< Filocolo < Libro quarto
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Libro quarto - Capitolo 77
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Riguardollo più fiso allora la donna, e domandollo come la giovane la quale egli cercava si chiamasse, e chi egli fosse, e come avesse nome, e donde veniva, e quanto tempo era che perduta avea quella che giva cercando. A cui Filocolo rispose: - Biancifiore è il nome della giovane, e io, suo misero fratello, mi chiamo Filocolo, dalle terre che l’Adice riga partitomi: ben sette mesi o più l’ho cercata, e tanto ha che ella ne fu levata -. Pensossi Sisife fra se medesima: "Veramente questi cerca quella Biancifiore che qui fu co’ parenti miei menata dagli occidentali regni". Per che così gli cominciò a parlare: - Giovane, delle ’mpromesse degl’iddii non si dee alcuno sconfortare già mai, però che infallibili sono. Adunque confortati e prendi ferma speranza di futuro bene, però che vere novelle di Biancifiore ti dirò, sì come quella con cui più giorni in questa casa dimorò -. Disse allora Filocolo: - O nobilissima donna, se alcuna pietà nel cuore il mio aspetto vi porse, per quella vi priego che ciò che di lei sapete interamente mi narriate. Pensate quanto merito nel cospetto degl’iddii acquisterete, se per lo vostro consiglio io racquistando la mia sorella, lei e me insieme renderò al mio padre -. Sisife disse allora: - Per me niuno tuo piacere fia sanza effetto; quanto della giovane che tu vai cercando so, io il ti dico: e’ sono omai sei mesi passati che qui due miei parenti vennero con una bella e grandissima nave, i quali, secondo il loro parlare, di quelle parti, donde tu vieni, si partirono, e con loro aveano questa Biancifiore che tu cerchi, bella e graziosa assai. E certo io non ti vidi prima, che io nell’aspetto di lei ti conobbi suo fratello o parente, e però di lei ricordandomi, di te mi venne pietà. Ella dimorò qui meco più giorni, e io, secondo il mio potere, in tutte cose la onorai come figliuola: veramente mai rallegrare non la potei, anzi continuamente pensosa e piangendo la vedea. E domandandola io alcuna volta quale fosse la cagione del suo pianto, ella mi rispondea che mai niuna femina di piangere ebbe cagione quanto ella avea, però ch’ella avea lasciato il più grazioso amadore che mai da donna amato fosse, il quale ella nel suo pianto chiamava Florio: a costui si dolea quasi come davanti il si vedesse, a costui si raccomandava, costui chiamava, e mai nella sua bocca altro nome non era. E certo, per quello ch’ella mi dicesse, ella avea doppia ragione d’amarlo sopra tutti gli altri uomini del mondo, però che egli amava lei più che altra donna, e appresso, secondo il suo dire, egli era il più bello uomo che mai fosse veduto: chi costui si fosse non so se tu tel sai -. A cui Filocolo disse: - Assai ben lo conosco, e gran ragione la movea ad amarlo e a dolersi d’essere da lui allontanata, però che quelle due cose che vi dicea, amendune v’erano: ch’io so manifestamente che esso da picciolo garzone l’amò, e ella lui, e ancora sopra tutte le cose l’ama, e novellamente sposare la dovea, se tanto la fortuna non l’avesse offeso. E tanto di lui vi so dire, che egli pieno di dolore, sì come io, in simile affanno va pellegrinando per ritrovarla. Onde io vi priego che se voi sapete in che parte i mercatanti la portarono, che voi il mi diciate. Io porto con meco molti tesori, de’ quali io renderei doppiamente a’ mercatanti quello che loro costò, se rendere la mi volessero -. Disse allora Sisife: - Gran pietà ebbi di lei, e maggiore me la ne fai venire, e, se gl’iddii m’aiutino!, se io fossi uomo com’io femina sono, con teco la verrei cercando; ma poi che aiuto donare non ti posso, prendi il mio consiglio. I mercatanti, che seco la portarono, mi dissero di dovere andare a Rodi, e di quindi in Alessandria, e così credo che abbiano fatto: e però tu similemente questi luoghi cercherai, e se gli truovi, da mia parte della tua bisogna gli priega; credo che assai ti varrà, e se gl’iddii ti fanno tanta grazia che la ritruovi, piacciati che con teco io la rivegga -. Piacque a Filocolo il consiglio e l’ascoltata novella, e benignamente le ’mpromise di rivederla, se conceduta gli fosse la grazia. E dopo molte parole, da lei molto onorato, donatole graziosi doni a tanta donna convenevoli, con sua licenza da lei si partì. E venuto il tempo al loro cammino utile, co’ suoi compagni saliti sopra la nave si partirono cercando Rodi.

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