< Gazzetta Musicale di Milano, 1842
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N. 52 - 26 dicembre 1842
N. 51

GAZZETTA MUSICALE

N. 52

DOMENICA
26 Dicembre 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


L'EDITORE PROPRIETARIO


DELLA GAZZETTA MUSICALE


AI SIGNORI ASSOCIATI


Anche nell'imminente 1843 la mia Gazzetta Musicale continuerà le sue pubblicazioni periodiche alle condizioni medesime praticate nell'annata or decorsa.

Imparziale moderazione nella critica e sobrietà nelle lodi, accuratezza nella scelta degli articoli riguardanti la parte storica, estetica e biografica dell'arte musicale varietà ed abbondanza di notizie, quelle soltanto che riguardano i reali progressi dell'arte stessa, codeste norme seguite fin qui saranno pure la guida alla redazione della mia Gazzetta per l'avvenire.

Promisero di continuare ad onorarla dei loro scritti i seguenti:

Sig. M°. Simone Mayr. - M.° G. Pacini. - Dott. P. Lichtenthal. - M.° L. Picchianti. - Avv. Casamorata. - M.° Raimondo Boucheron. - M.° G. A. Perotti - M.° A. Mazzucato. - G. Vitali. - Is. Cambiasi. - D. G. Torelli. - G. B.

Sono lusingato di potere aggiungere ai suddetti anche i seguenti nuovi collaboratori: M.° L. Rossi. - Prof. Bigliani. M.° C. D. - M.° Ferdinando Hiller ed. altri.

La redazione letteraria del foglio rimane affidata al sig. G. Battaglia. Il secondo volume dell'Antologia Classica si comporrà come il primo di dodici pezzi scelti dai più stimati spartiti antichi e moderni; in tutto 150 pagine del solito formato, con apposito frontispizio.

A tutti indistintamente gli attuali associali si manderà il primo foglio dell'annata 1843. Coloro i quali non lo respingeranno vorranno essere ritenuti inscritti anche pel nuovo anno.

Il prezzo d associazione è sempre fissato ad. aust. lir. 12 per semestre ed aust. lir. 44 affrancata di porto postale fino ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l'associazione annuale.

Le associazioni si ricevono presso il mio Stabilimento Nazionale Privilegiato, presso gli Uffici Postali, e i principali librai ed editori di musica dell’Italia, della Germania e della Francia.

GIOVANNI RICORDI

EDITORE-PROPRIETARIO.



SOMMARIO

I. Ai BENEVOLI LETTORI DELLA GAZZETTA MUSICALE. Una Dichiarazione riassuntiva. - II. Critica Musicale. Di un libro intitolato Lezioni d’Armonia, scritte da Domenico Quadri, ecc. - III. Opere d’Istruzione. Articolo I. Breve Metodo di Canto di Francesco Florimo, ecc. - IV. Carteggio. Parigi. - V. Notizie Musicali Italiane. Milano, Napoli, ecc. - VI.Notizie Musicali Straniere. Vienna, ecc.




AI BENEVOLI LETTORI

DELLA GAZZETTA MUSICALE

Una dichiarazione riassuntiva


Con questo suo N. 52 la nostra Gazzetta Musicale compie la serie dei fogli del primo suo anno di pubblicazione; si crede essa quindi in dovere di ringraziare que’ molti benevoli che vollero fin qui onorarla dell’indulgente loro voto. E tanto più si induce a questo dacché è consapevole a sé stessa di non avere punto battuta la migliore via che poteva condurla a una pronta ed estesa popolarità. E vogliamo dire che, rinunziando all1 agevole uffizio di cortigiana delle volgari opinioni predominanti tra noi in fatto di musica, e lontana dal farsi plauditrice o apologista della moltitudine di coloro clic in Italia pretendono erigersi dittatori dell Arte, senza avere altra iniziazione ad essa tranne quella che si acquista nelle romorose nostre platee, nei nostri caffè o nei camerini de1 teatri, la nostra Gazzetta adoperò anzi a proclamare alcuni principii e a sostenere alcune teoriche tult1 altro che famigliari e gradite al nostro mondo musicale.

Ad alcuni esclusivi parteggiatovi della musica italiana sarebbe, a cagion d’esempio, piaciuto che la nostra Gazzetta, acclamasse meraviglie di tutto quanto in fatto di musica si scrive alla giornata più o meno pensatamente o si scarabocchia alla sbadata dalle Alpi al Capo Spartivento, e che ad un medesimo tempo si gridasse senza pietà al barbarismo, al malgusto, alle goticaggini dietro a tutte le composizioni dovute al genio oltremontano.

Forse ci saremo ingannati, ma abbiamo creduto, e finché altri ci convinca dell’errore, crederemo fermamente, che a giovare in qualche modo ai buoni progressi della musica italiana sia appunto necessario reagire contro l’opinione volgare che inavvertitamente le concede il primato, non pei veri e reali suoi vanti, ma perchè più delle altre musiche (e in ispecie della tedesca ) la trova facile a comprendersi e ritenersi, e dotata di una superficiale leggiadria, non avvertendo che codesti pregi di leggieri si ottengono coll’abuso di formole e di certi meccanismi che mutano l’arte in una specie di industria. Ora, chi osservi che la maggior parte delle Opere d’oggidì tanto pregiate sui nostri teatri, non sono appunto ricche d’altro che di siffatte bellezze, come non potrà osservare al tempo stesso che codesta tendenza de’ nostri compositori a sostituire alla vera invenzione i materiali processi del mestiere, quando non sia rattenuta dalla severità di alcune dottrine che mal si accusano di sottile rigorismo, troppo presto condurrebbe la musica italiana al sommo di quella insipidezza e volgarità e mal mascherata povertà di sostanza, che già da un pezzo e in molta parte non a torto rimproverano i critici stranieri al volgo dei maestri d’Italia?

Riconoscono di buon grado gli oltramontani la superiorità del genio melodico italiano: (e come negarla?) i più severi scrutatori delle attuali condizioni del nostro Teatro lirico-drammatico acconsentono che la fecondità, l’estro melodico, il soave istinto del canto sono doti pressoché native ai nostri compositori ed artisti; ma al tempo stesso, non senza ragione, lamentano la poca o nessuna cura che si danno la più parte di essi di avvigorire e fecondare le spontanee loro ispirazioni colla severità degli studii scentifici, colla elaborazione del pensiero. Alle nuove Opere che con tanta e si facile frequenza si succedono sulle nostre scene liriche, a giudizio di que’ critici, manca una dote che è la più valida garanzia della durata de’ prodotti delle arti, la coscienziosità. - I maestri italiani (dicono essi), salve ben poche eccezioni, assumono l’impegno di scrivere un’Opera nuova, e sia pure nientemeno che un poema drammatico o una tragedia lirica (com’hanno la vanità di chiamare i loro centoni per musica) colla leggerezza e indifferenza medesima con cui i loro poeti estemporanei si acconciano a soddisfare a una brigata d’amici improvvisando inter pocula una canzone o un brindisi a rime obbligate! - E per verità, noi che siamo testimoni del modo col quale nella nostra Italia si mercanteggia dagli Appaltatori il genio melodrammatico de’ nostri compositori, non possiamo negare che in queste accuse non ci sia un gran fondo di vero. Due, tre mesi di tempo per empire alla meglio di crome i quinterni di uno spartito e vestirne il primo libretto che loro incoglie offerto dal più modesto poeta, imparato a conoscere ai tavolini da caffè, un po' di studio ad acconciare nella possibil guisa alle voci de’ cantanti assegnati dall’Impresa i pezzi cantabili di maggior rimarco, come a dire le cavatine, le sortite de’ duetti, le cabalette dei finali, ec., e a tutto il resto ben poco si pensa dal maggior numero de’ nostri signori compositori. E intanto che cosa succede? Che le Opere nuove si avvicendano a dozzine sulle nostre scene liriche, durano in vita la più parte le tre, le quattro sere; le meno sfortunate una mezza dozzina di settimane; le più trionfanti peregrinano per tre o quattro piazze più o meno felicemente accolte, indi sprofondate nei magazzini del Ricordi o del Lucca, si addormentano nel beato sonno dell’oblivione. Andremmo per le lunghe se qui riferire volessimo la storia dei molti spartiti de’ nostri giorni sulle prime sbadatamente salutati come capolavori e modelli dell’arte dalle nostre platee, troppo facili a lasciarsi ingannare da un apparente ricchezza di fantasia e da superficiali bellezze di forma, indi lasciati cadere in dimenticanza e abbandonati al destino che debbono correre tutte le umane produzioni non meditate con sapiente vigore di pensiero e non maturate con forte dottrina.

