< Gazzetta Musicale di Milano, 1842
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N. 30 - 24 luglio 1842
N. 29 N. 31

GAZZETTA MUSICALE

N. 30

DOMENICA
24 Luglio 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


POLEMICA. Intorno ngli orticoli «lei eìg. Geremia Vitali #«//<’ Presenti Votttlixànni ttelln musica in Mtatia, inseriti ai V. SO, e 99 della Gazzetta Musicale di Milano. «ISPOSTA»1 C. MjEIXIYI. o non vorrò qui entrare in molte ’% parole intorno a questi articoli (Sf* dell’egregio sig. Geremia Vitali’, (Stesolo mi accontenterò di fare alcune osservazioni rispetto a quanto egli viene allegando nel mostrarsi dissenziente dalle mie opinioni manifestate in un articolo inserito al ÌY. 5 della suddetta Gazzetta Musicale. E di questa mia moderazione intendo clic me ne debbano saper grado insieme col sig. Vitali tutti quei benigni lettori die si fossero lasciati convincere da’suoi ragionamenti; poiché non è mio intendimento di turbare il riposo della loro convinzione innocente. Dopo avermi il sig. Vitali, per sua cortesia, prodigalo certe laudi che io so di non meritare, egli prende a confutare la seguente proposizione di quel mio articolo: cioè che la musica drammatica abbia spiegato ai nostri dì. tutta la inspirazione. che può infonderle il genio e tutta la perfezione che può ricevere dalf arte, e che ingiusto sia il dolersi che oggi vi sia penuria di buoni compositori e di Opere eccellen ti, stimando anzi io che ce. ne sia dovizia. Questo io intendo d’aver dimostrato in quel mio articolo recando in mezzo i prodigiosi avanzamenti dell’arte melodrammatica seguili da un secolo in qua; la melodia nobilitala con contorni più spaziosi e rilevanti, l’armonia arricchita di nuovi ingegnosi trovati di combinazion di rovesci e di pedali, gli stranienti resi perfetti’ e compiutane l’orchestra, l’istromentazione migliorata nel suo effetto musicale e nella sua convenienza colla ragion drammatica del fatto e della poesia, il dialogo de’ personaggi, non che turbato nel suo contesto, ’ ma viemmeglio espresso e posto per mezzo della musica in maggiore evidenza rappresentativa, la commozione degli affetti ottenuta efficace ed intera, la musica, in una parola, divenuta un dramma. Senza negare alcuni di questi fatti essenziali, anzi in tutti perfettamente convenendo, come avrà potuto il sig. Vitali concliiudere opponendosi all’opinione nella citata mia proposizione dimostrata? Ora egli è da sapere che in quel mio articolo mi venne fallo un cotal paragone delle passate vicende della pittura con quelle già avvenute nella musica e da potersi presumere in avvenire: nel qual paragone, tenendomi sempre ai fatti e a quella sperienza incontrastabile che ne ha prestalo la critica di secoli interi, io venni dimostrando che la musica drammatica venuta a quella eccellenza oltre la (/naie non è concesso di aggiugnere, quantunque mantengasi, per opera de’ moderni compositori, in fiore anche, oggidì. ora mostra però (siccome fu della pittura) volgere in decadenza. Ed ecco come, venendo su questo proposito il sig. Vitali, dopo avermi addolcito la bocca con un confetto di lodi, gravemente si esprime: «Se noti che, ove si vogliano trattare scientifiche discussioni, più che la bella letteratura importa ti inferire le conseguenze da cause ben ordinate e tali che mai non si discostino dal retto sentiero del raziocinio e delia logica., che noi ameremmo chiamare la scienza della ragione. In ciò appunto ne pare che gravemente sia infirmato 1 ai ticoio del sig. Mellini». E qui tacciando d’antilogico e di contradittorio il mio ragionamento, il sig. Vitali serrandoniisi addosso con tutte le punte del suo argomento, vittoriosamente mi chiede: «Se hi. musica drammatica, è al colmo del suo fiorire e si mantiene in fiore anche oggidì, come può stare che ella mostri di volgere alla sua decadenza? Date la testa in qualunque corno volete del mio dilemma che in uno dei due bisogna rompersela». Risponderò domandando al sig. Vitali che cosa intese egli dire quando si espresse che per legge ili natura, le arti quando sono all apogeo della loro carriera sono obbligate di ridiscendere, e che questa è la vicissitudine di tutte le cose sublunari? Non è egli questo un medesimo che dare per molto ragionevole la mia proposizione, e che appunto perchè la musica drammatica ora. è al colmo del suo fiorire, ella mostri di volgere in decadenza? Male egli interpretò quando per avere io detto che la musica drammatica mostra di volgere alla sua decadenza, si credette che io volessi cosi finir concludendo che la musica fosse già oggi scaduta e tralignata in corrompimento, perchè io non intendo dare alle frasi altro valore da quello che debbono avere; e molto più mi sarei guardato di pronunciare un sì grande sproposito sullo stato presente dell’arte fra noi. Or