Questo testo è completo. |
◄ | Libro quarto - 102 | Libro quarto - 104 | ► |
Il castellano ascoltò queste parole con intero intendimento; e raccolto tutto in sé, così fra sé cominciò a dire: - Ben m’ha costui con sottile ingegno recato a quello che io non credetti mai che alcuno mi recasse, ma avvenga che vuole, io terminerò i suoi affanni a mio potere. Di ciò mi può la fortuna fare corta noia, se contro a me per questo si volesse voltare; io sono omai vecchio, né mai notabil cosa per alcuno feci: ora nella fine de’ miei anni, in servigio di sì nobile giovane come costui è, voglio il rimanente della mia vita mettere in avventura. Se io il servo e campo, gran merito appo gl’iddii acquisterò; se io per servirlo muoio, la fama di tanto servigio toccherà l’uno e l’altro polo con etterna fama -. Così adunque deliberato di fare in se medesimo, riguardò Filocolo nel viso: e veggendo le sue lagrime e gli ardenti sospiri, non si poté per pietà tenere, ma con lui pianse. E dopo alquanto così gli cominciò a parlare: