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GAZZETTA MUSICALE | ||
ANNO III. |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
SOMMARIO.
I. Studi biografici. Dell’indole, dei pregi e dei difetti
delle, composizioni di Meyerbeer. - IL I. IL Teatro
alla Scala. Sofunisba del maestro Petroli. - 111. Documenti
istorici. Giulio Cacciai. - IV. Il barbiere
di Siviglia di Parigi. - V. Notizie musicali diverse.
- VI. Nuove pubblicazioni musicali.
I _________
I
STUDJ BIOGRAFICI
DELL’INDOLE, DEI PREGI E DEI DIFETTI
IIELIÆ COV3 POSIZIONI
Alcuni defpiostri associati che hanno
letta, con piacere la brillante biografiafcdi
Meyerbeer inserita ne’ passati fogli di que- |
sta Gazzetta, ne manifestarono il desiderio
che fosse un po’ più sviluppata la |
parte riguardante l’esame critico delle
opere del grande, maestro tedesco. Ld^rinomanza
di Meyerbeer non è tanto estesa I
ed accettata in Italia quanto si meriterebbe I
il piìt profondo e il più originale de’ compositori
drammatici d oggidì { fatta però
la dovuta, riserva per Iìossim il quale ora
più non iscrive pel teatro}: ed è quindi naturale
che i pochi amatori sinceri delTarte j
sentano la necessità di chi imprenda a farlo
degnamente apprezzare anche tra noi. E j
questo è appunto l ufficio cui deve pre-.
starsi un giornale appositamente dedicato
alla musica. Pertanto ci affrettiamo a>pubblicare
lo scritto che or si leggerà come
quello che trattando filosoficamente delPindobp
dei pregi e dei difetti delle grandi
composizioni del maestro berlinese, può
dirsi un complemento degli articoli biografici
già dati. A chi ne chiedesse d onde
abbiamo tolto questo scritto, e a quale
penna sia dovuto, risponderemmo pregando
a volere darsi, la pena o di rispettare il
nostro segreto o di scoprirlo; il che non
tornerà al tutto difficile.
La melodia (ancorché il famoso Seba- ।
stiano Bach no,n 1 avesse avvertito) è ranima,
come ognuno sa, della musica. La
prima virtù e la più eccelsa d un musico
e adunque la melodia, vale a dire il pri-;
vilegio dato a pochissimi delle belle inspirazioni
musicali, 1 inestimabile dono di
commuovere gli animi senza ombra di stento,
e di parlare le sonore lingue del ritmo. Nullostanle
di mezzo a codesti feraci ingegni,
a codesti uomini tutta armonia, che dalla
età loro più acerba cantando fino all estremo
declino mandano la soave lor voce, non
altrimenti che il fiore la sua fragranza, altri
ancora ne sorgono degnissimi di esfiere
riveriti: uomini tollerantissimi della fatica,
perseveranti, che allo studio domandano ciò
che lor nega l’inspirazione, all intelligenza
ciò che il cuore non somministra} e giungono
con la semplice riflessione talvolta a
quell apice che parca privilegio esclusivo
di fantasia prepotente. Rassomigliano ai
cacciatori del camoscio che ascendono ripidissimi
monti, che saltano scoscendimenti,
attraversano abissi su ponti di legno o di
ghiaccio, e a rischio le mille volte di fiaccarsi
il collo, s inerpicano sulle più alle cime
ove l’aquila si riposa. Ma non è qui la
questione: il gran punto sta arrivarvi} o
con le ali o co-1 piedi che importa? Ingiustamente
le costoro nature si chiamano ingrate,
che se di operosa e spontanea attività
non ridondano, non perciò ne penuriano;
nè il mare, nè il sole, nè 1 anno
ringiovanito le inspirano:, ma all urto di
potente intuizione rimbalzano. Que* diamanti
clic le altre nature in si gran copia
diffondono, hanno esse pure coscienza di
possederli, ma rimpiattati e sepolti in immense
profondità. E loro duopo scavare
con le proprie unghie la mina, e sanguinandone
i diti, non perdersi d animo.
Ala trovata una volta la pietra, con che avidità
non se ne impadroniscono, con quanta
sollecitudine non la affaccettano, con (piale
artifizio i riflessi non ne dirigono, presentandola
al pubblico che quasi sempre n’è
soddisfatto, e, sia ino fantasia, sia giustizia,
la proclama preziosa quanto le più
trasparenti e cristalline, ma raen vaga per
questo, perchè non raffinila!
