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GAZZETTA MUSICALE | ||
ANNO III. |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
SOMMARIO.
I. La Musica guardata nei hisogni presentì. - II. Notizie
Storiche. Della musica de1 Greci. - Ili. Biuliograeia.
Quartcllo a due violini, ccc. - IV. Varietà’
Dell’educazione musicale delle donne. - V.
Notizie musicali diverse.
LA MUSICA
CUARDATA
JVF/ BISOGNI PRESENTI
Articolo Vili, ed ultimo.
(Vedi anno II pag. 137, 141, 166, 177, 197 e 202,
c anno III pag. 17).
’ a parolaespressionenon è una di
quelle che ancora facciano fortufegNj
■ a* tempi nostri. Gli antichi, i
f (» Squalierano piuttosto ligi alia for,1,a(così
dicono i moderni) esprimevano
meglio di noi} perchè l’espressione
sta nel linguaggio, il quale è la forma del
concetto. Ora domina l’idea, e la forma è
niente} il che significa, che le grandi idee
nostre poco alla volta diventeranno come
gli starnuti di Guglielmo Borstere, i quali
non si potevano dipingere. Quanto alla
musica non vi è a temere questa grande
scissura tra l’ideale e l’espressivo, essendo,
a mio giudizio, I* idea e 1 espressione una
cosa sola. Ma quando si dice che la musica
esprime o significa, s’intende (piasi
sempre che dipinge pensieri altrui: della
poesia, cioè, della scena a cui si acconcia}
il che non toglie alla musica il merito suo.
Ora se havvi musica che debba attendere
a questa espressione, è appunto quella che
si consacra alle ceremonie della chiesa.
Quando essa rattristi e raccolga a sufficienza
debbo badare a questo. Quanti
buoni cristiani accorrono al tempio, sanno
che con Dio non si scherza, e che bisogna
essere schietti con lui e sinceri, appunto
come il Pubblicano. Di qui una
terza qualità della musica sacra: la schiettezza.
Accompagni essa strumentalmente i
riti, o vesta di note la salmodia, se non
vuol farsi colpevole di farisaica imposi tira
parli a Dio colla sincerità dell annonia e
della melodia, e sopra lutto del cauto,
come parlava quella di Marcello e di Pergolesi.
Ma, e come mai ottenere cotesla.
schiettezza? Imiti il buon cristiano, il quale
non ha bisogno di pregar molto, ma bene.
Poche note, pochi suoni, signori maestri,
ma lunghi, ma opportuni alla parola. Che
cosa è ino cotesto sede, sede, sede a dextris
mets? Si fan forse complimenti anche in
cielo? Se— de una volta sola, e con tutta
la possibile cordialità. Lo stesso errore
commetterebbe chi dicesse Glotid in e.rcelsis
una sola volta } perchè una voce di
giubilo, un augurio si può ripetere quanto
si vuole. In generale poi ogni (piai volta
la musica è contraria al senso delle sacre
parole, è sempre doppia e fallace, dal qual
peccato si guardino i maestri.
E poi non potrebbe essere (dia un poco
più grave? Molti inni, e salmi, e versetti
vi hanno senza dubbio pieni d’allegria}
anche nell anno ecclesiastico vi hanno epoche
di gioja } per cui la musica dovendo
essere di necessità lieta, non debbo però
abusare di questa ilarità, perchè (pii è il
caso su mentovato dell’.Exultate fusti in
Domino. L allegria dir santi è molto diversa
dalla mondana. Egli è gran differenza
tra il ridere d un pazzo o stolido,
e tra quello di persona assennala e grave,’
cosichè il fragore degli strumenti, la moltitudine
delle note, il cantare a piena gola
non convengono alla letizia del santuario.
Questa santa allegria debbe nascere dalla
festività della melodia, dal suo colore} nè
so, se mi spieghi} perchè in queste cose
si metafisiche è più facile sentire che spiegarsi.
Il costrutto è, che la musica sacra
debbe essere talvolta allegra senza perdere
la sua gravità} ed a ciò badino i compositori.
Le (piali due virtù ora discorse sono
analoghe sempre ai bisogni nostri spirituali,
cioè alla schiettezza del cuore, ed
alla contentezza che proviamo nell amicizia
di Dio.
Ma nessun maestro creda potere conseguire
questa ed altra virtù se non fa uno
studio particolare della poesia sacra, e della
liturgia. Dirò dapprima che egli debbe sapere
intrecciare e condurre a fine un lutto.
Una funzione ecclesiastica compresa nel
giro delle 24 ore debbe essere musicalmente,
come è ritualmente, tutta di un
colore. Dai primi vesperi sino ai secondi
inclusive le varie composizioni, come tanti
atti d’un dramma, hanno da fare armonia
perfetta} ed il processo del tutto debbe
essere tale, che la festività della musica
cresca con quella che è dalla Chiesa celebrata.
Perchè ogni solennità cominciando
colla vigilia, tempo di preparazione, e pendenza,
anche la musica de’ primi vesperi
dovrà acconciarsi alla mortificazione, nè
destare innanzi tempo nel cuor de’ fedeli
| 1 ilarità del giorno seguente, e questo sarebbe
il vero caso della musica affliggente.
Nel di solenne poi egli è tempo di far
I sentire sopra gli altri suoni quelli che concentrano
lo spirilo, ed insieme il vanno
gradatamente rallegrando sino a che giunga
la grave e pacata allegria degli ultimi vesperi.
Dal (piale andamento ognun vede
che la Messa tenendo il luogo di mezzo
debba partecipare dei due estremi che sono
il dolore e la gioja.
Quando un compositore avrà pensato a
questo, bisognerà che badi alle parole su
cui scrive} che saranno salmi, inni, segueiize,
ollertorj, ccc. La chiesa ha saputo acconciare
alle varie sue ufficiature diverse poesie,
e prose ritmiche, badando che i sentimenti
accordandosi colla festività ajulassero
la divozione e spiegassero anche i
varj significati della festa} e questa medesima
chiesa dando luogo alla musica nel
santuario intese che essa non riuscisse un
rumore insignificante. La quale intenzione
fu cosi scrupolosamente interpretala dai
veçchj maestri di cappella, che, anche sullo
pena d essere dimenticali dai posteri, non
vollero trasgredire le sacre leggi musicali.
Ma colesti vecchi compositori che cosa facevano
per dar libero sfogo al loro genio
limitalo tra i segnali confini? Studiavano
la parola, la trovavano feconda di grandi
idee, di profondi concetti} ed in vece di
allargar il volo si alzavano sublimi. Che
ne luoghi profani non sia peccato lo sbagliare
il senso della poesia, e far montagne
di note solo per promovere la traspirazione
ai sonatori e cantanti, ciò è evidente,-
ma in chiesa egli è sacrilegio suonare
e cantare contro il significato della
parola. Io ho uditi Miserere pieni d allegria,
Magnificat più cupi del De profundis,
certi Kyrie e Chrisle eleison clic movevano
a pietà non Dio, ma gli uomini. La maestà
del Credo, e del Sanctus da (pianti
non è intesa! La tenerezza dell’Xg/i/zv Dei
da quanti non è sentita! E le lamentazioni
di Geremia possono finora vantare una
musica sufficiente?
Io capisco che nei salmi p. e. vi hanno
cose troppo oscure per essere vestile di
acconcio note. Ma quando non si può entrare
nei particolari, bisogna contentarsi
del significato generale del salmo} e poi — SSavvertir
sempre anche in mezzo alle oscurità,
che la musica vuol essere affettuosa,
devota,semplice e pienad unzione. Con questa
regola non si può sbagliare. E quando
si crede che la sacra armonia è una parola
religiosa, un motto di più che si dice
al cristiano, un simbolo che Io solleva alla
contemplazione, allora tutto si trova facile,
e chiaro. Inoltre è mestiere che il maestro
sludj anche la liturgia in quei casi in cui
soltanto sinfonie, mottetti, armonie senza
canto accompagnano i riti. Musica stromentale
insignificante disdice molto alla
chiesa, dove tutto collima ad un punto
solo. quale è quello di rappresentare ai
scusi del fedele il mistero che è celebrato
in questa o quella solennità. Una Messa
es. gr. accompagnala da armonia, o pezzi
concertali esige dalla musica I accordo di
que sentimenti e di quel doloroso processo
che il sagrifizio dell" altare va sviluppando
nelle varie sue ceremonie. Tre
parti bisogna sempre distinguere: dall’z/ztroito
al Sanctus^ da questo alla Continuinone,
poi il ringraziamento. Ciascuna di
esse parti richiede diversi colori di armonia
e melodia, diverso uso di stromenti,
differente riimo; perchè primo sarà musica
che raccoglie, concentra, ajuta a pregare,
poi sarà un andante pieno d affetto,
e dolore; da ultimo come un inno di grazie
un pezzo d’allegria temperala. Il qual
processo sarà molto più facile al suonato!’
dell’organo, come a colui che suonando a
fantasia, e solo a muovere la multiplicité
de’ suoni e de struménti, può di leggieri
accordarsi agli ecclesiastici riti. Ilo parlato
ultimamente dell’abuso di questo stromenlo,
ho fatto notare le profane voci che se uè
sogliono cavare; ora aggiungerò che non
basta astenersi dalle profanità, non basta
eseguire musica grave e devota,- ma è
d’uopo che l’organista adatti alla liturgia
le sue sonate. Una cosa che sopra modo
debbo opporsi ai bisogni dei preganti è
quando od alla Elevazione, o alla Benedizione
odonsi motivi troppo spiccati ed
elaborati, od un fragoroso registro urta di
fronte il sentimento che in siffatte circostanze
si prova. Io dico che 1 organo è il
solo stromenlo degno della maestà della
religione; e quando mi fa udire i suoi ripieni
mi ricorda sempre o la legge del
Sinai, o il fragore del Cenacolo. Ma non è
mestieri ridurlo solo all’officio di scuoterci
e spaventarci. Il Vangelo ora ci spaventa,
e minaccia, ora ci ammonisce, ci consola,
suonatori
di studiar bene 1 arte loro?
Mi pare che da non
la bella e divina musica sia stata
pochi anni in qua
abbarado
allo
moderna
©
savano per
modi.
(1) Vedi la Bévue Musicale pubblicata dal sig. Fétis,
toni. Ili, IV e V.
loro note corrispondenti nella
scala del tenore:
pio e di base alle loro dimostrazioni, e
che dopo avere così iniziati gli allievi loro
ai primi principi! della musica, essi passtudio
degli altri
ci mescola i pili teneri affetti; il che fa
pure la Chiesa colla varietà della liturgia;
così che f organista ha qui innanzi un
modello da seguire senza timore d’errare.
Ma ripeto che bisogna studiare. E non è
pur questo uno de’ presenti bisogni, la
necessità che hanno i maestri ed i
stanza vilipesa e profanata, e che tempo
ormai sarebbe da restituirle il suo lustro
e decoro, e tirarla su, e farla parlare da
senno. La quale riforma ove volesse incominciare
dal santuario, dall antica culla,
cioè, dell arte musicale, la sarebbe non
solo un esordio di buon augurio, ma la
più giusta soddisfazione che si darebbe
all’arte medesima.
Se il buon esempio viene dalla Chiesa,
saniranno quanto prima, ed in modo, che
rimanderanno gli inni e le sequenze e gli
organi al santuario, contenti solo ad una
musica profana che.significhi e migliori.
Perchè al postutto ella è questa la conclusione
che dobbiam dedurre da tutti questi
articoli quali e’si sieno: La musica
debbe essere significativa e migliorativa, due
qualità inseparabili. Quando essa esprime
il buono, il bello, il vero, il giusto, il naturale, I onesto non può a meno di migliorarci,
e questo è l’effetto della espressione.
Allorché la musica non ci dirà mente,
ma solo ci solleticherà i timpani, sebben
male alcuno non ci faccia, mai non ci potrà
perfezionare nel bene, siccome quella
che non ce lo farà assaporare. Il compimento
della casalinga educazione, 1 assennato
ed onesto sollievo de’ teatri, i religiosi
affetti che debbe svegliare in chiesa,
abbiam veduto essere i soli e semplici offici
suoi. Chi la tira ad altro, chi la torse
alla via di perdizione, chi la vitupera e
la profana colle scempiaggini e le adulterine
lusinghe non intende musica, non
sente bontà e sublimità, ignora i più nobili
affetti, e si fa reo d empietà al tribunale
della Divina ineffabile bellezza.
NOTIZIE STORICHE
DILLI MUSICA DE’ GRECI
Articolo VI.
(Vedi Gazzetta Musicale Anno 1,
Anno II, pag. 174. Anno HI.
pag. 121, 462.
pag. 1, 9.
Nella musica de’ Greci vi
erano cinque j
modi principali: il dorico, il lidio. W frigio.,
Veolio^ e l’ionio li cui nomi, come può
ciascuno di per sè comprendere, derivavano
da quelli di alcune contrade dell’Asia; lo
che mostra che le antiche cognizioni de
Greci in opere di musica loro pervennero
dall’Oriente. V i erano ancora modi inlermedii;
alcuni autori ne stabiliscono il numero
a quindici; Aristossene li ridusse a
tredici, ed altri scrittori a dodici. Il modo
dorico era il più grave, il frigio occupava
lo spazio di mezzo, e il lidio era il più
acuto. Gli altri due modi riempivano gli
intervalli che si trovavano fra quelli dei
quali abbiam detto testé; così il modo ionio
era collocato fra il dorico e il frigio, e
il modo eolio fra il frigio e il lidio. Il modo
dorico era di carattere grave e veemente ed
animava gli ascoltatori. L’eolio era maestoso,
l’ionio duro ed austero; il frigio
era dato alle cerimonie religiose; e il lidio
era dolce e voluttuoso.
11 seguente esempio rappresenta 1 oltacordo
di Piltagora col nome delle corde e
Il sistema musicale de’ Greci comprendeva
i suoni, gli intervalli.* le mutazioni^
la melopea e la ritmopea. I suoni formano
la base della melodia e dell’armonia, e possono
considerarsi come i primi elementi
della musica. Gli intervalli contrassegnano
la distanza che passa fra i differenti suoni.
Il più piccolo intervallo nella musica dei (SQ ‘
Greci era il diesis enarmonico, o la quarta
parte d un tuono. La parola mutazione indica
il cangiamento di genere, di modo,
di misura o di movimento. La melopea è
l’arte della composizione del canto o più
CI
accuratamente parlando, comprende gli z’zztervalli
e la mutazione. Il ritmo degli antichi
era al tutto differente dal ritmo moderno.
Esso era determinalo dalle sillabe
lunghe o brevi della loro poesia. ed altra
varietà non offriva che quella che potevano
produrre i differenti metri poetici.
Prima di Terpandro, le greche melodie,
del pari che quelle dell’Egitto e della Giudea.
si trasmettevano solamente per mezzo
della tradizione a memoria. La nota o notazione
inventata da lui e in seguito perfezionata
consisteva senza più nell’uso delle
lettere dell’alfabeto applicato ai suoni della
musica. Una parte di queste lettere erano
a rovescio, altre mozzate o tronche: ed
alcune finalmente conservavano la propria
forma primitiva. Questo sistema a noi pare
alquanto più complicato e difficile di quello
che sia la moderna notazione.
Gli scrittori non
sulle difficoltà del
s’accordano neppure
sistema di notazione
dei Greci. 11 signor Perne, che ha pubblicato
anni fa una
memoria sulla musica
de’ Greci (1), riduce a poco il numero
de’ caratteri o segni di notazione che da
alcuni autori era stato portato a seicentoventisei.
Essi dicono che i Greci avevano
composto colle ventiquattro lettere
del loro alfabeto cenloquarantacinque caratteri
di musica. Il sig. Perne riduce questo
numero a novanta, la metà dei (inali
erano consacrati alla voce, l’altra metà agli
stromenti; ciò porta che solamente quarantacinque
erano da conoscersi, secondo
che si studia o la istrumentale o la musica
vocale. Egli tenta ancora di dimostrare
che per uso de’ musici in generale quarantaquattro
caratteri bastavano, ventidue
per la voce e ventidue per gli stromenti.
Questo dotto ci assicura di più che i
Greci avevano un metodo semplice ed uniforme
per insegnare il loro sistema generale,
il quale consisteva nello scegliere fra
i loro quindici modi quello chiamato lidio
nella scala diatonica, per servire d’esemOggidì
non si hanno che quattro esemplari
dell’anlica musica dei Greci. Tre di
questi pezzi sono inni consociati a Calliope,
ad Apollo e a Nemesi. Questi furono
trovati fra le carte del celebre arcivescovo
Usher. 11 quarto fu scoperto dal P. Rircher
in un monastero presso a Messina.
Esso consiste negli otto primi versi della
prima oda di Pindaro, messi in musica con
caratteri corrispondenti a quelli attribuiti
da Alifio al modo lidio, il quale presso
Platone era così particolarmente consacrato
ad inspirare teneri affetti, che egli ne proibisce
1 uso nella sua Repubblica. Questi
esemplari sono stati resi di pubblica ragione
da Burette e dal dott. Burney. L’inno
a Calliope è stato, non ha molto, tradotto
dal greco, e il sig. I-F. Danneley vi ha
messo un accompagnamento. Questo è stato
pubblicalo nella ventinovesima parte della
Enciclopedia di Londra^ artic. Musica. Il — 29 sig.
Danneley è di comune opinione con
Doni, Zarlino, de Stillingfle e altri molti,
cioè che i Greci avessero cognizione dell’armonia.
In somma, secondo la nostra opinione,
la musica de’ Greci era migliore di quello
che generalmente si crede. Essi aveano conoscenza
dei nostri intervalli nell estensione
della loro scala che non discendeva tanto
basso, nè tant’alto montava come la nostra;
e se essi non conoscevano altrimenti 1 armonia,
nel senso in che noi prendiamo
questo vocabolo, essi possedevano certo
1 arte di ordinare e dirigere masse vocali
e strumentali che producevano effetti eguali
a quelli che si sono potuti ottenere nei
tempi moderni.
Si erano fondale grandi speranze sulla
scoperta del trattato di Eilodemo; si sperava
d ivi cavare importanti notizie sulla
musica antica. Quest opera era stata rinvenuta
fra le rovine di Ercolano; il re di
Napoli l’offerse in seguito al re d’Inghilterra,
Giorgio 1A. Per mala sorte, da alcun
frammento in fuori, questo manoscritto
è stalo quasi distrailo nell operazione dello
svolgimento. I frammenti che se ne sono
conservati mostrano che quella fosse una
dissertazione sulla musica in sul fare di
quella di Boezio; e ciò che può consolarne
della perdila del resto, è che a meno che
quello che è andato perduto non sia di
lunga mano superiore a quello che è stato
conservato, quest’opera non avrebbe punto
di più. chiarito i nostri dubbi intorno alla
musica deirli antichi (1).
o
(I) Qui dobbiamo notare col sig. Pòlis alcuni errori
ne’ quali è cadalo il sig. Stafford. Il trattalo di
Filodemo, chiamato da lui Philodetremus, non ostalo
offerto in présente al re d! Inghilterra dal re di.Napoli;
esso non è stato distrullo nell’operazione dello
svolgimento, perchè egli è stalo in seguito pubblicato
per intero (colle note e commenti d editori eruditi)
e forma il primo volume della raccolta intitolata Herculanensium
voluminum quae supersunt. (Napoli, 1793
in fogl.), le poche lacune che si trovano nelle colonne
sono stale diligentemente rifornite c supplite;
finalmente l’opera non è altrimenti una dissertazione
in sul fare di quella di Boezio (il (piale non ha scritto
dissertazione alcuna sulla musica, e il cui trattalo sistematico
è diviso in cinque libri ) ma un trattato di
morale contro la musica.
BIBLIOGRAFIA.
QUARTETTO
a due violini, viola e violoncello
DEL MAESTRO
Achille Peri.
Generalmente da varj anni si va deplorando la decadenza,
f abbandono, E obblio in cui son caduti ri
quintetto ed il quartetto a violino, viola c violoncello
e sì declama contro l’indifferenza che i nostri maestri
mostrano per questo sublime genere, a ben riuscire
nel quale oltre esser dotali di ferace immaginazione
c conoscere in ogni particolarità tulli gli attributi degli
stromenli imperanti in orchestra ed i più eloquenti
in una sala, è d’assoluta necessità aver consumalo
lungo tempo negli studj del contrappunto c della fuga
che ammaestrano a mantenere l’unità c la chiarezza
del pensiero in mezzo alle più elaborate armonie ed
alle più ricercate modulazioni.
1/italiano Boccherini pel primo indicò la via a cui
il sommo Haydn, il patriarca del quartetto, si appigliò
a gran vantaggio dell’arte. Mozart più oltre la
spinse col preclaro suo genio c colla ridon danzaceli
patetica espressione. Beethoven la perfezionò segnando
un punto che non potrà mai oltrepassarsi senza cadere
in eccessi che ne deturpili^ il bello. Le classiche
creazioni di questi capi-scuola avranno sempre la magia
di commoverc il cuore, di scuoterne le più riposte
fibre, d’infondere ora una sensazione religiosa,
ora un sentimento melanconico cd affettuoso, ora dei
trasporli di gioja c di entusiasmo rendendo la nostra
mente compresa dalle più sublimi derivazioni melodiche,
armoniche e ritmiche.
