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Libro secondo - Capitolo 61
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- Signori, i quali qui adunati siete per vedere il disonesto e ingiusto strazio che di questa giovane alcuni vogliono fare, il quale, se spirito di pietà alcuno fosse in voi rimaso, dovreste fuggire di ciò vedere, a me brievemente pare, per le parole che io ho da lei intese, le quali io credo, e manifestamente appare quelle essere vere, che la sentenza data contro a lei sia nella presenza degli uomini e degl’iddii, falsa e iniquamente data, però che ella semplicemente portò quello che comandato le fu; ma il siniscalco, il quale gliel comandò, è colui che del male è stato cagione; per la qual cagione sopra lui e non sopra costei, cade questa sentenza. E chi altro che questo ne volesse dire, o il siniscalco o altri per lui, io sono presto e apparecchiato di difendere che quello ch’io ho detto sia la verità, e in ciò arrischierò la persona e la vita, imperciò che la manifesta ragione mi stringe ad essere pietoso della ingiusta ingiuria fatta a costei; e, d’altra parte, io sono distrettissimo e caro amico di Florio, e ella per amore di lui mi priega ch’io l’aiuti e difenda nella ragione: e io così son presto di fare, e in ragione e in torto, contro a chiunque la vuol far morire, però che se altro ne facessi, molto alla cara amistà mi parrebbe fallire, e ogni uomo mi potrebbe di ciò giustamente riprendere -.

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