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Su quel margo mirai donna, anzi dea O tu, che per sentier torto e celato
Questo testo fa parte della raccolta Paolo Zazzaroni

IX

ALL’ADIGE

     Figlio de l’Alpi, ondoso peregrino,
che con orme di gel stampi il viaggio,
e qual umido serpe ov’hai passaggio
lasci strisce d’argento in sul camino;
     al tuo liquido vetro e cristallino
l’olmo s’inchioma e si riveste il faggio;
a la tua reggia illustre eterno omaggio
paga divoto ogni ruscel vicino.
     Dal mormorio che formi in son sí chiaro,
tanto m’alletti il senso e l’alma bèi,
ch’io, benché mergo, esser canoro imparo.
     Per tue glorie emular dir piú devrei;
ma che scriver poss’io, se dolci al paro
non son de l’acque tue gl’inchiostri miei?

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