In tempi a noi meno lontani, particolarmente per
quanto concerne la parte tecnica del travaglio, Onslow
c Sphor acquistaronsi estesa fama per le loro eminenti
qualità che li rendono distinti fra i moderni. Mendelssohn-Bartholdy
e Wcitt pubblicarono delle composizioni
che si desidererebbe fossero più gcneralmenle
conosciute meritando esser qualificale fra le migliori.
Spesso a siffatti lavori si ricorra onde più oltre non
vengano permesse, le taccio qui sopra apposte. L’utile
non sarà disgiunto dal diletlamcnlo. I nuovi cultori
del più bel genere di musica da camera sian all’arte
di sostegno. Innoltrisi con coraggio e fermezza, che
non di rado a’ dubhj passi dell’esordire tien dietro
un sicuro, lungo c glorioso procedere. 11 primo azzardarsi
di qualche autore in questo spinoso e difficile
arringo venga sussidiato da cortesi eccitamenti: le
opere di lui cseguiscansi, di esse se ne parli, c mai
lo si avvilisca colla non curanza ancor peggiore della
critica.
Mossi dagli or proposli argomenti noi pertanto indicheremo
agli scarsi nostri amatori del quartetto d
nuovo testò pubblicato presso Ricordi dal maestro Achille
Peri, facendo precedere alcune brevi nozioni su questo
intelligente artista che promette d’illustrare la propria
patria.
Egli preluse nella carriera musico-drammatica con
un’operetta intitolala Una visita a lìedlam che a Torino
gli cattivò buoni pronastici; quindi recossi a Parigi
c là diede sì bella prova della sua valentia, che
l’egregio Morel nell’ultimo numero del 18Ü9 di quella
Gazzetta Musicale ragionando delle composizioni dell’italiano
maestro così si espresse: In complesso giudicassi
che il Peri senza perder nulla dì quella abbondanza
melodica che rende oltre modo gradili •
componimenti de’ suoi compatriofti, ha. trovalo i mezzi
di avvicinarsi alla scuola tedesca, da questa ritraendo
taluna delle qualità inerenti alla sua dotta armonia,
(dia sua abile ist rumeni azione ed alla sua coscienziosa
fattura.. - Ritornato in Italia forte di (pianto
udì c studiò nella gran città centro artistico di tutta
Europa, rese fra noi di pubblica ragione, alcune graziose
ariette ed un lodato quintetto per due violini,
due viole c violoncello. - A Parma nel carnovale del
18i5 espose, la Ester d’Engaddi, imponenti’ spartito
ricevuto fra unanimi acclamazioni, ricco di notevoli
pregi d’invenzione c di lavoro e che non pulì tardare
ad esser apprezzalo ne’ principali teatri, come già successivamente
lo fu a Livorno, a Verona. - Nell’estalc
del medesimo anno per Reggio, sua patria, in poco
più di un mese scrisse la Dirne, c da’ suoi concittadini
n’ebbe le più festose accoglienze sì che il molto
ncemo prophela in patria sua non potè al Peri applicarsi.
- Venuto a Milano, spintovi dalla lusinga di poter
(pii produrre un saggio del suo ingegno, i desideri
suoi non ebbero compimento ed ci finora non potè
assoggettare le, sue note al giudizio di uno de’ primi
pubblici del mondo. Ciò non lo sgomenti; il momento
non è lontano in cui verrà fra noi ricerca- j
lo. A nuove, e sempre più accurate composizioni
s’infervori, la purezza e il poter delle melodie non
vengon mai da lui neglette per rintracciare ultra rimbombanti
effetti acustici, astruse armonie, insistenti
transizioni, esagerati sforzi vocali, abusi che pur
troppo la presente epoca drammatica eccessivamente j
adombrano e renderai! meri degna del rispetto de’postcri.
Senz’avvederci troppo oltre siamo andati a ragionare
dell’autore affinchè ci rimanga spazio ad estenderei
in dettagli sul pezzo a cui riferisconsi questi
cenni. Il brillante ed espressivo quartetto in sol per
due violini, viola c violoncello a quattro tempi, sebbene
contenga alcuni squarci in cui la finezza dell’ar- ।
monia e degli sviluppi evidentemente indichi nell’autore
franchezza ed altitudine al maneggio contrappuntistico,
vuol tenersi particolarmente basato sopra un l
sistema che alquanto diflerisce da quelli seguili dai
sopraccitati autori. In esso le complicazioni e combinazioni
scientifiche cedon il pi-imo posto alla grazia,
alla vivacità, alla passione delle melodie, e lo stile
d’islromentazionc di poco si scosta dal teatrale; sistema
die i ligj alla profondità e pienezza armonica
cd agli intrecci di un Onslovv e di Mendelssohn tacciaranno
di troppo leggiere e di non abbastanza sostenuto
ed elevato per un quartetto. Noi a questo
proposito ci permei (eremo di far notare a costoro
che, essendo assai difficile per non dire impossibile,
competere con que’ campioni in (pianto ad erudizione
c forza di fattura, per ottenere, effetto era prudente appigliarsi
ad una diversa maniera: Peri si allenile a
quella che più tocca il cuore, più moire l’orecchio e
ehi’ al suo animo era più confacente. Continui ad esercitarsi
e cerchi di vieppiù consolidarsi in un genere nel
«piale potrà cogliere palme tali da renderlo oggetto
d’invidia. Egli è giovane, e. studioso; l’arte è inesauribile
c molti passi ancora egli può fare, che il suo
©)
intelletto lo rende alto ad aspirare,
meta.
ad una gloriosa
Is. C.