Possiamo assicurare che le cose non vanno altrimenti cosi in Francia e in Germania specialmente, ove i compositori di bella fama, quando sieri chiamati a porgere al pubblico i frutti del loro ingegno, riguardano un simile ufficio tanto sul serio, e si credono in obbligo di adempirlo con sì scrupolosa coscienza, che, se le composizioni che ne derivano non riescono sempre di quell’alto merito che si vorrebbe, è da darsene colpa il più delle volte a renitente immaginazione, non mai a pochezza eli studio, a trascuraggine poco men che inonesta, come il più delle volte avviene tra noi. Gli Spohr, i Mendelsohn, gli Halevy, gli Auber, gli Onslow, i Meyerbeer, se avviene che si tolgano l’impegno di scrivere per le pubbliche scene qualche opera melodrammatica, vi si accingono con tanta e sì intima convinzione delle alte esigenze dell’arte, con tale e tanta intensità di meditazione e di studio, che troppo è difficile, per non dire impossibile, che nelle loro creazioni traspaia quel fare trascurato, quella negligente scorrezione di stile, quella fiacchezza di concetto e povertà di originali idee che nella più parte delle Opere italiane de’ giorni nostri accusano lo svogliato ingegno e la imperizia scentifica di compositori non punto avvezzati alla intellettuale elaborazione, e soliti all’opposto a tener conto, non tanto del valore sostanziale delle loro produzioni, quanto della quantità di esse e degli apparenti e superficiali loro pregi.

Studio coscienzioso e convinzione profonda dell’importanza dell’arte, ispirazione attinta alle buone fonti della filosofia, ecco gli elementi coi quali i compositori oltramontani (e parliamo non della turba ma dei sommi) hanno sempre adoperato a dar valore, per quanto è possibile, alle doti della facile fantasia metodica e del canto soave, di che la natura ritrosa fu avara alla loro nazione, laddove larghissima si addimostrò alla nostra nel passato, ed anche al presente, a dispetto di mille sfavorevoli circostanze, si addimostra. E per tutto questo ci si dica di grazia se non occupano i primi luoghi nella storia musicale moderna i venerati nomi di Mozart, di Beethoven, di Weber, di Boieldieu, di Herold, e di tant’altri; ci si dica se nei fasti della musica contemporanea europea i rappresentanti del genio oltramontano non vantano ormai altrettante pagine luminose quante può a buon dritto numerarne il nazionale amor proprio dei compatriotti di Rossini, di Bellini, di Mercadante, di Donizetti, di Pacini, ecc.?

Ora saremo noi da condannare se in questo nostro foglio, di proposito destinato, per quanto sta nelle povere sue forze, agli incrementi dell’arte italiana, insistiamo a far mostra delle nostre simpatie per quelle scuole rivali in cui non pochi eletti ingegni adoperano con animoso fervore a nobilitare, mercè una pratica coscienziosa, le più alte discipline artistiche, troppo alla sbadata avute in non cale dalla comune de’ nostri facitori di Opere in musica? Saremo da condannare, se, senza pregiudizio di parte, tentiamo a che, almeno a canto a quelli de’ più insigni autori melodrammatici italiani, si onorino con imparziale culto anche i nomi de’ grandi compositori stranieri accennati più sopra, e se insistiamo nel mostrare il nostro desiderio che i giovani nostri maestri, rinunziando ad affettare un insensato disprezzo per i capolavori di que’ sommi, attendano invece a meditarne le alte bellezze, e il nostro pubblico venga nel desiderio di poterle apprezzare, e i nostri appaltatori, uscendo una volta dall’angusta cerchia delle teatrali loro abitudini, adoperino a far nascere, indi nudrire, il gusto degli Italiani per quei capolavori oltremontani?

Noi crediamo che i giusti estimatori del merito dell’opera nostra ci sapranno grado del tendere che facciamo a questo scopo, il quale, quando sia in tutto o almeno in parte ottenuto, grandissimi vantaggi ne risulteranno a tutte le professioni musicali in Italia; i giovani nostri maestri saranno eccitati col pungolo dell’emulazione ad addimostrarsi, se non superiori, almeno pari agli stranieri nella accuratezza scientifica, nella finezza estetica, e nella vivace interpretazione delle alte esigenze dell’arte, come già li adeguano in quella naturale dovizia di ingegno che risulta da una facile fantasia melodica; il nostro pubblico verrà vieppiù raffinandosi nel gusto e nella educazione musicale mercè l’agevolata possibilità dei confronti tra le varie scuole e i generi diversi; gli Impresarii, per ultimo si dischiuderanno una novella messe di tesori melodrammatici al presente tra noi poco meno che sconosciuti (1), ed alternando sulle nostre scene le musicali produzioni italiane alle straniere, renderanno vieppiù gradevoli le une e le altre pel mezzo dei contrapposti e della varietà che è la droga più efficace ad eccitare i desiderii sopiti e a vincere la noia e l’apatia, queste due principali nemiche della fortuna delle artistiche produzioni.

Noi ci siamo sulle prime chiariti contrarii (e saremo fermi nel nostro proposito) a quello spirito di malintesa vanità, che crede dar prova di patriottico zelo col ricusare di riconoscere i pregi delle arti e delle lettere presso gli altri popoli, e si sdegna contro chiunque, additandoli imparzialmente, accenna il giustissimo desiderio che il genio italiano non rimanga addietro sulla via del progresso europeo, e si addimostri auzi quale fu ne’ migliori giorni della sua gloria, operoso e potente.

B.




CRITICA MUSICALE

Di un libro intitolato: Lezioni d’Armonia scritte da Domenico Quadri vicentino, per facilitare lo studio del Contrappunto. Terza edizione. Roma dai tipi di Angelo Ajani.1841.

I.

Or fa poco più d’un anno, io mi trovava in una città dello Stato Pontificio, presso un mio amico, il quale nella sua piccola biblioteca avea il libro testé menzionato. Avidissimo, com’io sono, di conoscere quanto mi si appresenta di relativo all’arte che col più grande amore professo, incominciai ad esaminarlo così all’ingrosso: ma non vi trovando pur quel tanto che basti a far parere mediocre un libro di questo genere, di subito ne abbandonai la lettura; e non andò guari che affatto mi dimenticai esistere un Quadri al mondo. Appena erano trascorsi cinque o sei mesi, quando un articolo della Gazzetta piemontese me ne fece risovvenire: tuttavia, sapendo per esperienza come ordinariamente poco sia da aversi in conto la lode o il biasimo dispensato dai giornali, era ben lontano dall’imaginarmi che quel libro, da me fin allora tenuto per cattivo, avesse trovato buona accoglienza in parecchie città d’Italia e d’oltramonte, non solamente appo la classe indotta dei musici, ma si ancora appo quella dei professori: e perciò il Quadri fu da me posto per la seconda volta in obblio. Infine, pervenutomi il N. 39 della Gazzetta Musicale, vidi con mia sorpresa un articolo, nel quale si fanno i più grandi elogi alle Lezioni d'Armonia e fra i documenti che rendono testimonianza del loro merito, si citano una lettera che il massimo de’ maestri, Rossini, indirizzava al sig. Quadri per ringraziarlo dell’avergli mandato una copia della sua opera, e un articolo del maestro Picchi, nel quale da una minuta analisi dell'opera si viene ad una conclusione molto onorevole all’Autore di essa (2).

