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Tornato così Filocolo al suo ostiere, quella notte con molti pensieri passò, fra sé l’udite quistioni ripetendo, delle quali assai a’ suoi dolori facevano, e tutto per la bellezza della piacevole Fiammetta racceso, con più pena sostenea l’essere a Biancifiore lontano. Egli poi si ricordava delle passate feste avute con lei in quelli tempi, e in molti altri, e fra sé molte fiate annoverava i giorni, i mesi e gli anni, dicendo: - Tanto tempo è passato che io con lei non fui o non la vidi -; e con gravissimi sospiri notava quelle ore nelle quali più graziosamente con lei li ricordava essere stato. Ma perché il tempo che si perdea, che più che mai gli gravava, passasse con meno malinconia, egli andando per li vicini paesi di Partenope si dilettava di vedere l’antichità di Baia, e il Mirteo mare, e ’l monte Mesano, e massimamente quel luogo donde Enea, menato dalla Sibilla, andò a vedere le infernali ombre. Egli cercò Piscina Mirabile, e lo ’mperial bagno di Tritoli, e quanti altri le vicine parti ne tengono. Egli volle ancora parte vedere dell’inescrutabile monte Barbaro, e le ripe di Pozzuolo, e il tempio d’Apollino, e l’oratorio della Sibilla, cercando intorno intorno il lago d’Averno, e similmente i monti pieni di solfo vicini a questi luoghi: e in questa maniera andando più giorni, con minore malinconia trapassò che fatto non avria dimorando.