< Filocolo < Libro secondo
Questo testo è completo.
Libro secondo - Capitolo 40
Libro secondo - 39 Libro secondo - 41

Era Biancifiore con la reina ancora recitando i vanti de’ gran baroni, quando i furiosi sergenti vennero impetuosamente sanza niuno ordine a prenderla e lei piangendo, sanza dire per che presa l’avessero, la ne portarono. O misera fortuna, subita rivolgitrice de’ mondani onori e beni, poco davanti niuno barone era nella real corte, che a Biancifiore avesse avuto ardire di porre la mano adosso, o di farne sembiante, ma ciascuno s’ingegnava di piacerle, e ora a vilissimi ribaldi sì disprezzare consentisti la sua grandezza, che, sanza narrare il perché, presala oltraggiosamente, la menaron via. Certo con poco senno si regge chi in te ferma alcuna speranza. Di questo mostrò la reina grandissimo dolore, e molto ne pianse, ricoprendo con quelle lagrime il suo tradimento davanti ordinato. E veramente e’ ne le pur dolfe, posto che assai tosto di tal doglia prendesse consolazione imaginando che per la morte di lei, già messa in ordine da non poter fallire al suo parere, l’ardente amore si partirebbe del petto di Florio. Ma i fati non serbavano a sì leale amore, quale era quello intra’ due amanti, sì corta fine né sì turpissima, come costoro loro voleano sanza cagione apparecchiare.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.