< Filocolo < Libro terzo
Questo testo è completo.
Libro terzo - Capitolo 25
Libro terzo - 24 Libro terzo - 26

Avea Florio più fiate riletta la ricevuta pistola, e già quasi nell’animo le parole di Biancifiore accettava, credendo fermamente da lei niuna cosa essere amata se non egli, sì come essa gli scriveva. Ma non prima gli fu dalla misera vecchia tocco il petto, che egli incominciò a cambiare i pensieri e a dire fra sé: "Fermamente ella m’inganna, e quello ch’ella mi scrive non per amore, ma per paura lo scrive. Briseida lusingava il grande imperadore de’ Greci, e disiderava Achille. Chi è colui che dalle false lagrime e dalle infinte parole delle femine si sa guardare? Se Agamenone l’avesse conosciute, la sua vita sarebbe stata più lunga, né Egisto avrebbe avuto il non dovuto piacere. Sanza dubbio Fileno piace più a Biancifiore che io non faccio: e chi sarà quella che si levi un velo di testa, e donilo ad un suo amante, che possa far poi credere quelli non essere amato da lei? Certo niuna il potrebbe far credere, se non fosse già semplicissimo l’ascoltatore. E in verità e’ non è da maravigliare se ella ama Fileno: egli continuamente le è davanti, e ingegnasi di piacerle, e io le sono lontano, né la poté, già è lungo tempo, vedere. Il fuoco s’avviva e vive per li soavi venti, e amore si nutrica con li dolci riguardamenti: e sì come le fiamme perdono forza non essendo da’ venti aiutate, così amore diviene tiepidissimo come gli sguardi cessano. Ma costei, se ella non mi ama, perché con lusinghe accendermi il cuore". Poi ad altro ragionamento si volgea, e dicea: "Fermamente Biancifiore m’ama sopra tutte le cose, e questo, se io voglio il vero riguardare, non mi si può celare; ma se ella non mi amasse, Fileno me ne saria cagione, del quale io prenderò sanza dubbio vendetta".

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.