Queste autorità, e quella della Gazzetta Musicale per poco m’indussero a credere di aver giudicato l’opera con sovverchia prestezza, e di essermi ingannato nel mio giudizio. Se non che volli accertarmene, e a tale effetto cercai del libro, col fermo proponimento di accuratamente esaminarlo, e di unirmi con tutti i di lui encomiatori a tributargli pubblicamente il mio elogio, ove chiara me ne fosse tornata l’eccellenza, o, in caso contrario, di svelarne gli errori. Imperciocché, siccome le opere didascaliche, dall’esser buone o cattive, molto influiscono a favorire o contrastare il progresso dell’arte, così io tengo per istretto dovere di ogni vero artista il render notorie le loro qualità quali esse sieno, lodevoli o biasimevoli, per addimostrare agl’inesperti se utilità o danno possano da quelli ricavare. Ebbi finalmente il libro; e come più m’inoltrava nell’esaminarlo, sempre maggiormente mi andava confermando nel mio primitivo giudizio;, e mi è paruto di dover infine conchiudere che l'Autore sia degno di lode piuttosto per la sua buona intenzione nel tentar 1 impresa, che non per la riescita: conciossiacchè abbia quivi mostrato la sua dottrina essere molto superficiale, e disseminata di errori e di paralogismi. Onde non trovo modo d’interpretare la lettera dì Rossini, se non come un atto di cortesia, e l’articolo del Picchi come uno di quei traviamenti nei quali incorrono talvolta anche i più chiari ingegni.

Sciolgo pertanto il mio debito, pubblicando per mezzo di questa Gazzetta parecchi articoli, nei quali, analizzando a parte a parte i principali punti controvertibili dell'opera del sig. Quadri, farò di esporre le ragioni che mi condussero alla detta conclusione. E senza più mi accingo ad entrare in materia. (3)

M.° L. Rossi.

(Sarà continuato).




OPERE D’ISTRUZIONE

ARTICOLO I.

Breve metodo di canto di Francesco Florimo, maestro nella scuola di canto nel R. Conservatorio di Napoli-Milano presso G. Ricordi ecc.


Perchè noi veniam denunciando l’ineducazione artistica de’ cantanti come una prima delle cause dell’attuale decadimento del teatro italiano, non è però a dirsi che i veri conoscenti della materia, non meno che i pedagoghi, lascino manchevoli di scorta ed abbandonati a sè stessi gl’inesperti, che, avviandosi per la più fortunata delle carriere, han d’uopo dell’esperienza di coloro che la corsero innanzi per essere guidati al bene ed allontanati dal male. Anzi, cosa stranissima che abbiamo osservata, guardando alla scarsità de’ veri bravi artisti ed alla moltitudine delle stampe educatrici che di continuo veggonsi comparire alla luce del giorno, si potrebbe dire che Parte abbia fatto divorzio co’ suoi cultori per ricovrarsi muta e senz’armonia tra l’uno e l’altro periodo degli scrittori, tra l’uria e l’altra pagina delle opere musicali.

Non v’ha maestruccolo, (e sia qui detto senz’onta dei buoni) che insegni l’alfabeto di Guido d’Arezzo ed i primi clementi della geografia della tastiera, il quale non faccia gemere i torchj per regalare al mondo il nuovissimo metodo di solfeggio chi’ egli ha trovato necessario di comporre a giovamento dell’arte e de’ suoi cultori, perchè quelli de’ solfeggiatoli che l’avevano preceduto non bastavano a far dotto lo studioso di tutti gli accidenti, di tutti i casi, di tutte le difficoltà., di tutti i misterj che s’incontrano nel malagevole cammino delle note.

Non v’è annunzio che vi capiti in mano come involucro di qualche duetto o di qualche cavatina che abbiate comperato dal Ricordi o dal Lucca, in cui tra le altre più recenti pubblicazioni non faccia bella mostra qualche inedita raccolta d’escrcizj, qualche nuovo metodo di solmizzazione, qualche erudimento elementare di musicale dottrina.

Cosa stranissima veramente! La generazione delle crome e delle biscrome va moltiplicandosi a dismisura mentre a dismisura va scemando il, numero dei valenti che le sanno cantare; e mentre seguitando l’impulso del secolo gli uomini diventano piccoli credendo d’ingrandire, per opera della propria vanità ogni piccol uomo ingigantisce a segno da ritenersi una necessità, un’indispensabilità, una grande importanza nel corpo sociale dell’umana famiglia. Tutto per compensazione. Così non andrà molto che la moltitudine degli ammaestratori e deammaestramenti ci sarà compenso della mancanza degli ammaestrati, e le buone regole, l’ordine, le discipline, gl’insegnamenti ci terran luogo dell’arte e degli artisti che più non avremo.

Queste cose del resto noi intendiamo dirle in via puramente di digressione per quelle meschine produzioni e per quei meschini autori che senza una vera dottrina e senza una fondata esperienza presumono anteporre le proprie creazioni a quelle maturate dalla sapienza e dal senno. Le nuove opere non son però tutte di questa tempera; e tra l’una e l’altra nullità che viene a riempire il vuoto di questo mondo v’ha parimenti alcuna cosa che sente la forza incalzante dell’ingegno e riflette in alcun modo gli splendori dei lumi del secolo. Dall’operoso stabilimento di Giovanni Ricordi si vion ora facendo una pubblicazione la quale vuol essere annunciata tra le prime di coteste produzioni meritevoli del pubblico suffragio. È un Breve Metodo di Canto compilato da Francesco Florimo di Napoli, il quale vorremmo mettere in grazia degli amatori della musica, perchè ne sembra di far cosa profittevole così all’autore come a quelli che intenderanno giovarsene.

Dal Frate di Pomposa in poi son molte le opere che vennero create a sussidio dell’arte del canto. Volendo accennare solamente le meno antiche può essere ricordato un metodo del Benelli, un altro d’innominato autore adoperato nel Conservatorio di Parigi, un terzo ad uso del nostro Conservatorio del maestro Vaccaj, un quarto del rinomato Lablache, un quinto di Emmanuele Garcia, del quale la Gazzetta nostra ha già tenuto ragionamento con proposito di nuovamente ragionarne. Quello del Florimo, di cui parliamo tiene un posto distinto fra questi tanto per la bontà, per la chiarezza, per la parsimonia degl’insegnamenti, (chè anche nell’insegnare la parsimonia non è virtù secondaria) quanto per l’ordine, per l’intelligenza, e per la sapienza che li hanno dettati.

Il lavoro è diviso in tre parti, delle quali finora non videro la luce che le prime; se l’inedita, come ci ripromettiamo, sarà per corrispondere a quelle fatte pubbliche abbiam fiducia che sarà lavoro che alzerà in fama il nome dell’autore. Ancorché senza la pompa in voga s’intitoli modestamente Breve Metodo di Canto, la brevità non vi regna in guisa che rimanga all'apprenditore alcuna cognizione a desiderare. La niuna magniloquenza del titolo è largamente compensata dalle cose moltissime che son raccolte nel corpo dell’opera; ed anzi in un tempo ove l’apparenza e l’esteriorità valgono gran parte del possedimento del merito sia questa una prova della lealtà e della buona fede dell’autore.

Il maestro Florimo essendo stato scolaro del celebre Crescentini, direttore della scuola di perfezione di canto nel real Collegio di Napoli vide nella sua fatica sì soddisfatto il suo amor proprio che gli parve di poterne fare un omaggio allo stesso suo precettore; e con una lettera che serve d’introduzione alla prima parte gliene fece l’offerta come tributo di stima e di riconoscenza. In quella lettera, che è piena dell’entusiasmo di un discepolo verso il suo maestro, dice egli che non fu suo scopo quello di esporre cose sconosciute nè mai state dette finora, sibbene il dire più in breve e più chiaramente quello stesso che valenti artisti prima di lui avevano insegnato, ed il richiamare, sono sue parole, alla memoria degli amatori della musica quell'antico bello che dura eterno perchè vero, e che invano la moda barocca del giorno si affatica ad oscurare ed a coprire d’obblio. Le frasi del maestro napoletano sono talora alquanto poetiche; ma non è poesia quello che vuol fare intendere altrui. Pur troppo è qui detta una profonda verità, che vorrebbe essere in tutta la sua estensione sviluppata, ma non è ora il più opportuno momento.

L'offerta fu ben accetta; e noi crediamo di accrescere valore alle nostre parole aggiungendo che le nostre lodi della chiarezza, della brevità, dell’ordine, dell’esattezza son pure retribuite all’autore dallo stesso Crescentini nella lettera d’accettazione piena di lusinghe che leggesi di fianco alla dedica. Il che amiam di soggiungere perchè non possiamo ignorare che il voto d’un uomo di sì bella ricordanza può meritare e merita assai più fede ed autorità che un articolo da giornale. Affinchè poi il lettore abbia un’idea meno imperfetta dello scopo che l’autore si propose nel suo lavoro vogliamo riportare alcune parole con che dà incominciamento alle sue Teorie Preliminari.