11 signor Meyerbeer appartiene a questa
classe di laboriosi artisti che gradatamente
s’innalzano, e non lasciandosi sgomentare
alle prime difficoltà a cui si abbattono, si
fanno spesso tre o quattro volle da capo
per erigere l’edifìzio della loro fama. Un
bel di fanno un’opera, non dico stupenda,
ma che ottiene buon esito, e allora soltanto
il pubblico prende lingua del loro
nome e persona, maravigliando in vederli
già innanzi cogli anni, e trovare uomini
D C ’
falli e talvolta canuti dopo (Esserseli immaginati
di primissimo pelo. Come il pubblico
comincia a coniare gli anni dal di
degli applausi, dovrebbe esso pure, Pallista,
non poterli contare che dal giorno della
sua buona riuscita:, chè quello è il vero
momento della sua nascila. Delle prime
elucubrazioni, delle prime fatiche, delle
prime lagrime, aggiungi de’ primi capolavori,
al pubblico non cale affatto. Mozart
e Gluck vennero al mondo per lui, il primo
col Don Giovanni coli Ifigenia in
Tauride il secondo. Prima che questi miracoli
dell’arte si rivelassero, i due grandi
uomini non esitavano. Il pubblico credeva
altre volle Minerva uscita armala di tulio
punto dal cervello di Giove: quinti innanzi
egli crede ciò stesso rispello agli uomini
d immaginazione.
Non si può un tratto osservare l’opera
di Meyerbeer, senza scorgere da ogni parte
le tracce d una ostinata perseveranza governata
da una ferrea volontà. Collocato
dalla sua sorte al di sopra delle sciagurate
considerazioni che spingono tanti uomini
onesti a trafficare come vd cosa I ingegno,
il signor Meyerbeer è riuscito autore musicale
per una specie di vocazione. Peritoso
ed entusiasta (pial e, sedotto a qualche
piacevole melodia, avrà comincialo entrare
in carriera} poi di voluttà in voluttà,
di rapimento in rapimento, affascinalo da
tante voci sì pure, innamorato alle fraganze
del primo fiore, eh è sempre si bene olente,
si sarà fallo più innanzi che non volasse
dapprima. Entrato una volta in cammino,
ei non è tale da dare indietro, nemmeno
dinanzi alle più acute spine, a’ più ardui
dirupi. Questo m’è avviso essere stalo 1 ingresso,
e il faticoso calle di Meyerbeer
india disastrosa carriera dell’arte. Cerio si
è eh ei, fin da (piando esordi, prosieguo l’opera
sua con rara coscienza. (I) Ch’ci siasi
prefìsso un disegno ben fermo, ch’ei porli
seco, così come Mozart, un vasto sistema
di musica drammatica, o come Beethoven,
un islromenlale riforma, non credo. Prova
ne sia, essere adesso altro il suo stile da
quello di prima. Egli è sopra ogni altra cosa
sollecito della sua lama. Vuol rinomanza,
vuol gloria, perciò s’era messo dapprima
per la strada italiana, ora avvedutosi che
quella non aveva riuscita per lui s incamminò
per un’altra. Dal Crociato traspare
e
(1) Leggasi la biografia clic ne abbiamo data ne” fogli
5E01SÌ. - 22 ch’egli
abbandonerà quanto prima la terra
de’ suoi primi sludj, delle sue prime esifazioni.
Roberto il Diavolo è un passo già
a) Ça,“° verso la Germania lo spartito degli
■q Ugonotti è un intiero distacco da ogni side
’ misto, da ogni forinola dubbiosa, li signor
Meyerbeer è tornato tedesco, ha ripiglialo la
sua antica natura. Le opere sue quind’innanzi
ci perverranno dal fondo della sua! patria. Ritornare da Venezia a Berlino, atj
traversando Firenze e Parigi, può non essere
proprio di viaggiatore troppo sperimentato’,
ma lo sarà almeno d’un uomo di
mollo ingegno.
Quando comparve la prima volta il Crociato,
non si conosceva altrimenti dal pubi
Elico il signor Meyerbeer, e solamente lo
conoscevano alcuni vaghi di musica nuova,
o ’
per qualche frammento de’ suoi molli spartiti
italiani; che nessuno di quelli, eh io
sappia, ebbe ancora un pieno successo. Alla
prima rappresentazione conseguì un bel
trionfo il giovane maestro, che siffatto entusiasmo
non si aspettava a gran pezza.
Furono ammirati lo stile grave e solenne
dell’inlroduzione, il coro degli uomini al
secondo atto, I andante dell aria della signora
Pasta Àh sempre piangere, bella e
commovente frase, che a mio gusto, ricompera
la matta cabaletta che segue. 11
pubblico adottò quind innanzi il nome del
signor Meyerbeer.
Andava per ogni bocca, a quel tempo,
il nome di Weber, e il Freyschiitz sbalordiva
l’Europa con l’originalità della me।
lodia, con la franchezza e l’ardimento dell’andatura,
con l’indipendenza delle forme.