vedete, sig. Vitali, come dando di cozzo nell’uno e nell’altro dei due corni del dilemma da voi proposto, non che rompermi la testa, io non ne ho alcun livido portato! Supposto dunque che un’erte fosse al colmo del suo fiorire, niente sarebbe più opportunamente da potersi soggiugnere di quello che ella mostrasse di volgere in decadenza. Ma il sig. Vitali che (modestamente!) protesta di essere entralo a parlare del mio articolo non già per muovere una polemica che potrebbe aver fàccia di personale opposizione ma. solamente perchè le mie opinioni sono quelle della maggior parte de’ moderni intenditori di musica, come potrà difendersi dulia taccia di pei sonale opposizione, quando, dopo avermi accusato gratuitamente d’antilogico e contradittorio, venuto in sull’esame delle mie proposisioni, si corregge dicendo che se non l’assoluta realtà almeno una. grande apparenza di contradizione gli sembrò di scorgere nel mio ragionamento? e poscia ancora dopo essersi vanamente avvolticchiato rappiccando come meglio ha potuto e non troppo fedelmente le più disparate proposizioni del mio articolo, è pur costretto di dare alle mie parole quel senso unico che possono avere prèsso ciascun uomo che sappia leggere; e questo sènso è pur quello che la musica drammatica venuta a. quella eccellenza oltre la (piale non è concesso di aggiugnere. quantunque, mantengasi per opera de’ moderni compositori in fiore anche oggidì, ora mostra, pei’ò di volgere, alla sua decadenza? Or vedi maestro di logica che mi riesce il sig. Vitali! Egli mi rampogna e mi condanna di contradizione, e poi questa contradizione diventa un’apparenza, di contradizione, e finalmente scompare anche V apparenza.. Se tanto mi fosse concesso di ardire, domanderei dove sia logica nell’argomento del sig. Vitali. Ma lasciando questa controversia che poco ha che fare col merito della quistione, veggiamo come il sig. Vitali viene affermando, contro l’opinion mia, che la musica drammatica sia anzi a’ nostri giorni decaduta». Ella è decaduta, dice egli, perchè la grandezza delle arti non si misura dal numero de molti artisti viventi o vissuti, ma dal valore e dal numero sempre crescente delle vere opere grandi». Ora i nomi che io reputo appartenere alTepoca nostra sono quelli di un Rossini, di un Reilini, di un Mercadante, di un Donizetli, d’un Pacini, d’un Ricci, d’un Persiani, d’un Coppola, i quali non so se altri sarà per affermare ad altra epoca appartenere mentre pur oggi vivono e scrivono: le Opere che io reputo appartenere all’epoca nostra sono un Guglielmo Teli, uno Stabili Mater. una Norma. una Sonnambula, una Beatrice, un Giù ramento, una Vestale, un’Anna Bolena, un Elisir d’Amore, una Saffo, una Chiara di Rosemberg, un’Ines de Castro, una Pazza per Amore. I quali tutti maestri ed Opere non so se potessero senza onta al buon senso e alla verità chiamarsi ragguardevoli per numero piuttosto che per celebrità meritata e per vera bontà di arte e di magistero melodrammatico. “Ella è decaduta, prosegue il sig. Vitali, perchè da vent’anni in poi il ceppo della musica italiana non ha dato più verun rampollo che sia da porsi a fronte di quelli che germogliarono vent’anni avanti.” Ma se egli è vero che lo stato dell’arte debba spezialmente dalle opere ragguagliarsi, io domanderò quale è di quasi tutti i citati spartiti (riconosciuti eccellenti da tutta l’Europa e tali da oscurare, nell’opinione dei popoli ogni precedente esemplare di musica di genere drammatico (1) ) che non abbia veduto la luce entro il periodo degli ultimi dieci o dodici anni trascorsi? Ma il signor Vitali stranamente presume che tutti questi celebri compositori che vivono e scrivono fra noi, il Nestore dei quali non ha forse ben cinquant’anni, debbano spettare ad altra epoca anteriore alla nostra. Ora io mi do per vinto al sig. Vitali. Quando dovendo io parlare della musica drammatica italiana nel secolo XIX, quando trovandomi in sul bel principio dell’anno 1842, quando ragionando de’maggiori ingegni che hanno l’arte illustrata, quando trovandoli viventi, scriventi e fiorenti oggidì, io dovea pur concludere che oggi l’arte è decaduta perchè questi maestri non appartengono all’epoca nostra; dato questo per sano e ragionevole argomento, io mi do per vinto al sig. Vitali. Ma no. Tanto più è assurdo e temerario il proclamare per sì fatto modo il decadimento dell’arte in quanto che questo si ardisce in faccia ai benemeriti ed operosi ingegni che sono stati gli autori del suo stato fiorente, e che tuttavia si adoperano a mantenerla in onore. Oh! Bellini, che nel tuo breve passaggio pel dominio dell’arte, apristi il tesoro di quel purissimo stile che assicurò (per la tua imitazione) un lieto avvenire alla musica drammatica, odi come, in onta al fatto, sono avuti a nulla i pregi de’ tuoi felici imitatori!