Dopo i progressi che l’arte del canto ha fatto a’ dì nostri, e dopo aver osservato varj metodi di valenti artisti, mi sono indotto a scriverne uno più breve e succinto, che fosse alla portata di tutti, e facilitasse i mezzi di perfezionamento per tutte le voci, rendendoli più brevi. Ho quindi raccolto da’ buoni autori quanto vi ha di più bello e di più utile, ed ho aggiunto taluni nuovi precetti che lo stesso progresso mi ha dettati. Ho dato fisiologicamente varie difinizioni che riguardano la voce, il donde derivino i suoni ed i rispettivi registri, per togliere dalla mente di coloro che hanno studiato la bell’arte del canto e di quei che la studieranno tante idee false c prive di buon senso. Oltremodo difficoltoso si è il riunire tutte le doti necessarie per |poter cantare a perfezione: perchè si consegua siffatto scopo, è primo dovere del maestro il conoscere quali mezzi abbia sortito dalla natura ciascuno de’ suoi allievi o per qual genere di canto abbia tendenza maggiore: coltivare quest’ultimo a preferenza degli altri pei quali l’allievo sembra meno disposto, e non far perdere inutilmente il tempo col tentar d’acquistare invano ciò che la natura gli ha negato: esaminare accuratamente la natura della voce, i differenti registri, e la regolare estensione di essa.

«Egli è vero che la voce è un dono naturale, ma I arte la migliora, raggrandisce, la perfeziona, sempre che essa venga coltivata dallo studio, né venga forzata od alterata, come alcuni con poco senno sogliono fare, lusingandosi così di accrescerne la quantità, mentre con questi mezzi non tendono che a rovinarla. Accarezzando cd esercitando quella voce che la natura dà ad ognuno, si arriverà di leggieri con un buon metodo A cantaro con arte e con sommo diletto di ehi ascolta.»

Di questo passo egli procede: addita quindi il metodo da osservarsi nel dar lezione; tratta della respirazione, della vocalizzazione, del modo di filare, legare e portare la voce, della pronunzia, dei varj registri delle voci, degl’intervalli, e così d’altre cose che tutte son raccolte nella prima parte. Nella seconda tratta delle scale volate, delle grazie di canto, dell’appoggiatura, dell’acciaccatura, del gruppetto, del mordente, delle sincopi, del trillo, delle scale cromatiche, in ciascuna di queste particolarità addestrando l’allievo coll’ajuto di appositi escrcizj. Il giovine cantante che s’assicura delle istruzioni del maestro Florimo non avrà bisogno di recarsi alle varie piazze colla scorta del maestro che a furia di tedj e di fatiche gl’insegni la parte che deve cantare. Egli potrà dire d’essere uno de’ pochi artisti del tempo andato, di cui oramai si va perdendo la specie.

G. V.




CARTEGGIO.

Parigi 15 dic. • La mattina di Domenica scorsa ebbe luogo la solennità per la distribuzione dei premii agli allievi del nostro grande Conservatorio. Toccò al signor Heratry l’onore di recitare un discorso d’apparato, che se non ebbe il merito di essere molto spiritoso ebbe quello però di esser breve. Oh quanti discorsi solenni che, mancanti di tutti gli altri pregi, mancano anche di questo della brevità! Fu però generalmente lotato il signor Heratry per la proposta che fece al Governo di aprire un Liceo lirico destinato esclusivamente a far udire quelle Opere dei laureati di Roma che non possono trovar accesso sui nostri teatri musicali. Secondo l’idea manifestata nel discorso dell’oratore del Conservatorio, questo Liceo dovrebbe aprirsi nel seno del Conservatorio stesso, e da esso venir somministrati l’orchestra, i cori, i cantanti ecc. Ottimo pensiero, che sarà molto ben fatto non lasciar sfumare in sole parole.

Fra le giovinette premiate si è distinta madamigella Sara Rachel sorella della celebre attrice, e allieva del vostro bravo Banderali. Per far passaggio dal Conservatorio alla Grande Academie royale de Musique vi dirò che continua a fervere più viva che mai la polemica suscitata contro il signor Pillet, l’amministratore del nostro primario teatro, dal Giornale la France Musicale. Esito a decidere quale delle due parti sostenga la buona causa; e ciò per la sola ragione che non ho avuto né il tempo né la voglia di ben esaminare il valore delle molte accuse mosse dal giornale sunnominato contro il signor Pillet. Certo è intanto che ove si potesse essere sicuri che esso non gli muove guerra né per astio personale, né per isfogo di piccole vendette, ma unicamente nell’interesse dell’arte e per far avvertito il pubblico de’ cattivi servigi che gli son resi da coloro che hanno per obbligo di prevenire ogni suo desiderio, certo è, dicevamo, che la France Musicale si meriterebbe una corona di civismo giornalistico. Sono sì rari gli scrittori di fogli periodici che abbiano il coraggio di mettersi in lizza e di cantar francamente il vero in viso a certe potenze effimere non forti che di frodale protezioni! Ma a proposito di giornalismo. Dovete sapere che la Revue des Deux Mondes in un’ultima sua Rassegna Musicale molto piccante, (e nella quale se ne dicono quattro saporite anche della Linda del vostro Donizetti) ha preso a censurare più che vivamente la signora Paolina Garcia Viardot. Or bene, il marito di questa virtuosa non ha saputo trangugiare i’ amaro boccone, e quantunque sia uomo d’alto conto, ha dato in un accesso di procolismo coniugale e ha voluto sfogare la sua collera inviando a molti fogli una sua lettera ove è detto chiaro e tondo, che la brava sua consorte è vittima di una solenne ingiustizia e che la critica amara fatta dalla Revue des Deux mondes a sua moglie fu ispirata non da altro che da astio personale contro di lui, marito, il signor Viarot, per essere egli fondatore della Revue Independante, giornale che si crede destinato a far contraltare alla vecchia Revue des Deux mondes. Le parole colle quali si chiude quelle letterina sono più che salate, le direi anzi intinte d’acido solforico: uditele: «Il y a des gens de coeur qui frappent un femme pour blesser un homme!»

Passiamo ad altro. Il signor Visconte di Pontecoulant ha comunicata a qualche nostro giornale una sua notizia sulle nuove invenzioni meccaniche del signor Debain, fabbricatore distinto di pianoforti. In questa notizia si parla prolissamente con grandi lodi di un Organo-Harmonium così chiamato dall’inventore suddetto, il quale pare destinato a surrogare nelle sale e nelle conversazioni il grande Organo da chiesa. Sebbene rinchiuso in una cassa di piccole dimensioni, questo stromento riunisce in sé una serie di suoni che possono variarsi all’infinito, come a dire, quello del violino, del flauto, del clarinetto, dell’oboe, del corno inglese, del fagotto ed altri stromenti, imitati in modo da produrre di sovente una perfetta illusione. Insomma l’Organo-Harmonium vi dà una orchestra in piccolo. Anzi esso, giusta quanto ne assicura il signor Visconte, ne dà ancora di più: se mai in una Accademia musicale non vi sono cantanti (!) l'Organo-Harmonium ha la particolarità che supplisce ipso-facto alla mancanza delle voci umane, potendo all’occorrenza fingere le voci del soprano, del contralto ecc. Vedete che risorse! Orchestra e canto tutt’insieme e nel solo spazio di poche spanne in quadro!

Il signor Visconte si occupa anche a dar idea nella sua notizia del clavi-cylindre del signor Debain, invenzione destinata a convertire quando piaccia in organo di Barberia il piano-forte. O mi spiego meglio: voi avete in casa un pianoforte ma non sapete suonarlo, e vi piacerebbe eseguire questo o quel pezzo; ebbene, non avete che a comunicare al signor Debain le dimensioni del vostro piano e a dargli ad un tempo il pezzo di musica che bramate suonare, ed egli, detto fatto, vi fabbrica un cilindro che, applicato al vostro stromento, con una semplice manovella si potrà suonare anche da un orbino. Questo apparato, che può applicarsi anche all’organo, (osserva ingenuamente il signor Visconte di Pontecoulant) potrà supplire in diverse occasioni all’organista ammalato o assente!

