< Filocolo < Libro quarto
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Libro quarto - Capitolo 79
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Essendosi questi riposati alcun giorno, Bellisano domandò Ascalion se licito era ch’egli sapesse la cagione della loro venuta, ché a lui molto saria il saperlo a grado. A cui Ascalion, con piacere di Filocolo, interamente narrò la verità della loro venuta. Le quali cose udendo, Bellisano tutto nell’aspetto divenne stupefatto, dicendo: - Sanza fallo e’ non sono passati sei mesi che Biancifiore fu con gli ausonici mercatanti in questa casa, avvegna che poco ci dimorasse. E essi ne la portarono in Alessandria, per intendimento di venderla all’amiraglio, il quale di giorno in giorno vi si attendeva, secondo che essi mi dissero: che essi facessero, niuna novella poi ne seppi. Ma se gl’iddii di lei ogni vostro piacere certamente adempiano, ditemi chi fu quella giovane e come avvenne che per danari alle mani de’ mercatanti venisse -. Disseli allora Ascalion come ucciso Lelio e presa pregna Giulia era stata, e come Biancifiore e Florio in un giorno nati erano, e come innamorati e separati, per paura di quello che ad effetto si dovea recare, erano dal padre stati, e i pericoli corsi a Biancifiore, e ciò che per adietro era avenuto. Maravigliossi assai Bellisano, e domandò quale Lelio fosse stato il padre di Biancifiore. A cui Ascalion disse: - Egli fu il nobile Lelio Africano, il quale a noi e agli altri stranieri soleva essere tanto grazioso mentre in Roma dimorammo -. Questo udendo, Bellisano appena le lagrime ritenne, dicendo: - Oimè, or fu in casa mia la figliuola di colui a cui io fui più tenuto che ad altro uomo, e non la sovenni d’aiuto? Ahi, maladetta sia la mia ignoranza, ch’io vi giuro, per l’anima del mio padre, che, se ciò che voi mi dite io avessi saputo, io ci avrei tutti i miei tesori donati, e ogni mia forza adoperata per poterla in libertà riducere, portandola poi, per merito de’ servigii ricevuti dal padre, in qualunque parte le fosse piaciuto. Ma non me lo reputino gl’iddii in peccato, che altro che per ignoranza non manco: e ella misera tutti i suoi infortunii mi disse, de’ quali io piansi con lei come gl’iddii sanno, né di cui figliuola stata fosse mai mi disse -. Allora disse Ascalion: - Certi siamo di ciò che ne conti, e siamotene tenuti; ma consigliane, per quel singulare grado che tra te e me è già stato e è di vera amistà, che via noi dobbiamo tenere a ritrovare e a riavere ciò che cercando andiamo -. Bellisano gli rispose: - Il consiglio e l’aiuto che per me si potrà, voi l’avrete. Io con esso voi verrò in Alessandria, dove io ho alcuni amici, i quali per amore di me vero aiuto e consiglio ci porgeranno, ché di qui, sanza vedere altro, male vi saprei consigliare -. A queste parole rispose Filocolo dicendo: - Carissimo Bellisano, assai ci basterà se ad alcuno de’ tuoi amici per consiglio ci mandi sanza affannarti. Tu oramai pieno d’anni, più il riposo che l’affanno disiderare dei, e però ti ringrazio del buon volere -. Disse allora Bellisano: - Fermamente da voi non fia sanza me tale cammino fatto, ché ancora che io sia anziano, son io a gravissime fatiche possente più che tali giovani. Io sono tenuto di mettermi alla morte per amore della giovane cui voi cercate, se io penso a’ ricevuti servigi dal più nobile padre che mai figliuola avesse. Ond’io vi priego che la mia compagnia, la quale assai vi potrà essere utile, non vi sia grave -. Vedendo Filocolo Bellisano in questo volere, disse: - A vostro piacere sia: però quando vi pare ne partiremo -.

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