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Libro terzo - Capitolo 64
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Allora si levò in piè Florio con la reina e altra compagnia assai, e tornarono nel loro palagio, dove il re doloroso a morte di queste cose, le quali tutte avea sapute, trovarono. E quivi pervenuti, e trattisi tacitamente in una camera, la reina così cominciò a dire a Florio: - Noi, il tuo padre e io, sentendo che in niuna maniera Biancifiore di cuore ti potea uscire ben che lontano le dimorassi, proponemmo di pur volere che ella di mente t’uscisse, e fra noi dicemmo: "Già mai questa giovane del cuore non uscirà a Florio mentre viverà, ma se ella morisse, a forza dimenticare gliele converrà, vedendo che impossibile sia ad averla". E quasi deliberammo d’ucciderla: poi per non volere essere nocenti sopra il giusto sangue di lei, mutammo consiglio, e a ricchissimi mercatanti, venuti ne’ nostri mari per fortuna, fattigli qua venire, infinito tesoro la vendemmo loro, e essi ci promisero di portarla in parte sì di qui lontana, che mai alcuna novella per noi se ne sentirebbe. E come essi l’ebbero portata via, noi comandammo che la nuova sepoltura fosse fatta, nella quale dando voce che Biancifiore era morta, con occulto ingegno quella giovane che dentro vi vedesti vi facemmo mettere, credendo fermamente che dopo alquante lagrime il tuo dolore insieme con lei dimenticassi. E però a te, come a savio, sanza fare queste pazzie, le quali hai da questa sera in qua fatte, ti conviene confortare, e fare ragione che mai veduta non l’avessi, e lasciarla andare. Noi ti doneremo la più bella giovane del mondo e la più gentile per compagna: quella t’imagina che sia la tua Biancifiore -.

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