E che cosa vuol egli dire il sig. Vitali quando protesta che parlando del decadimento dell’arte egli vuole alludere a que’ maestri che dopo Rossini e Bellini comparvero sull’orizzonte teatrale? Forse che egli pretende che quegli astri novelli che si affacciano pur ora appena all’orizzonte debbano di subito oscurare e vincere que’ tanti soli che risplendono a pien meriggio? Forse che a questa sola condizione potrebbe la musica essere oggi in fiore tra noi? Come se morto Raffaello e, invecchiato Michelangelo, si fosse potuto ragionevolmente predicare il decadimento della pittura in faccia al Coreggio, a Tiziano e alla schiera di tanti artefici eccellenti che la mantennero anche un pezzo in onore! Ma che dico io invecchiato Michelangelo? Rossini non è vecchio e scrive ancora. E poi con qual fondamento si potrà indovinare la niuna riuscita de’giovani che si vanno producendo, solo perchè non incominciano balzando di seggio que’ maestri che sono rafforzati dalla opinion popolare di molti anni e dal trionfo degli ottenuti plausi ed encomii? E Rossini medesimo colla Cambiale di Matrimonio, coll’Equivoco Stravagante e col Demetrio e Polibio offuscò forse per modo nessuno i nomi di Paer, di Mayr di Generali? D’uopo è che il tempo co’ suoi periodi riposati e maturi rimeni que’ fatti in sui quali possa la critica ragionare con fondamento di esperienza; ed è intempestivo, ingiusto e al tutto assurdo proclamare la musica scaduta in Italia perchè fra i novelli maestri che sono sòrti da cinque o sei anni, niuno è che abbia oscurato que’ grandi che pur vivono e fioriscono tra noi; e lo involgere per sì fatta forma l’ordine de’ tempi e lo stato dell’arte, siccome fa il sig. Vitali, misurando le epoche a palmi, mostra che egli patisca difetto di critica ragionata. E se egli assegna Rossini, Bellini, Mercadante, Donizetti e Pacini ad altra epoca e non alla presente, domanderò io a quale epoca egli ascriverà le opere dello Stabat Mater, della Vestale, della Linda di Chamounix e della Saffo, scritte quasi tutte nel 1841? Poi gli domanderò se questo Stabat Mater sia indegno dell’autore del Guglielmo Tell, se questa Vestale sia inferiore ai Normanni in Parigi, se questa Saffo sia poca cosa in paragone degli Arabi nelle Gallie? E così lo riprenderò di avere asserito che costoro non abbiano negli ultimi tempi fatto niente che si possa non comparare ma appena avvicinale al Guglielmo Tell, al Mosè, all’Elisa e Claudio, ai Normanni a Parigi, all’Anna Bolena, all’Elisir d’Amore. Poichè, quanto a Donizetti, con una serie di Opere eccellenti egli, dopo l'Anna Bolena, s’è tenuto all’altezza del suo grado colla Parisina, colla Lucrezia Borgia, col Furioso, col Torquato Tasso, ed ha poi incontrastabilmente superato l’Anna Bolena col Marin Faliero, colla Gemma di Vergy, col Belisario, colla Lucia di Lammermoor, col Roberto Devreoux e colla Maria Padilla. E per tacere delle ultime sue Opere scritte con tanto plauso pel teatro francese, non ha egli forse a giudizio dei migliori critici musicali di Vienna, colla sua recente Linda di Chamounix di lunga man superato il suo Elisir? Dire poi che Mercadante non abbia fatto niente di meglio dopo i suoi Normanni, è quanto mostrarsi insufficiente a conoscere i pregi dell’ultima maniera grave, declamata, originale, dottissima da lui adottala. Egli è quanto non avere idea dell’ultimo confine di squisitezza e di gusto a cui possa essere recato il magistero dell’abbondante istromentazione. Egli è quanto avere a nulla il pregio singolare della maggiore elevatezza e sostenutezza di stile unita alla maggiore melodica semplicità e all’arte incomparabile di disporre le parti tutte al migliore effetto musicale e drammatico, rifornendo la composizione d’una peregrina tinta melodica sempre nobile ed elevata e di un sussidio armonico continuato e perenne di tutto buon gusto e di profondo sapere. Di questa nuova maniera Mercadante ha negli ultimi anni dato al Teatro i Briganti, il Giuramento, il Bravo, le Illustri Rivali, l’Elena da Feltre e la Vestale. E chi volesse queste Opere con altro nome chiamare che con quello di capolavori sarebbe piuttosto ingiusto che severo (2). E per venire a Pacini, chi non ammirerà nella sua Saffo maravigliosa la trasformazione di un genio aborrente dal vecchio fluido rossiniano e che dopo un riposo meditabondo di molti anni, viene dolcemente informando i suoi affetti amorosi alle pure delizie della belliniana melodia, prendendo uno stile grave e solenne qual si conviene al soggetto, scegliendo le tinte stromentali e temperandole in sul far moderno di Mercadante, e per tal modo rivestendo di nobile corredo di scienza le sue più fresche e sublimi inspirazioni? Or che dirò io di Rossini e del novello suo Stabat? Non è egli questi l’atleta formidabile della musica del secolo che riscossosi da un sonno