Non si può pensare alla gagliarda impressone
prodotta in Francia dal Freyschiitz,
senza altresì rammentare l’effetto de’drammi
di Shakspeare, rappresentato circa a quel, tempo da’comici inglesi. Da entrambe le
parti lo stupore e lo spavento precedettero
l’ammirazione j eravamo assuefatti alle graziose
cantilene di Paesiello e udivamo quell’incolta
e selvaggia armonia’, eravamo assuefatti
alle placide emozioni della grand’arte
di Bacine, e lumino spettatori delle
impetuose passioni del Moro, delle apparizioni
del padre d Amleto, delle sanguinose
orgie di Machbel. Prescindo dalla qui,
slione letteraria. Diffidammo dapprima della
musica di Weber, com’è solito farsi d’ogni
gran cosa, di cui l’occhio non misura d’un
tratto a profondità. Ma inlesa novellamente
e osservata, fu sempre maggiore il successo:
e più che udimmo quest’opera e più
la ci piacque, e Weber salutammo per
vincitore. Lo stesso Meyerbeer ammirolla,
e ne doveva essere gagliardamente impressionato,
perochè fu dessa, non può dubitarsene,
che decise la novella sua vocazione
e lo rimosse da’ sentieri italiani ch’egli avea
lino allora calcati. Lo prese quindi vaghezza
di scrivere Roberto il Diavolo, opera di
transizione ollremodo spiegata: nella quale
sebbene si studii il maestro di essere altro
da quello che fu. la cabaletta italiana fa,
quasi direi, alla pugna colla frase tedesca;
e il carattere d’Isabella ritrae dalla stupenda
creazione d’Alice, e il coro de’ frati
ricompera appena le cantilene troppo raffazzonate
del quarto atto. Eppure la è appunto
quella varietà di pensieri raccolti
con isquisito discernimento, quel misto di
elementi diversi con magistrale artifizio
accozzali che originarono l’esito fortunatissimo
di Roberto. Ognuno vi trovava il
O,
suo pascolo, ognuno se ne dipartiva contento.
V’erano abbastanza cabalette da
soddisfare il dilettante più appassionato, e
abbastanza combinazioni islromentali da
tutte commovere le facoltà sensitive di
Rressler. Generalmente nell’arte i termini
medj quasi sempre riescono a bene. Non
favellatemi di coloro che a fronte levala
s’inoltrano, senz’altro appoggio che il loro
irremovibile convincimento. e portano il
loro concetto come una clava per farsi
far largo alla moltitudine e rovesciare tutti il
gli ostacoli. j
Ciò che nel Roberto il Diavolo è proprietà
assoluta del sig. Mayerbeer, è la
parte, bisogna dirlo, d’Alice. Codesto i
biondo e caro visetto va posto, se non a
fianco, almeno appresso allAgata di Weber.
eterno tipo delle avvenenti fanciulle
del Nord, contemplatrici e meste, che danno
1 anima loro come un fiore de’ campi al
più gentil cavaliere che le avvicini, piene
d inquietudini ne’ loro amori, di presentimenti
e di vaghe superstizioni nelle ore
di felicità. All’Agata, che non ha al mondo
che una sorella, la Margherita di Fausto, i
Alice può contentarsi di non essere che
la cugina di Agata. Per la creazione del
sig. Meyerbeer la è già una parentela gloriosa, e invidiata da molli. Fin da quel
tempo si manifesta il sig. Meyerbeer preoccupalo
dell’opera di Weber, e mostra di
voler far alto a tulli i luoghi dove l’autore
del Freyschiitz ha posto un confine. |
lo questo non dico a proposito solamente
di Roberto il Diavolo; che a qualunque
musico può cadere nell’animo di scrivere ’
un opera fantastica: il qual genere si accomoda
altresì a maraviglia alle esigenze j
della musica. Alla più vaga e indecisa delle
arti belle non si affanno caratteri stabili, i
nè forme precise e al consueto atteggiale.
Le sono più confacevoli personaggi soprannaturali,
sì per la libera andatura della
lor indole, come per gli esterni e pittoreschi
accidenti in mezzo a’ quali si muovono.