E cosi il genio inesorabile della meccanica va continuando le sue vittorie, e dopo aver invaso gl’Opificii e la manifatture si introduce nelle arti liberali a sostituire le suste di ferro e i congegni d’acciajo alle libere emanazioni dell’umano ingegno!.

P. S. Avremo quanto prima al Teatro Italiano le Cantatrici Villane, con Lablache e la Persiani. Forse non ci si darà così presto il Don Pasquale di Donizetti. Si teme di un ritardo a cagione della disgrazia di che fu colpito il povero Candia, al quale è morto il padre, che, come sapete, era generale nell’esercito sardo. Però questa morte vuolsi che non abbia a togliere del tutto dalle scene il bravo artista, il quale riprenderà al più presto le onorevoli sue fatiche.

Il vostro G. G.




NOTIZIE MUSICALI ITALIANE

Milano. L’operetta buffa data sere fa al teatro Re dal giovine maestro Manusardi col titolo Un sogno di Primavera non è altro che il rancido soggetto dall'Arlecchino finto principe, che servì poi di tema al vecchio melodramma La Principessa in Campagna musicato dal maestro Pucitta, nell’anno 1817, pel R. Teatro Italiano di Parigi. In verità non ghigniamo a comprendere come i nostri poeti melodrammatici, che pure hanno saputo addimostrarsi tanto progressivi, anzi troppo progressivi, nel dramma serio per musica, che hanno voluto superbamente innalzare alla dignità di tragedia lirica, siano poi rimasti poco mcn che stazionarii in quel genere d’azione musico-teatrale che è più d’ogni altro d’indole tutta italiana, vogliam dire l'Opera buffa. Diremo anzi di più: la nostra opera buffa, e qui si parla del libro, non solo è rimasta stazionaria, ma ha progredito a mo’ de’ gamberi... Non abbiamo che a confrontare lo spirito, la vis comica, il vero gusto buffo di che ridondano i libretti del Casti, e dell’Anelli, con quello di alcuni pasticci de’ dì nostri che pure si vollero produrre come saggi di novella poesia lirico-burlesca!... Se non che, la ristrettezza dello spazio ci vieta di farci addentro come vorremmo in questo teina che qui abbiamo solo toccato digressivamente e che teniamo in serbo per altra miglior occasione. - Il giovine maestro Manusardi, avendo dovuto accendere il suo estro musicale al fuoco poetico di un libro tutt’altro che ricco di nuove e veramente piccanti situazioni comiche, non ha potuto alzarsi di molto e s’è tenuto contento di quella aurea mediocrità di effetti che deve soddisfare un esordiente dotato di buona volontà e di studio. Se avremo ad udire un altro saggio melodrammatico del signor Manusardi vorremo esigere da lui qualche cosa di più del non molto che ci ha dato in questo suo Sogno di Primavera. E particolarmente, meditando i migliori modelli dell’ottima delle scuole, massime nel genere buffo, procuri di farci capire cheli ha meditati, non per copiarli, ma per imitarli come si imita nelle arti da chi sapendo creare non si degna di riprodurre.

La giovine signora Gazzaniga s’è pur ingegnata di infondere un miccino di spirito nella parte di una contessina che ai giorni nostri sarebbe tacciata di goffaggine bell'e buona, se si desse la pena di divertirsi al modo ch’ella fa con un villano di grossa pasta com'è il Sibillone del Sogno di Primavera. Però, da un lato il criticismo drammatico che qui sarebbe superfluo; come cantante madamigella Gazzaniga si è distinta quanto basta a far capire che anche nel genere comico farà presto molti progressi, massimamente se studierà a dare migliore eguaglianza ai registri della sua voce, che pure è ricca di buone corde soprane, delle quali non è mai da abusare. Avremmo varie osservazioni ad aggiugnere anche in proposito degli altri cantanti, e specialmente del basso comico Cambiaggio; ma trattandosi di uno spartito già consegnato all’archivista non troviamo necessario rallungare questo cenno.

— Dietro superiore approvazione si aprirà col principiare del prossimo anno 1843, in altro dei locali dell'I.R. Conservatorio di Musica, una separata Scuola privata di canto pei maschi, con tenue mensile retribuzione.

Gli aspiranti inoltreranno al signor Conte Renato Borromeo, Direttore dell’I. R. Conservatorio di Musica, le rispettive domande di ammissione, corredate dalla fede di battesimo, dell’attestato di saper ben leggere e scrivere, e di altro sulla buona e savia condotta tanto di essi quanto delle rispettive loro famiglie.

Presso il signor maestro Vaccaj, Censore dell’I. R. Conservatorio di Musica, cui sarà affidata la sopraveglianza e direzione della Scuola stessa, trovansi ostensibili i patti e le discipline che saranno da osservarsi.

G. P. di M.


Ispirazioni Viennesi di Donizetti con poesia di Carlo Guaita; è un Album di cinque ariette e di due duettini da poco tempo dall’editore Ricordi pubblicato. Questi pezzetti, sfuggiti alla penna dell’elegante e fecondo maestro Lombardo, van pregiati per facilità e grazia ed espressione della melodia. La Morta ha un cupo colorito drammatico che commove; la Zingara è piena di brio e di spontaneità; l’Ora del ritrovo non può esser più bella; tutto leggiadria è l’ultimo dilettino Che vuoi di più?

Napoli. Lara, nuova musica del maestro Lillo e nuova poesia del Tarantini ebbe un esito non del tutto soddisfacente: la novità dei motivi si fa desiderare.

— Una lettera particolare riferisce che la sera del 10 corrente al R. Teatro S. Carlo fu accolta con grande strepito d’applausi la prima rappresentazione dell’Opera nuova del maestro Pacini intitolata la Fidanzata Corsa, con poesia di Cammarano. Intanto che si aspetta la conferma di questa notizia pervenuta al giornale la Fama, chi desiderasse essere informato di qualche particolare può ricorrere al N. 101 dell’anzidetto foglio in cui Pacini è dichiarato un genio inarrivabile, ed è qualificato nientemeno che pel taumaturgo dell’armonia, pel creatore di un nuovo genere, ecc., ecc. Enfatici elogi che per l’onore d’Italia vorremmo essere pienamente meritati. Nell’istessa lettera si encomiano il Fraschini, la Tadolini, il Coletti siccome quelli che hanno più contribuito al successo del fortunato nuovo lavoro dell’egregio autore della Saffo: Coletti in ispecie vien portato con sì bel garbo a cielo da volerlo giunto a tanta grandezza da superare le forze di qualunque teatro d’Italia!!!

Casale Monferrato. In due sere qui ebbe ad udirsi quattro volle lo Stabat Mater di Rossini, giacché si chiese e si ottenne la ripetizione di ogni pezzo in ambedue le serali esecuzioni assai ben dirette dall’espertissimo maestro Frasi. A capo d’orchestra da Milano venne chiamato il valente Ferrara.

Asti. Lo Stabat: alle tre esecuzioni promesse, si dovette aggiungerne una quarta per accondiscendere al generale desiderio.

— (Preghiamo que’ giornali che di tempo in tempo ci fanno l’onore di riprodurre qualche nostro articoletto, a volerne citare la fonte. Questa nostra raccomandazione è specialmente rivolta ad un foglio di Napoli il quale più d’una volta ebbe ad empire di roba nostra le sue colonne senza indicare d’onde era tolta quella roba).



NOTIZIE MUSICALI STRANIERE


Vienna. Wieuxtemps giovedì 6 corr. diede un concerto nella gran sala del Ridotto. Applausi unanimi e clamorosi accolsero le mirabili prove della somma sua valentia. Nella sua maniera d’eseguire questo giovane violinista ricorda il celebre suo maestro Bériot. Nettezza e giustezza d’intonazione, cavata impareggiabile, ed anima sono i pregi che in lui più spiccano. Egli poi non è di que’ concertisti che tendono solo a sororendere con immani difficoltà; vuol prima di tutto commovere. Wieuxtemps da taluni è qualificato siccome ii primo de’ suonatori di violino della nostra epoca. Il suo secondo concerto avrà luogo la mattina del giorno 26.