ben altro che di oziosità e di noia dell’arte, disdegna e ripudia le sue viete forme e, solo nello stile, attenendosi all’ultima sua grand’opera drammatica, desso pure preso si mostra delle forme più raffinate e complete de’ suoi felici successori? Oh! come quest’opera del Genio maraviglioso parla eloquente contro tutti gli imperiti vantatori della sua vecchia maniera! Come quest’opera validamente condanna tutti i ciechi spregiatori del tesoro inestimabile delle nostre odierne glorie musicali! E che cosa pretendono questi nuovatori irrequieti? Non hanno eglino altro argomento onde ragionare di cose di musica se non quello di predicare ingiustamente la decadenza dell’arte? Temono essi forse che fosse per mancar loro abbondante ed utile materia solo che si proponessero di opporsi agli abusi, d’occuparsi della parte letteraria e storica della musica e di darsi alla sana e ragionevole analisi delle composizioni ove fossero da tanto di trattarla a dovere? Nè dica il sig. Vitali che io colle opinioni manifestate nel mio articolo del N. 5 mi sono messo all’emisfero antartico della Gazzetta musicale, poichè la Gazzetta generalmente non dissente da queste mie opinioni, siccome ebbe a dichiarare in una nota apposta al detto articolo del N. 5 (3), e come ho potuto io assicurarmi e può ciascuno vedere ne’ giudizii dati da questo giornale sulle prime rappresentazioni in Milano della Maria Padilla, della Saffo e del Nabucodonosor del Verdi. Anzi debbo io dichiarare che torna di gran conforto all’arte ed a molta satisfazione de’ veri intelligenti il vedere come questo giornale nel tempo medesimo che si studia d’infondere e propagare l’amore de’ gravi studii musicali e di opporsi con una critica considerata agli abusi che minacciano di allignare, non però punto trascura l’incoraggiamento e la lode de’ novelli compositori, ove si crede con fondamento poterla dispensare, siccome abbondantemente ha fatto in ispecie verso l’autore del Nabucodonosor, e come io credo sarà sempre per fare in avvenire. Non dica dunque il sig. Vitali che io sia all’emisfero antartico della Gazzetta perchè la Gazzetta stessa per me gli risponde che questo è falso, e perchè in generale non si può dissentire da queste mie opinioni senza mettersi in opposizione coi fatti (4), senza invertire l’ordine dei tempi, senza assumere una critica falsa e sproporzionata siccome io intendo di avere in quello e in questo articolo dimostrato, e come apparecchiato mi offro di sostenere contro tutti gli argomenti, cornuti o non che sieno, coi quali in avvenire io fossi jj provocato a cozzare. Del resto, in qualunque antipoda regione io sarò fatto dimorare, nel conforto di questo mio convincimento troverò pur sempre un’aura di buon senso che mi renderà dolce e soave ogni clima. Ma la non è finita ancor qui. Il sig. Vitali, nel suo articolo del N. 22, prende a confutare di proposito una delle mie proposizioni già sopra accennate, tlattando la quale egli si propone di venire opportunamente e progressivamente dilucidando il soggetto del suo discorso, ed alla qual rispondendo (perciocché troppo mi trovo essere in parole trascorso) io mi propongo di compiere il mio dovere un’altra volta. C. Meliini. mm IMtHtVt) Alili A MUSICA DA CAMERA. Se vi è pregio universalmente desiderato nelle produzioni artistiche e specialmente nella musica egli è certo quello della novità. E dessa che assicura agli artisti compositori, che hanno la potenza di vestirne i loro concepimenti, i più compiuti ed universali trionfi, anche quando deviando dai principii inconcussi del vero bello volgono allo strano, al barocco. La novità è una luce che abbaglia se anche effimera, è una potenza che tanto più strascina dietro di sé quanto più l’uomo dalla quiete della vita reale è spirito a chiedere alle arti un esercizio più risentito di vitalità. La vita sta nell’esercitarla, ecco il bisogno di novità, ecco il motivo per cui si richiedono dalle arti sensazioni forti, svariate e tumultuose: ecco il perchè trovan favore gli scritti fantastici, le descrizioni di fatti orrendi, le storie del barbaro medio evo: ecco il perchè si volse la musica al serio, al romoroso, abbandonato quasi intieramente il giocoso, il burlesco dell’Opera bulFa e della commedia. La natura dell uomo è irrequieta ed è ciò stesso che dà vita alle arti e specialmente alla drammatica ed alla musica per la facoltà maggiore che queste hanno di scuotere ed estendere la loro azione sulla massa delle popolazioni. Vista la cosa da questo punto, moltissime sono le riflessioni che ne scaturiscono e le verità che da sè stesse si mostrano chiarissime sull’andamento del gusto generale in ogni ramo di produzioni del genio. Ma oltreché nè destinale sono queste pagine a sì generali disquisizioni, nè intendiamo noi stessi di uscire dai limiti dell arte nostra alla quale