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A T T O P R I M O
SCENA PRIMA.
Sala nella Locanda ec.
Coro d’inservienti e donne addette alla locanda,
che vanno assettando la sala unitamente a Lorezza.
Su, sbrighiamoci, spazziamo;
Attenzione, diligenza.
Qui le tavole accostiamo,
Là posiamo la credenza;
5Ogni cosa sia disposta
Con decenza — e proprietà...
La locanda della posta
Una reggia sembrerà.
Se sapeste a chi s’infiora
10Questo albergo fortunato,
Se vedeste la signora
Cui l’alloggio è preparato,
Voi direste: ci vuol altro
Per cotanta maestà!
15Oh! cospetto! e chi sarà?
Zitti... ell’è la Principessa...
Di Navarra?
Appunto dessa.
Quella saggia, amabil dama,
Di cui predica la fama
20La virtude e la beltà!
Qui si attende, e qui verrà.
Su, sbrighiamoci, spazziamo ec. ec.
SCENA II.
Pedrigo, Oliviero e Detti.
No, non posso, l’ho detto e il ripeto:
Le mie stanze son tutte occupate.
25 Non alloggio persone spiantate,
Quando aspetto la figlia d’un re.
Deh! non siale cotanto indiscreto;
Riposar mi lasciate un istante...
Deh! se il cor corrisponde al sembiante,
30Signorina, pregate per me.
(a Lor.)
Zitti là. Non ci è caso: partite.
(prima a Lor. la quale vuol parlare, poi ad Oli.)
Ascoltate.
Non odo ragione.
Un momento...
No, no.
Compatite;
Ma qui aspetto ser Gianni, il padrone.
Il padrone!
(ironico)
Lui stesso.
35Ser Gianni!
E di grazia ser Gianni chi è?
Messer Gianni è un onesto borghese,
(con disinvoltura)
Vago assai di veder del paese,
Uom gioviale, d’amabil umore,
40Sempre in cerca di gloria e d’amore,
Favorito di tutte le dame,
Adorato da mille beltà.
Messer Gianni, l’onesto borghese,
(contraffacendolo)
Veda pur quanto vuol di paese,
45Porti altrove il suo amabile umore,
Qui ne gloria si alloggia, nè amore,
Cuciniere qui sono e non dame,
Qui si mangia, si paga e si va.
Deh! se il cor corrisponde all’aspetto.
50Signorina, impetrate pietà.
(a Lor.)
Discacciar sì gentil giovinetto,
Caro padre, saria crudeltà.
Non alloggio, non voglio, l’ho detto:
Voi partite: (a Oliv.) tu sorti di qua. (a Lor.)
TUTTI
55Deh! pensate che alcuna locanda
Non si trova al paese vicina:
IoEi staròà dove più si comanda
Nella porta, in soffitto, in cantina;
Ma lasciate che attenda il padrone,
60Che a momenti a cercarmilo verrà.
Occupata è la nostra locanda
Dal soffitto perfino in cantina;
Voi tornate a colui che vi manda,
Tu, fraschetta, va tosto
65Voi, Lorezza, venite in cucina...
Oh! guardate; per forza il buffone
Alloggiare in mia casaqua dentro vorrà
(Lor. e il Coro part.)
SCENA III.
Pedrigo, Oliviero, un Servo, indi Lorezza che torna.
E così, non partite? avete inteso?
Siete sordo o stordito?
70Pur troppo vi ho capito;
Ma non posso partir.
Corpo di bacco!
Sta a veder ch’ei comanda in casa mia.
Aperta per ciascuno è l’osteria.
Padrone, in questo punto
„75Un gran numero è giunto
„Di cavalli da sella.
„Aperta sia
„La maggior scuderia colla rimessa:
„È l’equipaggio della Principessa.
„No, no: sulle gualdrappe il nome io lessi
„Di Gianni di Parigi.
È il mio padrone,
„Che talvolta pedone
„Va per divertimento, e manda avanti
„I suoi cavalli.
„(sorpreso) I suoi cavalli!.. quello!..
