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XCV
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XCV.
(Da Achille Tazio, II.)
Se al popolo de’ fiori
Giove sceglieva un Re, la rosa certo
Privilegiato, avria di cotal serto.
Costei la terra abbella:
Fra tutte piante brilla
Costei, de’ fior pupilla.
D’ella invermiglia il prato:
Più bella d’ogni fiore,
Spiratrice d’amore,
A Venere t’inesca; e lussureggia
D’olenti foglie; e, co’ bocciuoli tremuli
Tripudiando, il calice
A Zeffiro vezzeggia.
Non Achille Tazio, ma Enrico Stefano e Goffredo Oleario danno per saffica questa canzonetta, da quell’antico ridotta in prosa; mossi dalle parole di Filostrato per me recate nella Vita, §. XI.
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