— Rubini e Listz hanno cambialo strada, e vanno direttamente a Pietroburgo senza passare per Vienna, come avevano fatto annunziare.

— All’I. R. Teatro di Porta Carinzia spesso si danno il Flauto magico e le Nozze di Figaro. L’opera nuova del maestro Lachner di Monaco ivi rappresentata con distinto successo - Caterina Cornaro - qui non corrispose all’aspettazione che in prevenzione crasi concepita. La Marra spartito di un giovane maestro soddisfece. La Hasselt è il principal sostegno di questo teatro. La qualità della sua voce è forse non molto aggradevole al primo sentirla, ma quando si è abituati piace: essa canta con una accento giusto, ha una declamazione molto animata, ed un metodo di canto che potrebbe far onore a qualunque artista educato in Italia.

(Da lettere 12 corrente).


— E ormai certo che Bériot, per aver ottenuto nel Conservatorio di Brusselles l’impiego al quale aspirava, non si recherà a Parigi ad accettare il posto del defunto Baillot. A questo aspirano con molta speranza di successo due giovani violinisti dotati di superiore talento, i signori Massard ed Alard; il primo di questi due artisti è allievo diRodolfo Kreutzer.

— Un dilettante che colle sue composizioni del genere serio e del genere gajo si è collocato nella schiera degli artisti più distinti, il principe della Moskovva attende a fondare una società destinata a far udire la musica de’ compositori classici, principalmente quella di Palestina, di Orlando Lasso ecc. La musica religiosa ai nostri dì troppo negletta non può che trar vantaggio da questi nobili sforzi.

— Anche i signori Cramer e Rosenhein daranno principio quanto prima al promesso corso di Lezioni di pianoforte, destinate alla lettura della musica classica.

— Il dotto maestro della Cappella di santa Gudecla, e della Grande Armonia di Brusselles, il signor Snel, fu fatto chiamare alla Corte di Amsterdam per ivi eseguire le sue composizioni. Un gran Concerto ivi dato espressamente nello scopo di udire la sua musica produsse tale effetto, che dopo avere Io stesso re domandata la replica di alcuni pezzi, S. M. si accostò al signor Snel per fargli dei complimenti e lo decorò dell’ordine della corona di quercia. Eterno onore ai principi che amano nobilitare le arti cd eccitare gli artisti con gloriose distinzioni.

— Nell’ultima festa filarmonica datasi a New-Castle, che durò tre giorni, si eseguirono i più splendidi capolavori del gran genere musicale: Lo Stabat Mater di Rossini, la Creazione di Haydn, il Paolo, Oratorio di Mendelsshon, l'Israele di Haendel, oltre diverse minori composizioni di Beethoven, di Mozart, di Hummel, e Weber. Nella nostra Italia non abbiamo idea di solennità musicali di questo alto genere; presso noi le Accademie, anche quelle che (si annunziano col più pomposo apparato, non sono d’ordinario che parodie, ove i pezzi teatrali più applauditi alla giornata, si ripetono sempre più imperfettamente che non in teatro, o con sagrifizio di gran parte dell’effetto, per essere tolto tutto il prestigio scenico.

— La società filarmonica di Salisburgo, chiamata Mozarteum, ha nominato il signor M.° A. Mozart, figlio del gran compositore, maestro di Cappella onorario, e i signori Spohr, Nicolai, Maurizio Schlesinger e Schelling, non che madama Hasselt, celebre cantante tedesca, a suoi membri onorarii.

— Per il giorno di Natale si eseguirà alla Cattedrale di Parigi, Notre-Dame, una messa a canto fermo da tutti gli allievi del corso di canto delle scuole gratuite. Non vi saranno meno di cinquecento a sei cento cantanti. L’Offertorio sarà un frammento del Salmo di Marcello, l’O salutaris di Palestrina, il Kyrie di Rink, il resto tutto a canto fermo.

— Leggiamo nella Gazzetta Musicale di Parigi sotto la data Inghilterra «Si è eseguito con immenso successo l’Oratorio di Beethoven il Cristo all’Oliveto adattato al soggetto della persecuzione esercitata da Saul contro Davide. Il nuovo libretto fu trovato superiore all’originale, e corrisponde meglio all’altezza delle bellezze incomparabili che il genio del gran compositore seppe profondere nel suo sublime copolavoro.»

— A Manchester si deve eseguire quanto prima l’Oratorio di Sphor la Caduta di Babilonia.

— L’autore dell’originale programma del Ballo fantastisco intitolato Giselle che tanto piacque sui teatri di Francia e che ora sta per essere dato dal Coreografo signor Cortesi sulle scene della Scala, è il noto poeta e letterato francese signor Teofilo Gauthier, il quale ora sta preparando un nuovo componimento dello stesso genere che si intitolerà La Peri. La musica della Gisella è del signor Adam, autore del Postiglion de Lonjumeaux.

— Dal Freyschütz di C. M. Weber in poi nessuna opera fece tanto furore come il Rienzi di Wagner del quale si è già parlato in questi fogli.




GIOVANNI RICORDI

EDITORE-PROPRIETARIO.

Si uniscono a questo foglio i N.i 10, 11, e 12, dell’ANTOLOGIA CLASSICA MUSICALE, il cui primo volume rimane così compito giusta la promessa. - Col foglio venturo si darà il frontespizio e la copertina di esso volume; più si unirà l’indice generale ragionato delle materie contenute nella decorsa annata della Gazzetta Musicale.



Dall'I.R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia musicale di GIOVANNI RICORDI.