Prova ne sia che la mente più nitida
e chiara dell’epoca, 1 uomo per istinto
e per gusto, il più lontano da ogni oscuro
e caliginoso concetto, Rossini, si è lasciato
invaghire al soggetto di Fausto. (!) Il Giove
olimpico della musica vuol prendere in
mano, e nel cervello assettarsi, il poema
del colosso di Weimar-, e sara bello veder
Mefistofele, quel diavolo incarnato, tuffarsi
in tanto estro e ironia e quindi sbucarne;
rabescato di musica, come serpente che
ha rimesso poc anzi la pelle. Lo spartito
degli Ugonotti, opera eroica, della quale
a ogni tratto ribocca la simpatia che l’autore
professa al sistema che ha creato V Farinata.,
testificherà meglio ancora dì Roberto
il Diavolo., che il sig. Meyerbeer fu
quind’innanzi, senza per avventura avvertirlo
e farsene egli stesso ragione, preoccupato
dell’opera di Weber. Infatti di
fianco al Freyschiitz egli ha posto dapprima
Roberto il Diavolo, opera fantastica;
di fianco n Euri anta, spartito eroico, ei
collegò poco dopo gli Ugonotti. Lasciatelo
seguire la china per la quale si è messo, e
siate pur certi eh ei subito inventerà qualche
vaga fantasia, Oberane o Titania e
che so io! A simili tentativi non si può
che applaudire quand’anche succedano im- i
prosperi. Ciocché a qualunque altro come
frivola vanità si apporrebbe, è in esso lodevole
e degna emulazione soltanto. È
(!) Corse voce un tempo che Rossini volesse porre
in musica il soggetto del Faust di Goèthe, e già ne
avesse preveduto da un buon poeta il libro; ma ora si
potrebbe affermare che il grande compositore italiano
ha posto da un lato questo pensiero.
SEGUE IL SUPPLEMENTO.
bello il vedere un uomo deli ingegno del
sig. Meyerbeer scendere in lizza con un P
si formidabile atleta. assumendo di coni- p
piere egli o rifare l’opera di Weber, ciò U
che mi pareva, il confesso, trascendere la j
potenza del genio umano.
{Sarà continuato’)
ï. R. TEATRO ALLA SCALA
SOFONISBAj Melodramina lirico <11
ITlAitCEi.i.omusicato «Sai niHeHtroPcTii
in ed eseguito dalia sigBaora 3)i:(«iïjli-ISoïssi
e dai similori Ekruktti
e I’ebi.otti (la sera G corrente).
Al momento in cui si stanno scarabocchiando
queste poche righe, la nuova opera
del sig. Pelrali non ebbe che una sola rappresentazione:
ragione, per la quale la Gazzetta
Musicale (o chi fa per lei) dichiarasi del
lutto sciolta dall’emanare, non un giudizio,
(che noi non portiamo giammai l’alterigia
di essere capaci di giudicare) ma nemmeno
una semplice opinione. Non ho rossore a
confessarmi a dirittura incapace di formare,
dopo una sola udizione, una retta
idea nella mia testa d’un componimento
musicale; più ancora poi se distratto con- <
tòmamente e tergiversato nelle mie sensazioni
da quelle d un pubblico zeppo, il
quale ad ogni istante si crede in dovere
di esprimere le sue, buone o cattive, quali
le riceve, senza giammai darsi menomamente
pensiero di osservare se un trionfo od una
caduta dipendano più dall una che dall’altra
circostanza. Dunque per abbreviare esordio
ed orazione, lascercmo per questa voila a
persone, meglio di noi dotale di alta e
pronta perspicacia musicale, 1 incarico di
dare sulla nuova composizione un infallibile
nonché inappellabile giudizio, e noi
ci limiteremo a farla semplicemente da
relatori. Porremo sott’occhio in breve
ciò che i partigiani del nuovo maestro
trovarono a lodare, e quello che i contrai’],
che in vero erano i più, credettero riscontrare
di biasimevole; senza prenderci,
come prima accennavasi. la responsabilità
d una nostra individuale opinione, la quale,
figlia di una prima impressione, come si
diceva, potrebbe, all atto di ascoltare una seconda
volta questa musica, cambiarsi totalmente,
come ciò non di rado ne avviene; e
perciò succedere che i nostri gentili lettori
(se pur possiamo lusingarci d averne) leggessero
una prima opinione, nel mentre che
l’autore di questo cenno ne avesse già una
seconda interamente alia prima opposta.
E cosa di fallo che un maestro, il quale
per la prima volta si cimenta ad esporre le
sue note ad un pubblico esperimento, non
si attira gran che la simpatia nè la buona prevenzione
de’suoi uditori. Sembrerebbe che
ragion volesse che il compositore incipiente
avesse ad essere ascoltato e giudicato sempre
con più di benevolenza, e che la sua
sentenza fosse sempre appoggiata ad un
gran numero di circostanze attenuanti’, ma
la cosa va d ordinario assai differentemente.
L’umiltà del candidato offende la maestà
dei giudici.
Perciò anche la situazione del sig. maestro
Pelrali era alquanto falsa e pericolosetta.
Poteva egli bensì contare su di non €
pochi sostenitori; ma il parterre dividevasi P
in due partiti ben distinti, fautori e con- E
trarj. Diritta e Sinistra, e disgraziatamente
i membri di quest ultima prevalevano in S