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V.
IL CESARISMO
[leggendo la introduzione alla vita di cesare scritta da napoleone iii]
I.
Giove ha Cesare in cura. Ei dal delitto
Svolge il diritto, e dal misfatto il fato.
Se un erario al bisogno è scassinato
4O un cittadino per error trafitto,
Tutto si sanerà con un editto.
A sua gloria e per forza ei ci ha salvato.
Chi ebbe tenga, e quel ch’è stato è stato.
8Nuovo ordine di cose in cielo è scritto. —
Cosí diceva, senator da ieri,
Il ladro fuggitivo servo Mena;
11E la plebe a Labien sassi gittava.
Ma la legione undecima cantava
— Trionfo! quattro nivei destrieri,
14Divin trionfo, al divin Giulio infrena! —
II.
Quattro al dio Giulio, o dio Trionfo, infrena,
Come al buon Furio già, nivei cavalli:
Leghi al carro d’avorio aurea catena
4L’Egitto e il Ponto e gli Africani e i Galli.
Gracco, la plebe tua straniere valli
Ari a un suo cenno; e tu curva la schiena,
Sangue Cornelio, e a’ senator da’ gialli
8Crin la via mostra che a la curia mena.
Dittatore universo, anche la vaga
Lingua d’Ennio ei fermò; l’anno ha costretto1
11Errante già per la siderea plaga.
Ma fra tant’inni il mondo ode su ’l petto
Santo di Cato stridere la piaga
14E scricchiolar di Nicomede il letto.2
settembre 1868.
- ↑ [p. 529 modifica]Alludo ai due libri De Analogia intitolati a Cicerone, coi quali Giulio Cesare intendeva dare con norme determinate una certa unità alla lingua romana traendole dall’incostanza dell’uso volgare.
- ↑ [p. 529 modifica]Svetonio ha tutto un capitolo intorno la pudicizia di Cesare prostituita sotto (così traduce il Del Rosso, cavaliere gerosolimitano) al re Nicomede; e da quel capitolo sappiamo che Dolabella chiamava il futuro dittatore "la femmina che fa le corna alla regina di Bitinia„ e "la sposa segreta della lettiga reale„; che Bibulo suo collega nel consolato diceva di lui, per addietro essersi egli innamorato dei re ed ora dei regni; e altre cose che non possono esser ridette qui. Ci basti il frammento di C. Licinio Calvo,
....Bithynia quidquid
Et paedicator Caesaris unquam habuit,
[p. 530 modifica]e ciò che più apertamente cantavano i legionari nel trionfo gallico,
Gallias Caesar subegit, Nicomedes Caesarem;
Ecce Caesar nunc triumphat, qui subegit Gallias;
Nicomedes non triumphat, qui subegit Caesarem.
Ecco: gli storici e i filosofi, i quali sonosi in questo secolo dei colpi di stato tanto sbracciati a dimostrare la necessità la moralità la santità della usurpazione di Cesare, dovrebbero anche dimostrarci l’estetica delle carezze sofferte sotto il re di Bitinia, e come a diventar imperatori e licenziarsi ai colpi di stato e al saccheggio degli erari sia una propedeutica provvidenziale quella dei letti o delle lettighe bitiniche. Può essere filosofia della storia anche cotesta: imperocché che cosa non è filosofia della storia oggigiorno?