Contrada degli Omenoni N. 1720

PROSPETTO GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE NEI FOGLI DELLA Ia. ANNATA DELLA GAZZETTA MUSICALE DI MILANO’). IITCICS ALFABETICO BEEEE MATERIE. A. Abuso del guastare le opere per adattarle alle circostanze a pag. 14. Acustica, trattato 60. Armonia, suppl. num. 10. Antologia musicale 50, 209. A/’itmogrqfia musicale, 59. Abbellimenti, suppl. num. 2, Abbambagiare, suppl. num. 2. Abbassamento di voce, 4. Abbajare, 4. Abbigliamento, 152. Applausi, 86, 152. Artisti melodrammatici (degli), 190, 201. Accademie, 491. Ambizione, 208. Automa-soprano, 212. Azione drammatica, 405. Arte-Artista-Armonia-Articolare-Articolazione, 222.». Buffi cantanti, 8. Beneficenza praticata da Artisti, suppl.num. 8. Biografie di Artisti, 61. 67, 75,407, 412, 429, 153, 458, 464, 166, 185, 497. Bel canto, 198. C. Condizioni attuali della musica 4, 65, 85, 87, 98, 401, 433, 145, 455. Costumi degli Artisti musicali, 9. Composizioni da camera, 56. Conservatorio di Milano, suppl. num. 8. Conservatorio di Parigi, 114. Cantori notturni, suppl. num. 40. Contrabasso di nuova loggia 184. Cembalo di 8 ottave, 418. Clarinetto perfezionato 419, 421. Critica teatrale 126. Contralto, 150. Canto popolare, 448. Cauto nelle truppe, 448. Canto declamato e canto ideale, 108. Caratteri diversi delle voci, 215.». Dizionario-critico-umoristico musicale, 4 suppl. num. pag. 2, 452, 208. Dittatori di platea, 213. E. Eclettismo musicale, 452. Estetica musicale, 84, 97, 404, [408 146, 125, 450, 157, 163, 169, 477, 498. Esercizj lirici drammatici nel Conservatorio di Parigi, 444. F. Festival musicale istorico-religioso, 70. Frenologia, Gluk, Bossini, 4#9. Filosofia della musica, 495. Fuga, 406. e. Gazzetta Musicale di Milano, suppl. al num. 2, 42, 45. 49, 60, 88, 452, 179, 209. Genere, scuola musicale, 208. I. Istromentazione, 47, 29, 59, 84, 115, 148, 422, 442, 467, 470, 477, 482, 188. Istoria (Memoria storica della musica) del Biche Latour, 143. Istorie della musica, 415. Imitazione musicale, 85, 150. M. Musica drammatica, 18, 55. Idem, sacra, 12,24, suppl. num. 8.pag. 77, 82, 99, 100, 411, 456, 157, 447, 151, 452, 155. Idem, in Germania,i>26, 31. Idem, Italiana (pregiudizio) 452. Idem, de1 Greci, 421, 462. Idem, Arte monumentale, 165. Idem, Fracasso, 496. Idem, Vecchia, 215. Musica da camera. Suppl. num. 2. pag. 56, 155, 456. Idem, in qual conto tenuta attualmente in Italia 101. Melodia, suppl. num. 10. Melofono, 59, 439, 468. Maestri compositori, 79, 460. Mozart, composizioni, 209. Musicografo, pantofono, 70. Metodo dei sig. Willhem, 424. illutazione, 444. IV. Notizie teatrali (le), 45. Necrologie di Artisti, 45, 53, 86, 207. ©. Opere stromentali, 25, 54. Opere (le) di ripiego, 205. Organo, 90. 8”. Pettegolezzi da camerino, 204. Pedagogia musicale, 65. Plagio musicale, 83. Presunzione artistica, 86. Pensamenti sulla musica, 423. Piano-forte, 2. 16. Riforma musicale del sig. Teule, 468. Riforma musicale del maest. Gambale, 61, 69, 74, 80, 90, 95, Requiem di Mozart, 471. S. Staiat Mater di Rossini, 41, 47, 54, 56, 80, 127, 140, 218. Stromenti da arco: stali pontificii, 484. Semitoni (uso dei), 498. Schizzi storico-musicali da Guido a Palestrina, 78, 94. Stenografia musicale, 423. Soprano, 450. Suonate, Sinfonie cantate, 448. Sinfonie (della Solfa), 414. Scuola (di musica), 208. T, Telefonia o telegrafo musicale, 86. Toni caratteri, 108. Virtuosi (i), 75. Voci, caratteri, 108. Variazioni, 444. INDICE Belle protiazioni ammiriti!, e ile’libri (eoi-ira-|iratiri mnsiroli, ile’ quali è tatti» special esame. Bianca di Belm.onte, 206. Composizioni di camera, 56, 455, 136. Cristo al Monte Oliveta, 54. Code noir de Clapisson, 424. Filosofia della musica, o estetica applicata a quest’arte, 495. Furioso (II) di Donizetti, 55. Fantasia in do diesis minore di Beethoven, 57. Favorite (La) de Donizetti, 92. Gemma di Fergy, 203. Giuramento (II) 157, 459. Inno. Sinfonia cantata su parole della Sacra Scrittura, di Mendelssohn, 59. Linda di Chamounix, 400, 244. Lazzaretto, di Marliani. 459, 160. Maria Padilla, 2, 6, 40. Miserere di Poledro, suppl. num. 8. Messa di Mandanici, 96. Messa di Cherubini, 400. Matinée musicale de Donizetti supplemento num. 2. JVabucodonosor di Verdi, 45, 449. Opere stromentali 25, 54, 220. Opere per pianoforte di Thalberg, 2, Idem, di Thalberg e Lislz, 449. Odalisa di Nini, 35. Roberto il Diavolo, 202. Saffo di Pacini, 44, 58, 69. Stabat Matev di Rossini, V. indice materie. Studj per pianoforte, 24. Solfeggio a due voci di Panseron, 75. Teoria della lettura musicale del sig. Laboureau, 200. Un Duello alla pistola, 8. Ugonotti (gli)) 43. Bcjcll Artisti» Scrittori teorici musicali iic’«gasai! si è l’atta, partieoBssre menzione. Abbadia (madamigella), 243. André, editore di musica scrittore di estetica, 86. Auber, Suppl. num. 8. Bacii, 106. Banderali, 218. Bazzini, 25, 56, Beethoven, 57, 54. Bellini, 5. Berlioz, 491. Blangini, 4 5. Bochsa, 248. Bouclieron Raimondo, 84, 495. Cavallini Ernesto, 96. Cherubini, 53, 61, 67, 73, 86, 123. Cimarosa, 213. Clapisson, 124. Clementi Francesco, 207. Döhler, 16, 35. Donizetti, 2, 3, 136, 196, 218. Donzelli, 55. Elleviou Gio., 106. Federico il Grande, 16O. Fétis, 16 Galli Filippo, 120. Gambini, 24, 54. Gazzaniga (madamigella), 217. Gluk, 53, 109. Golinelli, 205, 212. Gretry, 144. Guido d’Arezzo, 78. Halevy, 144, 148. Kuster, 53. Kalkbrenner, 54. Kastner Giorgio, 80. Kreutzer, 219. Lichtenthal, 156. Listz, 100, 146. Marliani, 139, 160. Mazzucato, 24. Mendelssohn, 39, 222. Menzer, 148. Mercadante, 137, 159. Meyerbeer, 42, 151. Mozart, 161, 164,166, 185,197, 204, 209. Moscheles, 195. Moriani, 55. Nini, 35. Pacini, 11, 38. Paisiello, 107, 112, 129, 141. Polledro, suppl. num. 8. Palestrina, 78, 182, 186, 193. Panseron, 73. Quadri, 171, 224. Rossini, 5, 12, 41, 45, 109, 168. Rossi Luigi, 200. Solera Temistocle, 43. Sudre, 86. Saint-Leon, 218. Scarlatti, 153, 158. Thalberg, 2, 16, 74. Verdi, 43. Wagner, 200, 221. Wilhem, 124. Wolff, 24.



SOMMARJ DEI FOGLI

I. Delle attuali condizioni delle arti musicali in Italia pag. 1, 65, 85, 87, 98, 101, 133. - Opere del Thalberg, di lui pregi nella composizione, e sua distinta maniera d’esecuzione pag. 2 - Maria Padilla del Donizetti, pag. 2 - 6, 10 - Dizionario musicale critico-umoristico. Abbassamento dì voce - Abbajare, ecc., pag. 4. e suppl. num. 2, e pag. 132, 191.

II. Opinioni dei sig. Fétis intorno agli artisti musicali Italiani pag. 5, 13, 22, 37, 137. - Un Duello alla pistola pag. 8. Suppl. Proposte per un trattato d’Acustica, e vedi suppl. al num. V. Matinée musicale de Donizetti - Dizionario ecc. Abbambagiare-Abbellimenti.

III. Il Marito della prima donna pag. 9. L'Opera Saffo del Pacini, pag. 11, 15. - Le promesse della Gazzetta, sua necessità, pag. 12. - Stabat Mater, del cav. Rossini pag. 12, e vedi indice delle materie.

IV. Gli Ugonotti di Meyerbeer, 13.

V. Della Stromentazione, pag. 17, 29, 39, 84, 113, 118, 122, 142, 167, 170, 177, 182 188. - Della Musica drammatica in Italia nel secolo XIX. pag. 18, 33, 85, 98, 102, 122, 145, 153. - La Musica in Germania, pag. 19, 23, 31.

VI. Accademia istoriografica della Musica drammatica, in Berlino, pag. 23. - Messa del maestro Mazzucato, pag. 24. - Wolff e Gambini, studj per pianoforte, pag. 24.

VII. Rassegna di opere stromentali-Gomposizioni di A. Bazzini, e riflessioni sullo stato attuale della musica istromentale in Italia; Concertisti, Variazioni, Orecchianti pag. 25.

VIII. Il Melodramma in Italia; storia, pag. 31.

IX. Grandi compositori delle scuole Tedesca e Francese; Gluk sua riforma melodrammatica, pag. 33. L’Odalisa, il Furioso pag. 35.

X. I cantori notturni - Armonia e Melodie - Nel supplemento.

XI. Stabat Mater del Rossini, pag. 41, 47, 54, 56, 90, 127, 140. - Gallerie des contemporains illustres par un homme de rien, Rossini, Meyerbeer, pag. 42 Nabucodonosor, del maestro Verdi, pag. 43,149.- Le notizie teatrali pag. 43.

XII. Esercizj di musica sacra in Milano, pag. 49. - Polemica col sig. G. I. Pezzi, pag. 49. Una nuova voce, polemica colla Fama, pag. 50. L’Antologia musicale pag. 50, 209.

XIII. Cristo al Monte Oliveto, di Beethoven pag. 51. Accusa di plagio fatta da Castilblaze a Rousseau pag. 52.

XIV. Opere teoretiche. Il vecchio ed il nuovo metodo di canto; metodo di canto di Garcia, pag. 55. - Il Tenore ed il Basso, pag. 59. Il Melofono, pag. 59.