VARIETÀ
i di caziom: mesicals
BEIXJE DOIfWE
(Dalla G. M. de P.)
Non ha molto, in un articolo intitolato armonia,
gettammo un rapido colpo d’occhio su’ varj significati
di questa parola, ma principalmente sulla parte, teorica
di quest’arte dell’accompagnamento; ora ci occuperemo
dell accompagnamento pratico.
Quante, sono le donne che apprendono la musica,
c (piante sono chi’ la dimenticano per averla malamente
appresa! Chi è, che non ha uditole, mille volle
nel mondo la frase stereotipa consacrala da queste dame: Dopo il mio matrimonio ho lutto ciò trascurato?
Eppure, per piacer materno, per un piccolo
fondo di vanità posto per l’avvenire sulla testa della
sua prole, e per un vago pensiero di matrimonio, ogni
madre un po’ dilettante di musica ne dà le prime lezioni
alla figliuola e guida le sue, piccole, mani sulla
tastiera del pianoforte, senza darle perii le menomo
nozioni de’ principj musicali ch’(’Ila stessa ha mollo
negletto ne’suoi bei tempi c che sovente la mancanza
di mitri principj le ha fatto obbliare.
Allorché più tardi la fanciulla è cresciuta in (‘là,
trova assai nojoso ritornare addietro, ed inoltra perciò
nella slessa via, occupandosi soltanto del meccanismo
delle sue mani e nulla della sua intelligenza
musicale; quindi riescono tante macchinette a due
piedi e talora a graziose manine che non hanno nemmeno
la regolarità ritmica di quelle altre macchine, a
cilindro di cui abbiamo altrove parlato. Avvi dunque
un’infinità di femminee musicali educazioni che pongono
tutto il loro scopo nel riuscire bene o male a
far sentire la sonata, la fantasia, e che talora non
giungono più in là delle quadriglie e galoppcs.
11 solo mezzo di dare alla gioventù ima buona
educazione musicale, si.è, farle eseguire della musica
d’assieme, iniziarla il più presto possibile ai misteri,
al colorito, alle finezze, al ritmo musicale infine
dell’accompagnamento, senza lasciarle ad un tempo
trascurare il meccanismo così essenziale delle dila
che dà al suono un carattere così brillante. Ma, Io
ripeto ancora, questo meccanismo, questo carattere
brillante, senza la rara qualità di molla cognizione
musicale che equivale al titolo di gran capitano
per un generale, non è che la superficie deH’artc,
e non soddisfa per nulla gli uditori, il cui orecchio sia
bene esercitato c dilicato il gusto.
O
Ì9 ■&
E<1 ora, dopo aver provato che fa d’uopo famigliarizzarc
i giovani con la buona musica d’assieme, formarli
all’arte difficile dell’accompagnamento, ciò non
vuol dire che la bisogna riesca agevole in Parigi. Parigi,
la nostra bella capitale delle arti, è la città d’Europa
ove più che altrove si eseguisce musica di convenzione; ove dimora un maggior numero di pratici
solisti, ove si canta il più sovente una mezza dozzina
di cavatine, di romanze; dove si suonano ognora le
stesse sinfonie, le stesse fantasie, le stesse variazioni.
V’ha in questo buon pubblico parigino un gran stuolo
di persone, che hanno perduto la memoria dell’orecchio
come quella del cuore, ch’è un vero piacere dingannarle:
e poi v’hanno degli uditori come degli esecutori
la cui artistica intelligenza ama nutrirsi per
lungo tempo della medesima idea, simili a (pici povero
marito di madama d’Epinay, l’amica di G. G. Rousseau,
al (piale più non rammentiamo (piai maligno mistificatore
dava c ridava mai sempre, il medesimo volume d’un’opera
di cui il dabben uomo ricominciava la lettura
senza avvedersene, rispondendo ingenuamente a coloro
che gli chiedevano come ei trovasse quell’autore: —
Buono, molto buono! ma trovo per verità che si ripete
un po’ troppo.
Si comprende facilmente che la scolara la (piale,
nella sua pazienza o a meglio dire nella sua manuale
ostinazione, s’affatichi almeno per sci mesi sulla Semiramide
di Thalberg, sul/Jon Juan di Liszt o sugli Studj
di Wolff, deve aneli’essa ripetersi un pochino.
La maggior parte dei professori dipianoforteapprovano
che i loro allievi diansi a questa ginnastica musicale;
ed hanno perciò le loro buone ragioni. La prima,
ch’essi non dividono la loro onnipotenza professorale
con un maestro d’accompagnamento, il quale fa sentire
all’alunno, quando questi sia bene organizzalo, le bellezze
estetiche cd intellettuali della scienza musicale,
c. queste bellezze spesso i professori di piano non intendono
e non rispettano niente più della misura, abituali come sono
a bastare a sè stessi, a far della musica soli, e a subordinare
l’armonia della loro mano sinistra alla melodia
della loro mano destra. Coiivicn dire altresì che l’alunno
il (piale abbia succhiato al grappolo delle varie bellezze
della musica d’assieme, trascura, e in ciò ha il
torto, lo studio meccanico il’un’esecuzione precisa,
netta, fervida c brillante. Arrogi che il più gran numero
de’ genitori non fa imparare a suonare il piano
alle figliuole che per soddisfare una puerile vanità,
per vederle brillare in società, fissare gli sguardi altrui,
c far finalmente penetrare per le^orcechic, nello
spirito di (piallile bel giovinoli» ricco, delle idee dj
matrimonio. Ora, le bellezze severe, scenliliche, eccezionali
e del tutto eccentriche di Beethoven, sono a
tale effetto meno adatte delle/lm/u.s’/esu’melanconici canti,
ma passionali, d’.liuui Balena o della Lucia di La.mnicrmoor.