unicamente sono intesi i nostri deboli studii, lasciando ad altri i più importanti argomenti, ci staremo contenti di restringerci alla musica. A riguardo di questa non si può a meno di osservare una strana antitesi’ fra l’esigenza continua di novità e Tessersi ristretto il gusto del pubblico pressoché ad un sol genere di musica, la musica drammatica; 5 perduto quasi intieramente l’uso della musica originale da camera. Ed a tal segno che nuli’altro più s’ode in pubblico od in •1 privato che riduzioni teatrali, e quel che è peggio, le più strane ed inette che nè immaginare, nè credere si potrebbero da chi abbia fior di senno. E, ove pur si esca dalle prette riduzioni, non per anco si scontra novità, chè i migliori ingegni, quasi disperati di trovar favore con idee proprie, altro più non fanno che manipolare in fantasie, capricci, variazioni, rondini, ecc. le melodie desunte dalle Opere drammatiche. Nò si può non lamentare la perdita della vera musica da camera da chiunque ricordi quale gratissimo trattenimento riusciva il trovarsi riuniti alcuni buoni dilettanti o professori ad un quartetto di Hajdn, di Mozart, di Benincori, o alle graziose, ed eleganti suonate di Clementi, di Kozluch, di Dussech, e tanti altri che in questo genere fiorirono immaginosi e dottissimi scrittori italiani e stranieri. Genere di musica utilissimo ed acconcio a diffondere il buon gusto musicale, ed a moltiplicare i veri intelligenti delle bellezze di quest’arte. Senza perderci in vane declamazioni contro un tal fatto crediamo utile il rintracciare il perchè così avvenisse per conoscere come vi si possa porre rimedio da chi voglia tentarlo. E da osservarsi prima di tutto che nello sviluppo che di mano in mano andò prendendo la musica drammatica vennero ad esserne assorbiti i madrigali, gli scherzi, le cantate, e così in privato, come in pubblico, le scene, le arie, i duetti del dramma si ebbero il primo posto nel!’ universal favore, benché si continuasse e si continui tuttora a scrivere cantate, romanze e simili dai migliori maestri, fra i quali Rossini e Donizetti. Due cause a quanto ci sembra concorsero egualmente a questo effetto il quale, se pure è un male, ci sembra pressoché irreparabile. La prima è l’essere la musica drammatica cantata in pubblico da artisti per io più di qualche fama, e dal pubblico stesso lodala, la qual cosa mentre serve a metterla in moda, serve anche ad agevolarne l’interpretazione ai dilettanti, che poi facilmente suppliscono ai difètti della propria esecuzione colla reminiscenza. Basta a persuadersene il vedere come tutti che alcun poco canticchiano, o iniziali o orecchianti, si fanno a ripetere quel passo, quell* aria in cui un artista seppe cogliere gli applausi. Se non l’avete sentito, e ne fate discorso con chi vi fu, tosto ci si farà a cantarellarvelo persuaso in sé stesso potervene dare un’idea, e che dobbiate intenderlo e inebbriarvene colla stessa facilità con la quale ricorda egli stesso l’effetto provato. La seconda causa è l’interessamento destato dall’intiero dramma che facilmente si ridesta ad ogni brano del medesimo; interessamento inavvertito, ma che é sempre maggiore di quello può destare un breve componimento poetico, quale fornisce per lo più materia ad una romanza, aria, o cantata isolata. Infatti un brano d Opera non può essere perfettamente interpretato da chi ignora il rapporto che ha col fatto intiero costituente il dramma. A ben gustare la bellezza di un pezzo di musica vocale è necessario entrare pienamente nel senso morale che ne forma la base, e conoscere, direm quasi, la storia delle circostanze che ne mossero l’affetto; al che di rado possono condurre i pezzi isolati. È necessario che l’argomento sia preso da un fatto interessante e noto al quale ritorni facilmente il pensiero. Molti chiarissimi scrittori lamentano la mancanza di canti nazionali in Italia. Senza indagarne la causa, che non ci sentiamo da tanto, lamentiamo noi pufe la mancanza di poesia lirica veramente italiana, la quale potrebbe sola fornire materia a simili canti. Le stesse cagioni operarono sulla musica puramente strumentale (perdutasi quasi intieramente in Italia, un po’ più stimata in Francia; ancora in fiore in Germania) colle quali altre particolari si combinarono. Da una parte la popolarità e, direm pure, la maggiore euritmia a cui pervenivano i motivi teatrali, facili a ritenersi e ad eseguirsi, facevano lusinghevole invito ai dilettanti già proclivi a preferire questo genere ad una musica che, sebbene ripiena di bellezze, incominciò a tendere troppo al difficile, ed a richiedere uno studio più lungo e metodico. Fu in quel torno di tempo che applicatosi il sistema di semplificazione all insegnamento pratico, e perfezionati molti stromenti, fra i quali il Pianoforte’, si trovò necessario di far passare gli alunni