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Con lieto viso la prese il re, e abbracciatala come cara figliuola la baciò in fronte, e ella, savissima, incontanente piangendo si gittò in terra, e baciogli i piedi, e poi in ginocchie levata disse: - Padre e signore mio, io ti priego che se mai in alcuna cosa ti offesi, che tu mi perdoni, ché semplicità e non malizia m’ha fatto in ciò peccare; e priegoti che del tutto dell’animo ti fugga che io in questo fallo, per lo quale condannata fui, avessi colpa: e avanti che mai tal pensiero mi venisse, mi mandino gl’iddii subitana morte. Chi fu quelli che in ciò fallì, a tutto il tuo popolo è manifesto, e però, caro padre e signore, rivestimi della tua grazia, della quale ingiustamente fui spogliata -. Il re la prese per la mano e fecela dirizzare in piè, e la seconda volta con segno di molto amore l’abbracciò, dicendo: - Mai a me non fosti graziosa e cara quanto ora se’, e però ti conforta -. E rivolto a Florio, disse: - Cavaliere, ignoto m’è chi tu sia, ma però che di’ che amico se’ di Florio, nostro figliuolo, e ciò per le tue opere è ben manifesto, e per amore, ché n’hai con la tua spada illuminato e fattaci conoscere la verità, la quale a’ nostri occhi sanza dubbio era occulta, e hai per questa chiarezza levata da tanto e tale pericolo costei, la quale quanto figliuola amo, tu mi se’ molto caro, e sanza fine disidererei di conoscerti, quando noia non ti fosse; e dicoti che a me tu hai troppo piaciuto, avendo chi il peccato avea commesso così debitamente punito, dando acerba pena allo iniquo fallo, per la qual cosa sempre tenuto ti sarò; e promettoti per quella fede che io debbo agl’iddii, che per amore di Florio e di te la giovane sempre mi fia raccomandata. E non voglio che nell’animo ti cappia che io della giudicata morte non fossi molto dolente; e certo a tutti costoro poté essere manifesto il mio viso e ’l petto pieno di lagrime, quando sentenziare la udii; e se la pietà si dovesse antiporre alla giustizia, certo ella non sarebbe mai di qua entro per sì fatta cagione uscita -.