Si è dunque nella pratica del metodo Wilhein
riguardo alla Noce, e nello studio di.Mozart, di Beethoven
c di XV eber, nella esecuzione della musica d’assieme
de’grandi maestri lilialmente, che. riposto è l’avvenire
della vera musicale educazione.in Francia, educazione
stazionaria ad onta di una folla di giornaletti
creali per vantare la tal fantasia o la tal romanza, di
cui i proprietari di questi elimeri foglijsono gli editori.
Dallo studio severo e paziente della buona musica
d assieme, nascono una specie di regola, d’ordine nelle
idee, una squisita sensibilità, il gusto delle intime riunioni
di famiglia, quella esaltazione mistica c grave
che caratterizza i costumi alemanni, la quale non si
trova che nell’esercizio della più nobile c più esprimente
di tulle le belle arti.
Enrico Blanchard.
NOTIZIE MUSICALI DIVERSE
— I. R. Teatro alla Scala. - La signora
Elsslcr prodottasi sere fa nella nota
azione coreografico-fantastica la Gisella^
fece prova di grandissimo ingegno e di
squisito studio nell ititerprelare in modo al
tutto nuovo e originale una parte piena
di difficoltà diverse ed opposte. Le più
Bilicate finezze e ingenui grazie nelle scene
di semplici contrasti amorosi e di affetti
domestici, una rara potenza di espressione
nei momenti più drammatici dell azione le
ottennero di svegliare nel pubblico un si
intenso e sì generale interesse, che di rado
vediamo destarsi il simile nella clamorosa
e per solito distratta platea del nostro gran
Teatro.
Da’ bei tempi della Pallerini in poi non
è facile ricordare un’attrice che meglio della
signora Elssler abbia saputo indovinare fin
dove può spingersi la schietta e semplice
verità del linguaggio mimico senza cader
nel volgare, e come per toccare al sommo
delfarte sia da fuggirsi anzi lutto il convenzionale
e il manierato che per solito
mutano Varie in mestiere. 11 convenzionale
e il manierato! ecco i due difetti capitali
di cui peccano la più parte de* nostri eroi
da scena e muti e parlanti! si volgano questi
poverini a studiare Gustavo Modena e
Fanny Elsslcr, e impareranno a porsi sulla
buona via, fuor della quale non riusciranno
mai a nulla di buono! B.
— Firenze. Il Cav. Giorgetli mosso
amore per la bell’arte e da desiderio di
da prepotente
riuscire di titilità
a questi professori c dilettanti ha testé proposto di
dare una grande Accademia di musica storica in cui
venissero eseguiti i più scelti pezzi, incominciando dall’epoca
di Balestrimi e venendo lino a Rossini, comprendendovi
ogni scuola ed ogni genere sì vocale che istrumentale.
Possa» le cure dell’egregio artista aver il meritato
guiderdone!
Quanto prima avrà luogo un concerto del riputato
suonatore di Pianoforte Honnorè.
(Da lettera)
— Venezia. La Gazzetta Privilegiata di questa città
nel N’. 30, contiene un’estesa e patetica necrologia su’
pianista Enrico Angeli morto a Trieste il 25 p. p
Gennajo nella fresca età di meno di ventiquattro anni,
essendo nato a Venezia il 16 dicembre del 1S2O. - Venne
tronca in sul fiore una vita che aveva già prodotto non
comuni frutti e piena delle, lusinghe di più splendido
avvenire. - L’Angeli mosse i primi passi nella difficile
palestra di concertista alla Società Apollinea nel 1842,
di ritorno da Vienna ove crasi recato a perfezionarsi nella
scienza del contrappunto e nell’arte di toccare l’istromcnto
de’ Liszt, de’ Chopin, de’ Thalbcrgh, il quale ultimo
gli fu ben anco cortese di suggerimenti. Padova,
Trieste, Bologna, Firenze. Ferrara e Reggio non tardarono
a confermare la sentenza de’ proprj concittadini e
di lui taluno disse, che aveva l’anima italiana e le
dila tedesche. Pochi mesi or son nuovi allori ottenne in
patria, quindi onorato d’invito dalla Corte de’reali di
Francia recossi a Gorizia e là disse addio al prediletto
suo islromento. 11 male che da lungo tempo lo slruggea
incalzò sempre più finché lo condusse alla tomba,
privando l’Italia di un giovane che con Dohler, Golinelli,
Gainbini, Coop, ecc., avrebbe potuto contribuire
ad avvantaggiarla nell’opinione degli ultramontani cultori
del pianoforte. La fantasia sulla Linda di Chamounix
dell’or compianto Angeli
dar del paro con varie in giornata
società.
— Vienna. Il maestro Nicola) la
per effetto può anpiù
ricercate nelle
sera del 3 corrente
ne! teatro di Porla Corinzia fece rappresentare il Proscritto
ridotto per l’opera tedesca con molti cambiamenti
e non poche aggiunte. Varj brani vennero applauditi
più per bella e dotta fattura che per novità di
pensieri: alcuni tagli avvantaggerebbero d’assai il complessivo
effetto di questo lodevole sparlilo in ogni sua
parte degno dell’autore del Templari).