per uno studio preliminare di sole difficoltà. Eccellenti melodi sortirono di mano in mano, cd opere utilissime di studii clic produssero abilissimi esecutori non prima sentiti; ma questi metodi e sludii troppo aridi di diletti resero sempre più schivi i più dei dilettanti, i quali d’ordinario non sanno intendere, che a veramente divertirsi coll’arti è duopo uno studio assiduo e regolare, e non mediocre perizia. Dall’altra incominciarono le riduzioni ad innondare, fatte da prima da ottimi e giudiziosi maestri (fra i quali ricordiamo Dussech) a favore e comodo dei dilettanti non per anche capaci di accompagnare sulla partitura, e fors’anche per facilitarne loro lo studio. Vi si aggiunsero altre riduzioni a quattro, cinque, o sei istromenli di intieri pezzi vocali. Le riduzioni moltiplicarono, la musica istromentale originale ne restò 1 sommersa. La minor colpa ve l’ebbero per avventura gli editori, i quali, per compensarsi delle molte Opere, giacenti inutile ingombro negli scaffali, si rivolsero alle riduzioni di poco costo e di sicuro smercio e fecero d’ogni mala erba fàscio. Che ne avvenne? I maestri mancarono di un mezzo di ispirazione tanto più utile quautochè nella musica istromentale il genio più libero spazia, e in quella da camera minori mezzi di esecuzione richiedendosi più facile riesce il sentirla. Mancarono di un facile mezzo di prodursi quelli tutti che avrebbero pur potuto riuscirvi eccellenti. Ristrettosi ad un sol genere T immenso campo musicale, quella rimasta a forza di essere cantata, suonata, e in mille guise deturpata, invecchia a pochi mesi di vita nelle capitali, nè molto tarda a morire decrepita nelle provincie, diremmo quasi uccisa dal bisogno di novità non soddisfatto. I più dei nostri dilettanti divennero meu buoni giudici che non erano un tempo delle produzioni musicali, perché non conoscendo che un sol genere, nè avendo l’abitudine della vera musica istromentale, non sanno spiegare a sé stessi le proprie sensazioni. La musica ha un genere di espressione a sè proprio, indipendente dalla parola, e che da questa non riceve altro vantaggio fuorché dell’applicazione ad un caso particolare: Se quest arte si vuol chiamare una lingua bisogna dirla una lingua d affetto ma sommamente astratto, generico, che a ben gustarne le bellezze richiede abitudine e una particolare educazione che solo uso della vera musica istromenlale jj da camera può. dare. ( Fra tutta la musica privata quella la di J cui perdita recò più danno è il quartetto di slromenti ad arco, portato da’ sommi ingegni al più alto grado di perfezione, e ce ne appelliamo a chiunque potè gustare le delizie musicali che seppero spargervi a larga mano traendo da si tenui mezzi effetti maravigliosi gli Haydn, i Mozart, i Beethoven, e Benincori, e Rolla. Nè sono da porsi molto al di sotto i trio di Girovetz per Piano, Violino e Violoncello, nè quelli di Steibelt, di Dusseeh. di Czerny e di Leon de S. Lubin, ed altri che lungo sarebbe nominare. A richiamare in moda un genere cosi utile gioverebbero associazioni di abili professori e dilettanti i quali si proponessero di far rivivere i più squisiti lavori 0 posti in obblio, o non arrivati fino a noi, o nuovamente prodotti, facendoli sentire ad una scelta adunanza. Una simile istituzione non è certamente difficile non ^richiedendo estesissimi mezzi o molto dispendio, ma solo fermezza ed unione di -pqeke volontà (0. Ma il più potente mezzo sarebbe la cooperazioue di quei maestri più rinomati che ornai possono ri cosare all’ombra dei còlli allori. A te, e Rossini, si volgono i voti di • quanti deplorano le perdite fatte. R tuo geruo, svolgendo in mirabile modo la potenza dell’arte, dava l’ultimo crollo alla musica privata ed ecclissava quanti erano concorrenti al vanto drammatico. B tuo genio con un solo lavoro bastò a far rivolgere 1 attenzione alla nut ira sacra ornai troppo • negletta.Non crederai tra degno del tuo gran nome che dir si possa: «Rossini fu grande in ogni genere, sublime nella scarsezza come nell’abbondanza dei mezzi? «Oh! suscita, suscita quel tuo potentissimo immaginare, stretto è il campo, ma libero, e la nuova corona che fi tributerà l’Italia non sarà meno delle altre gloriosa. Se da te verrà dato l’esempio non tarderanno a seguirlo nè il fervido Donizelti, nè il severo Mercadante, nè altri, che forse ancora si giacciono oscuri, non men potenti ingegni. R. R. (I) Tali associazioni sono da desiderarsi perchè filantropiche quanto altre inai, e quando pur si volesse si potrebbero ottenere utilissimi risultamene Tra i quali non ultimo è da stimarsi Io scopo sovracccnnqto, e Io schiudere l’uscita a tanti giovani ingegni che potrebbero onorare la patria, c un campo più vasto in ei& ciascuno potrebbe esercitare il proprio talento pcrcowftp^p la carriera più omogenea alla sua natura. NOTIZIE