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Dalla destra mano di lei sedea Filocolo, a cui ella disse: - Giovane, cominciate a proporre, acciò che gli altri ordinatamente come noi qui seggiamo, più sicuramente dopo voi proponga -. A cui Filocolo rispose - Nobilissima donna, sanza alcuno indugio al vostro comandamento ubidirò -; e così disse: - Io mi ricordo che in quella città dov’io nacqui si faceva un giorno una grandissima festa, alla quale cavalieri e donne erano molti ad onorarla. Io che similemente v’era, andando con gli occhi intorno mirando quelli che nel luogo stavano, vidi due giovani graziosi assai nel loro aspetto, i quali amenduni una bellissima giovane rimiravano, né si saria per alcuno potuto conoscere chi più stato fosse di loro acceso della bellezza di costei. E quando essi lungamente costei ebbero riguardata, non faccendo essa all’uno migliori sembianti che all’altro, elli incominciarono fra loro a ragionare di lei: e fra l’altre parole che io del loro ragionamento intesi, si fu che ciascuno diceva sé essere più amato da lei, e in ciò ciascuno diversi atti dalla giovane per adietro fatti allegava in aiuto di sé. E essendo per lungo spazio in tale quistione dimorati e già quasi per le molte parole venuti a volersi oltraggiare, si riconobbero che male faceano, però che in tale atto danno e vergogna di loro e dispiacere della giovane adoperavano; ma mossi con iguale concordia, amenduni davanti alla madre della giovane se n’andarono, la quale similemente a quella festa stava, e così in presenza di lei proposero che, con ciò fosse cosa che sopra tutte l’altre giovani del mondo a ciascuno di loro la figlia di lei piaceva e essi fossero in quistione quale d’essi due piacesse più a lei, che le piacesse di concedere loro questa grazia, acciò che maggiore scandolo tra loro non nascesse, cioè che alla figlia comandasse che o con parole o con atti loro dimostrasse qual di loro da lei più fosse amato. La pregata donna ridendo rispose che volontieri; e chiamata la figliuola a sé, le disse: "Bella figlia, ciascuno di questi due più che sé t’ama, e in quistione sono quale da te più sia amato, e cercano, di grazia, che tu o con segno o con parola ne li facci certi; e però, acciò che d’amore, di cui pace e bene sempre dee nascere, non nasca il contrario, falli di ciò contenti, e con cortesi sembianti mostra inverso del quale più il tuo animo si piega". Disse la giovane: "Ciò mi piace". E rimiratili amenduni alquanto, vide che l’uno avea in testa una bella ghirlanda di fresche erbette e di fiori, e l’altro sanza alcuna ghirlanda dimorava. Allora la giovane, che similmente in capo una ghirlanda di verdi frondi avea levò quella di capo a sé, e a colui che sanza ghirlanda davanti le stava la mise in capo; appresso, quella che l’altro giovane in capo avea ella la prese e a sé la pose, e, loro lasciati stare, si ritornò alla festa, dicendo che il comandamento della madre e il piacere di loro avea fatto. I giovani rimasi così, nel primo quistionare ritornarono, ciascuno dicendo che più da lei era amato; e quelli la cui ghirlanda la giovane prese e posela sopra la sua testa, diceva: "Fermamente ella ama più me, però che a niuno altro fine ha ella la mia ghirlanda presa, se non perché le mie cose le piacciono, e per avere cagione d’essermi tenuta; ma a te ha ella la sua donata quasi in luogo d’ultimo congedo, non volendo, come villana, che l’amore che tu l’hai portato sia sanza alcuno merito; ma quella ghirlanda donandolati, ultimamente t’ha meritato". L’altro dicendo il contrario, così rispondeva: "Veramente la giovane le tue cose ama più che te, e ciò si può vedere, ché ella ne prese; ma ella ama più me che le mie cose, in quanto ella delle sue mi donò: e non è segno d’ultimo merito il donare, come tu di’ ma è principio d’amistà e d’amore. E fa il dono colui che ’l riceve suggetto al donatore: però costei, forse di me incerta, acciò che più certa di me avere per suggetto fosse, con dono mi volle alla sua signoria legare, se io legato forse non vi fossi. Ma tu, come puoi comprendere che se ella dal principio ti leva, ch’ella mai ti debbia donare?". E così quistionando dimorarono per grande spazio, e sanza alcuna diffinizione si partirono. Ora, dico io, grandissima reina, se a voi fosse l’ultima sentenza in tale questione domandata, che giudichereste voi? -.