D’ordine di S. M. la Regnante Imperatrice, Donizetti
dirigerà il gran concerto per le Elisabettine; ci saviamente
pensò di distribuirlo in modo che la prima parte
risultasse composta intieramente di musica sacra, e la
seconda di profana. Eccone il programma:
Parte I.a
Sinfonia di Mcndelss’aon.
Coro dell’Jefte di Hiindel.
Due versetti dello Stabat Mater di Pergolesi.
Finale del Davide penitente di Mozart.
Parte H.a
Aria cantata dall’Hcineffeter.
Introduzione degli Zrabi nelle Gallie di Pacini eantata
da Standigl.
Duetto dell’Fmma d’Zntiochia
Gran finale - Il giuramento - del
— Berlino. Il signor Meyerbeer
di Merendante.
Guglielmo Teli.
(Da lettera)
è ritornato, ina non
lla ancora ripigliato la direzione dell orchestra; vi è anzi
chi afferma ch’egli abbia offerto la sua demissione nel
caso che il Re non accetti le sue proposizioni per
il miglioramento della direzione artistica del Teatro
dell’Opera. Gli L’gonolti sono stati rimessi in iscena
colla signora Schrocder-Devrient ed il signor Harlinger;
quest’opera eccitò qui come dappertutto, un vivo entusiasmo.
/loberto il Diavolo è ora in ripetizione; la
signora Schroeder canterà la parte d’isabella.
— II celebre tenore Mortai» continua, durante il suo
soggiorno a Berlino, le sue rappresentazioni al teatro, e
I* effetto ch’egli produsse dal suo primo comparire, aumenta
sempre più; dopo aver cantato nella L.ucrezia e
nel Belisario, ove s’era mostralo ammirabile nel genere
passionato ed anche nel genere di forza, cantò in
questi giorni la parie d’Edgardo nella Lucia di Lammermoor
con una tal perfezione, ch’egli fu applaudito
immensamente in tutti i pezzi. Il celebre cantante si
farà sentire ancora nella Favorita di Donizetti, nei Puritani,
nella Norma e nel Giuramento.
— Monaco. Zatda, opera del signor Poils è rappresentata
qui con un lusso di decorazioni c di costui»1
(piasi sconosciuto fra noi. Questo lavoro ha ottenuto
molto successo.
— Il signor Delin, celebre professore di musica all’Università
di Berlino ha di fresco terminato un corso
sulla musica moderna.
— Si è rappresentata a Berlino I’ Opera di Wagner:
V Olandese errante. Questo lavoro ottenne successo; la
prima rappresentazione è stala
seconda e la terza dall’autore.
— Tra i numerosi candidati
dine per la cattedra di musica
diretta da Meyerbeer, la
che si mettono in orvacante
all’università di
Edimburgo, bisogna citare il cavaliere CatrufTo. È egli
forse l’autore d’un’opera buffa già dimenticata, Felicita,
ove aveva galleggiato una romanza: La simpatia è il
legame delle anime.
— Londra. Si eseguirono recentemente delle melodie
ebraiche che rimontano, diccsi, ai tempi antichissimi
e che transmesse dalla tradizione vocale, sono state raccolte
dai rabbini. Senza entrar qui in discussione su
questo punto di controversia musicale, limitiamoci adire
che queste melodie si dividono in due serie, una tutta
religiosa, l’altra consacrala alle passioni e ai sentimenti
della vita sociale. Sono state rivestile delle forme indispensabili
all’arte moderna dal signor Luigi Leo, ed
hanno trovati interpreti abili, principalmente il cantante
Philips, che esegui con molto successo l’aria del trionfo
di Mosè dopo il passaggio del mar Rosso. Si rimarcò
pure una canzone d’amore.
— Il signor Kayncmayer. giovine violoncellista nativo
di Westfalia, produsse una viva sensazione nei circoli
artistici di Londra. La maniera ardita con cui eseguisce
dei passaggi sembrali finora impraticabili sul suo
islromento, gli valse il soprannome del Paganini dei
violoncellisti.
— Yeijiah. Il celebre Liszt è qui da un mese come
maestro di cappella di S. A. R. il Gran Duca, capo dell’orchestra,
ed occupa così il posto di Huinmcl. L’orchestra
si risolile della sua viva e focosa direzione, e
molto migliorò. I capi d’opera di Beethoven,di Weber
e Meyerbeer, che Liszt mise in repertorio, sono stati
ricevuti con entusiasmo dal pubblico, che pure applaudisce
moltojii gran pianista quando eseguisce lesue composizioni,
e sopra tutto le sue fantasie sul Don Juan,
Robert le Diable e la sua seconda Marcia ungherese.
Le arie che Liszt pubblicò a Berlino col titolo le Lions
des Lieder eccitano fanatismo quando sono da lui accompagnate.
I suoi Lieds Lurley di Heine, e la Mignon
di Goethe, sono desiziosi. 11 secondo volume di questo
lavoro, che contiene sei poesie liriche di Vittor Hugo, è
aspettato con impazienza.
CIOVAXM RICORDI
EDITOBE-PBOPBIETABLO,
w Dall’I. R. Stabilimento Nazionale ff*iriviiegiatto
<li Calcografìa, Copisteria e Tipografia Itlusicale di GIOVANNI RICORDI
Contrada degli Oinenwi N. 1729, con deposito per la vendila in dettaglio nei diversi locali terreni situali sotto il nuovo portico di fianco all’I. R. Teatro alla?