VASI5E, In seguito della nomina falla da S.ua Maestà I. li. Apostolica il nostro Impera.ture del celebre Donizetli a suo maestro di cappella, di Camera e compositore di Corte, con generoso appuntamento e senza stretto obbligo della cotinua permanenza in Vienna, abbiam luogo a sperare che l’immaginoso maestro potrà anche in avvenire fornire al nostro teatro italiano novelli spartiti drammatici ed accrescere il numero de’ suoi capolavori insieme colla prodigiosa quantità delle sue opere d’ogni maniera. Questo atto della Sovrana clemenza. come onora grandemente l’arte italiana e l’illustre artista, noi speriamo sia ancora per porgergli il destro di occuparsi in avvenire di quel genere di musica del quale oggidì veramente si tiene poco conto - 1SG in Italia. INol qui intendiamo parlare della musica da camera della quale ha pure il Donizetti per addietro dati alcuni saggi eccellenti; e vaglia per lutti la miseranda narrazione dei conte Ugolino di Dante da lui resa in musica degna della gravità del Jioeta e della pietà di quel lagrimevol.e caso. ja musica da camera, come quella che può essere agevolmente appropriata a’ fatti e a [iodiche narrazioni di vario genere non costrette al tormento delle convenzioni drammatiche de’libretti, e delle convenienze spropositate de’ signori virtuosi, può essere sorgente di nuovi pensieri e di peregrini eliciti musicali atti a portare lumi ai buoni compositori onde farsi incontro e distruggere molti abusi da’ quali è tuttora travagliata la scena nelle opere drammatiche (0! Qual gloria per Donizetti se mentre favorisce, accresce e rende migliore un genere di musica troppo a torto trascurato fra noi, pervenisse ad estinguere nel melodramma quelle forme musicali innocenti e leggiadre in origine, ma divenute nocevoli e false dappoiché furono convertite in luoghi comuni, e le usarono i pochi e le abusarono i molti e le profusero lutti 1 Egli non potrebbe per alcuno altro mezzo migliore e più degno di lui compiere quel serto di gloria che il capo gli cinge e rafforzare nell’opinione degli avvenire il meritato diritto ad una fama non peritura. M. (t) Vegliasi l’antecedente articolo intorno alla IHusica da Camera. i — j Instituto di Parigi ha delegato quattro de’ suoi membri per andare ad assistere ali’ inaugurazione della statua di Grctry che si farà a Liegi. Questi sono i signori Halcvy, Ingres, Pradier e Raoul-Rochette. Halcvy impedito da gravi occupazioni sarà rimpiazzato da Carafa. — A richiesta del maire di Ncuillv, Liszt si è assunto di prender parte al concerto che ivi ebbe luogo sabbato della settimana passata a protitto dei poveri di quel comune. — Il Re di Svezia ha decorato di moto proprio il celebrato violinista Teodoro llauinan delle insegne in diamante dell’ordine di Wasa. -- Si sta apparecchiando al teatro dell’Odeon in Parigi una grande solennità a beneficio degli incendiati d’Amburgo. Visi eseguirà V òpera del nostro Donizetti IL Belisario tradotta in francese dai sig. Ippolito Lucas. In Parigi non è mai stata eseguita quest opera del fecondo maestro, mentre che sono parecchi anni che ella è applaudita per tutta l’Europa. Non vorremmo che coloro che molto lodevolmente si adoperano a mantenere in onore il passato, non si curassero gran fatto del presente. Molte sono le nostre moderne opere applauditissime delle quali non si ha ancora in Francia contezza; nò per anche è stata colà sutlieientementc apprezzata la nostra moderna scuola drammatico-musicale solo perchè non se ne sono fatti abbastanza ripetutamente gustare i modelli. Queste considerazioni le desumiamo dal passato, e confidiamo che i fatti sieno per farci giustizia in avvenire. — Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo di Malines in Francia ha emanato una legge che mette freno all’abuso della musica in Chiesa e richiama in vigore la costituzione del pontefice Benedetto XIV dei 19 febbrajo 17-40. Questa legge impone obbligo a tutti i curati di quella diocesi di non ammettere nelle loro Chiese, oltre ii canto fermo Gregoriano, se non una mùsica grave e solenne che inspiri religiosi sentimenti di pietà, e che non sia intesa con troppo frastuono a turbare anziché a conciliare la divozione de’ fedeli. — La statua di Mehul è stata inaugurata nella città di Givct il di 27 giugno. Quattro società di musica del Belgio sono intervenute dietro l’invilo loro fatto: nessuna società di musica di Francia è intervenuta: Ja qual cosa è stata veduta con dispiacere. Grande è stata la solennità c immensa la folla accorsa. Molti pezzi del gran compositore si sono eseguiti, e sua signoria il maire di Givet ha fatto una allocuzione ed ha distribuito a ciascun corpo di musica una medaglia commemorativa di quella cirimonia.TI sig. Daussoìgne ha Ietto l’elogio di Mehul, e le qualità del suo genio musicale: e si è prolungata la gioja e