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Libro quinto - Capitolo 5
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Rimasero Filocolo e’ suoi, partite le navi, sopra il grazioso lito, nella ricca città molti giorni prendendo diletto, e da’ cittadini onorati, e pieni di grazia nel cospetto di ciascuno. Ma però che nelle virtuose menti ozioso perdimento di tempo non può con consolazione d’animo passare, Filocolo con la sua Biancifiore cercarono di vedere i tiepidi bagni di Baia, e il vicino luogo all’antica sepoltura di Meseno, donde ad Enea fu largito l’andare a vedere le regioni de’ neri spiriti e del suo padre; e cercarono i guasti luoghi di Cummo, e ’l mare, le cui rive, abondevoli di verdi mortelle, Mirteo il fanno chiamare, e l’antico Pozzuolo, con le circunstanti anticaglie, e ancora quante cose mirabili in quelle parti le reverende antichità per li loro autori rapresentano: e in quel paese traendo lunga dimoranza, niuno giorno li tiene a quel diletto, che l’altro davanti li avea tenuti. Essi tal volta guardando l’antiche maraviglie vanno e negli animi come gli autori di quelle diventano magni. Tal volta nei sani liquori gli affannati corpi rinfrescano, e alcune con picciola navicella solcano le salate acque, e con maestrevole rete pigliano i non paurosi pesci; e spesse volte agli uccelli dell’aere paurosi, con più potenti di loro danno dilettevoli incalciamenti a’ riguardanti. E alcun giorno li tiene ne’ ramosi boschi, con leggeri cani e con armi seguitando le timide bestie, poi alli loro ostieri tornando, dove in canti con dolci suoni di diversi strumenti spendono il tempo, che al sonno e al prendere de’ cibi avanza loro.

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