XV. Studj biografici - Cherubini, pag. 61. - Riforma musicale, pag. 62, vedi indice delle materie - Pedagogia musicale, pag. 63.

XVI. Osservazioni sulle opinioni del sig. C. Mellini sullo stato attuale della musica, vedi num. 5, 19, 27.

XVII. I Virtuosi antichi e i moderni, pag. 75. - Musicografo, Pantofono, pag. 77.

XVIII. La musica sacra in Italia, pag. 77, 82.-I Maestri di musica melodrammatica dovrebber essere attori pag. 79. - Schizzi storico-musicali, pag. 78, 94, 100.

XIX. Estetica musicale: del maestro Boucheron pag. 82, 97, 104, 108, 116, 125. 150, 157, 163, 169, 177, 198. - Imitazione e plagio musicale, pag. 83, 97. - Telefonia pag. 86.

XX. Polemica: Il sig. Fétis e la Gazzetta pag. 88. - Sulla Riforma musicale, ragionamento del sig. Borio, pag. 90.

XXI. Riforma musicale, pag. 93. - Musica sacra, Messa del Mandanici, pag. 96.

XXII. Nuova opera critico-storica sulla musica ecclesiastica, pag. 99. - Messa, Cherubini, pag. 100.

XXIII. In qual conto è avuta al presente la musica in Italia, pag. 101. - Memoria storica del sig. Biche-Latourf, pag. 103. - Una risposta di Rossini spiegata, pag. 105.-Dialogo fra un Impresario di provincia ed un maestro esordiente, pag. 105.

XXIV. Schizzi biografici; Paisiello, pag. 107, 112, 141 - Carattere delle voci e dei due generi di canto declamato ed ideale, Carattere dei foni, pag. 208.- Freno logia applicata alla musica, Gluk, Rossini, pag. 109

XXV. Il sentimento religioso indispensabile nella composizione sacra, pag. 111.

XXVI. Alcune storie della musica. Consigli agli artisti musicali, pag. 115. - Artifizi del contrappunto, pag. 116, -Cembalo di otto ottave, pag. 118. - Clarinetto perfezionato, pag. 119.-Opere di Thalberg e Listz, pag. 119

XXVII. Storia della musica de’ Greci, pag. 121. - Pensatnenti sulla musica, pag. 123. -Manuale del Timpanista, pag. 123.

XXVIII. Imitazione e pittura musicale, imitazione obbiettiva, pag. 125. -Critica teatrale, pag. 126.

XXIX. Critica melodrammatica, pag. 130. - Dizionario musicale. - Abbigliamento, Applausi, pag. 132.

XXX. Risposta al sig. Vitali sulle presenti condizioni della musica in Italia, pag. 133, vedi num. 20, 22. - Intorno alla musica da camera, pag. 435.

XXXI. La Musica sacra in Toscana, pag. 137. - La Musica a Genova, pag. 138. - Lazzaretto, pag. 139, 160.

XXXII. Paisiello (Massime da ben considerarsi dai compositori), pag. 141.- Réminiscences pour le Piano de Corrado d’Altamura, pag. 143.

XXXIII. Risposta del Vitali al Mellini, pag. 145, 153, vedi num. 30. - Listz, pag. 146. - Storia della musica ecclesiastica, pag. 147, 151, 155.

XXXIV. Nabucodonosor del maestro Verdi, pag. 149. -Estetica; Imitazione subbiettiva, pag. 150, 157.

AXXXV. Scarlatti Aless. pag. 153.

XXXVI. Osservazioni varie sul Giuramento, pag. 119.

XXXVII. Mozart, pag. 161, 166, 185, 197. - Estetica: della poesia drammatica, pag. 163.

XXXVIII. La musica arte monumentale, pag. 165.

XXXIX. La musica considerata indipendentemente dalla poesia, pag. 169.-Il Requiem di Mozart, pag. 171.

XL. Precetti artistici applicati alla musica, pag. 173, 177.-Storia moderna della musica, pag. 181, 211.

XLI. La Gazzetta musicale di Milano: Dialogo, pag. 179.

XLII. Osservazioni sulla vita del Palestrina, pag. 182, 186, 193. - Nuova foggia di Contrabasso, pag. 184. - Negli Stati Pontifici proibiti gli stromenti da arco in Chiesa, pag. 184.

XLIII-XLIV. Degli Artisti melodrammatici, pag. 190, 201. Berlioz a Brusselles, pag. 191. - Dizionario musicale. Accademia, pag. 191.

XLV. I teatri musicali a Madrid, i compositori spagnoli, pag. 194. - Estetica della Musica del maestro Boucheron, pag. 195.

XLVI. Sopra l’uso de’ semitoni, pensieri, e precetti di bel canto, pag. 198. - Rappresentazioni teatrali storico-cronologiche, in Berlino, pag. 199.

XLVII. Roberto il Diavolo, pag. 202.

XLVIII. Le opere di ripiego, pag. 205. - De’ compositori pianisti Italiani, e di Golinelli in ispecie, pag. 205, 212. - Bianca di Belmonte, pag. 206. - Dizionario musicale. Ambizione, pag. 208.

XLIX. L’Antologia classica musicale, pag. 209. - Dei genio delle composizioni di Mozart; pensieri, pag. 209. -Una Automa-Soprano, pag.' 212. - Carteggio con verità varie in proposito de’ Cantanti e dei Dittatori di Platea, pag. 213.

L. Del vario carattere delle voci, pensieri e precetti ad uso de’ signori maestri di canto pag. 215.-All’autore di un Compendio storico della musica, polemica destinata a persuaderlo della povertà del suo lavoro pag. 216. - Carteggio ove si accenna alla necessità di essere severi cogli artisti provetti e indulgenti con quei che esordiscono timidamente, pag. 217. - Notizie varie, pag. 218.

LI. Una scena di costumi musicali - Caricature, ridicolaggini del dilettantismo inglese, pag.' 219. - Cenni su diverse opere per pianoforte ecc., 220. - Carteggio, da Parigi, da Berlino, da Dresda, da Vienna, 221. - Cenni su due Accademie date in Milano, ove per incidenza è toccato dell’opportunità di riformare l’uso inveterato di non riprodurre nelle Accademie che pezzi teatrali, pag. 221. Notizie diverse.

LII. Ai Benevoli Lettori della Gazzetta Musicale, una dichiarazione riassuntiva, pag. 223. - Critica musicale, di un libro intitolato Lezioni d’armonia, scritte da Domenico Quadri, pag. 224. - Opere d’istruzione, articolo I. Breve metodo di canto di Francesco Florimo, 225. - Carteggio, Parigi, 225. - Notizie musicali I(aliane, Milano, Napoli, pag. 226.-Notizie musicali straniere, Vienna, ecc., pag. 226.

(1) Si avverte che in questo Indice e Prospetto Generale delle Materie ecc., si è tenuto conto dei soli argomenti trattati con qualche diffusione. Una quantità di cose e fatti musicali accennati digressivamente nei fogli della nostra Gazzetta Musicale non si indicarono per amore di brevità. Diverse ommissioni sono poi da attribuirò alla sollecitudine del lavoro imposta dalla necessità di dado unitamente al primo foglio dell’annata novella.



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GIOVANNI RICORDI

EDITORE-PROPRIETARIO

  1. Non dobbiamo tacere che alcuni Appaltatori italiani, e primo tra questi il sig. Lanari, già riconobbero l’importanza di questa verità, e si propongono di farne sempre maggior applicazione.
  2. Il cenno della G. M. fu appunto tratto dall’articolo del signor Picchi, e può, anzi deve dirsi un sunto di quello; opperò noi non credemmo assumere la responsabilità delle lodi in quel cenno ripetute, massimamente ove riesca al nostro collaboratore, l’autor di questo articolo, mostrare che le non furono meritate.
  3. In seguito alle critiche del signor maestro Rossi il signor Quadri potrà comunicarci le sue giustificazioni, e noi, fedeli colla imparzialità che ci siamo proposto, non mancheremo di pubblicarle nei nostri fogli, qualora però sieno dettate colla moderazione e riserbo che si vuole in ogni savia polemica artistica.
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