la festa sino a tutta la notte. Su! piedestallo della statua leggonsi a lettere d’oro scolpiti i titoli delle principali opere di Mehul. — Il dì 28 giugno si è collocata sul suo piedestallo la statua di bronzo eretta a Grctry nella città di Liegi. Il peso della statua è di 4,500 chilometri in circa, ed è alta 13 piedi, sì che compreso il piedestallo che è alto ji piedi 20, il monumento resta dclfaltczza di 33 piedi.; Questo piedestallo posa sur una base, la quale pure è sostenuta da tre gradini di marmo di Sprimont. li centro del piedestallo conterrà il cuore di questo grand’uoino riposto entro un’urna di bronzo: quest’urna sarà collocata nel suo luogo dal primo magistrato della città in presenza del popolo, e quindi ricoperta da una lastra di bronzo che formerà una delle quattro facce del piedestallo. — A Lopdra ai teatro dell’Opera tedesca Covoni-Garden, la regina e il principe. Alberto sono stati presenti ad una rappresentazione dogli Ugonòtti per eccellenza eseguita dalia compagnia diretta dal sig. Slandigl. — La France musicale sulla questione del nuovo teatro lirico da aprirsi a Parigi, (Vedi questa Gazzetta nelle Notizie varie «ai N. 27 e 29) reca una lettera di uno de’ suoi collaboratori Ad. Adam, nella quale egli adduce le ragioni che V hanno indotto a sottoscrivcre> nella sua qualità di membro dell» Commissione {drammatica, la supplica a tal fine indirizzata al ministro delI interno. Il sig. Adam persuade a’ suoi colleglli della Fraucc musicale che quella domanda è stata fatta nell’intendimento di giovare all’arte e di aprire agevole via a’principianti compositori di prodursi; c che l’aprimento. d* un nuovo «teatro lirico potrebbe aver luogo a reggersi ottimamente. La France musicale persiste nella sua opposizione, proponendosi di mostrare in seguito le molte ragioni per cui non si dovrebbe concedere che fosse aperto un nuovo teatro lirico. — Meycrbecr è giunto a Parigi: sperano i Francesi che egli abbia con sè qualche Opera da produrre a nuovo lustro ed incremento dell’arte, della quale egli è uno de’ maggiori campioni. -- 11 sig. Ernst, che s’è guadagnato il nome di violinista espressivo per eccellenza, dopo un suo viaggio onorevole e lucroso per l’Alleinagna, è ritornato a Parigi. Le sue due romanze senza parole già pubblicate e clic egli eseguisce mirabilmente, sr hanno in conto di lavoro eccellente. — Gli allievi del Conservatorio di Marsiglia diretti dal sig. Barsotti. hanno ultimamente eseguito Io SHabat Mater di Rossini;.e l’esecuzione inolilo è riuscita lodevole eziandio ne’ più ardui pèzzi di concerto e specialmente nei cori. Molto è degna d’encomio la cura e l’amore clic il sig. Barsotti pone nell’ammaestramento de’suoi discepoli. — Il sig. Ferdinando Lavainne, del quale abbiam parlato ne’ precedenti numeri di queste notizie, ha ricevuto una onorevole lettera d.d.l’arcivescovo di Cambrai, nella quale oltre alle Iodi dei suo Te Dcum come lavoro di musica veramente religiosa, esprime quell’Eminentissimo i suoi ringraziamenti.ili’autore che si è compiaciuto di inviare a Cambrai l’opera sua perchè sia ese’guita in quella cattedrale. — II Messia di H.indeì è stato eseguito con molta solennità nella gran Chiesa di Santa Maria di Cambridge. SCOTE PUBilLICAZIOM MUSICALI DELL*I. n. STABILIMENTO NAZIONALE PItIVILEG.° Di GIOVAXXI RICORDI. PER TROMBA A CHIAVI COMPOSTI DA auraim mmwì Fi. o. laUSmSOSSZB DELL OPERA per rinfiìiifj’fìo e Pianoforte concertanti Due libri - Cadauno Fr. -4. REMIMiSCENCES l»09f!• jPifftIO DE L’OPERA CCRriDO DTLTÀIO?! DE FED. RICCI PAR JF, Wmbuii Fr. 5. ei»TAS!SI RICORDI EDITORE-PROPRIETARIO. Dael’I. R. Stabilimento Xazioimle Privilegiato ili Calcografia. Copisteria e Tipografìa Musicale eli GIOVAUUTI RICORDI. Contrada degli Omenoni N. 1720.

  1. A questo e ad altri punti della risposta del signor Mellini replicherà a suo tempo il signor Vitali, colle cui opinioni e vedute in fatto di musica noi dichiariamo di consentire molto più che non con quelle del sig. Mellini, benchè non opiniamo che sia al tutto privo di fondamento il suo argomentare.

    L’Estens.

  2. Particolarmente su questo punto dichiariamo per conto nostro di non essere per nulla del parere del signor Mellini.

    L’Estens.

  3. In quella nota abbiamo detto che approviamo alcune idee parziali e speciali giudizi del sig. Mellini, ma quanto al modo di riguardare le presenti condizioni della musica in Italia siamo al tutto discordi da lui.

    L’Estens.

  4. Ci riportiamo alle antecedenti nostre note. La replica del sig. Vitali proverà, ne siam certi, al sig. Mellini, che si può benissimo dissentire in generale dalle sue opinioni, senza mettersi in opposizione coi fatti, anzi a questo appunto appoggiandosi, senza investire l’ordine de’tempi, ecc., ecc.

    L’Estens.

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