migliori di questo mondo. Allora lo spirito nostro si avventa al mistero, vi batte follemente e vi fiacca le ali sulla porta impenetrabile, cade vinto. Io per parte mia ho talvolta cercato di consolarmene immaginando e scrivendo ciò che la lingua ignota potrebbe forse significare, ciò che vi potrebbe essere al di là della porta impenetrabile, le cause arcane di quei sentimenti la cui sola ombra mi commoveva tanto. Così mi vennero composti cinque intermezzi su temi di Boccherini, Martini, Clementi, Chopin e Beethoven.

Fermo di mantenere debitamente distinte le due arti, sperai che questi temi diventassero nelle mie versioni pura, indipendente poesia, e forse ottenni soltanto che cessassero di essere buona musica. Certo non mi accinsi a tradurli prima di averli intensamente meditati, e nessuna persona ragionevole saprà dimostrarmi aver io peccato d’infedeltà.

Ho posto dopo le novelle un breve scritto uscito l’anno scorso sopra un giornale di Roma in forma di lettera al direttore del giornale e col titolo “Liquidazione”. Presto si vide, con mio rossore e con sorpresa di alcuni onesti lettori, che quel titolo era stato poco sincero e il mio ritiro dalla letteratura una vana illusione. Ne fui meritamente censurato, e ristampo qui lo scritto colpevole, per ammenda.


A. Fogazzaro.


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