„Messer Gianni!.. (a Oliv.) ponetevi il cappello.
85Padre mio, quanta gente!
Che staffieri! che paggi!
Che carrozze! che treno! ch’equipaggi!
Oh! questa volta è certo
La principessa.
Lo credeva anch’io;
90Ma intesi che ser Gianni di Parigi
È il nome dell’illustre viaggiatore.
Sedetevi, signore,
Ristoratevi alquanto... Or che ci penso...
Potrei.. qualche stanzino.. in cima o in fondo..
95Ad ogni modo egli sarà servito.
Obbligato.
Che giovane compito!
Anzi... fino a sta sera
Forse non giungerà la principessa;
E se il vostro signore
100Si ferma per poch’ore,
Voglio alloggiarlo al primo appartamento.
Parlerete con lui. Venir lo sento.
SCENA IV.
Gianni e Coro del suo seguito.
Il desinar preparisi
Al nostro messer Gianni:
Ci sia sciampagna e malaga,
105 Madera di trent’anni:
È questo il gran specifico
A stanco passaggier.
Il desinar preparisi,
Ma più ci sia da ber.
110Questo albergo, o locandiere,
È miglior ch’io non pensai.
Un giardino... un belvedere...
Sito aperto... ameno assai...
Di Parigi un buon borghese
115Desïar di più non può.
Locandier, vi sia palese
Che mi piace e vi starò.
Mi perdoni: è già fissato
Per sua Altezza di Navarra.
120Quanto aveste di caparra?
Ebbi piastre ventitrè.
Bagattelle! eccone cento:
E l’albergo spetta a me.
È di peso l’argomento,
125Da rispondere non c’è.
Tosto il pranzo preparate:
Vini vecchi, piatti buoni.
Ma, signor, accaparrate
Sono ancor le provvigioni.
130Pago il doppio sul momento
Le provviste son per me.
È di peso l’argomento,
Da rispondere non c’è.
Tutto qui spiri - gioja e allegria,
135Bacco c’inspiri - dolce follia:
Il Nume è questo - ch’io servirò.
(Ma se mi piace - la bella dama,
Che tanta brama - in me destò,
Bacco perdonami - son disertore:
140Servo d’Amore - mi renderò.)
Gianni e Coro.
Tutto qui spiri - ecc.(l’ed. Lor. e il Coro partono)
SCENA V.
Gianni e Oliviero.
Che ne dici, Olivier? Come ti sembra
Questa maniera mia di far vïaggio?
Bizzarra, e tal che un paggio
145Non può trovarla che piacevol molto.
Quel tratto disinvolto,
Quel parlar, quel vestir sì ben trasforma
Il figlio di Filippo di Valese,
Che ognun lo prenderia per un borghese.
150Qualunque dell’impresa a cui m’accingo
L’esito sia, se d’eseguirla il modo
Sembra un po’ matto, converrassi almeno
Che l’intento e il disegno è saggio appieno.
„ Difatti, ovunque io sento
„ 155Nomar la principessa di Navarra,
„ Lodarne la beltà, vantarne i pregi,
„ Mille principi e regi
„ A piacerle aspirar; d’egual desio
„ Pieno in segreto anch’io ma più prudente,
„ 160Anzi che dichiararmi, io vo’ di lei
„ Giudicar da me stesso: il re noi vieta;
„ E da migliori cavalier’ seguito
„ Io parto travestito, e porto meco
„ Quanto fia d’uopo, se sarò sforzato
„ 165A palesar il mio verace stato.
Tutto finor predice
L’esito più felice.
In questo albergo
Io volli prevenir la principessa.
Agevolmente ad essa
170Appressarmi potrò, potrò mirarla,
Parlarle, esaminarla,
E giudicar se non mentì la fama.
Del tempo approfittar questo si chiama.
Tu quanto puoi ti adopra
175A secondarmi: a te son noti appieno
Tutti i disegni miei.
Vado il gran piano
A preparar: in moto fian le spie,
Pronte le batterie,
Tesi gli agguati, e di sì gran vittoria
180Un vostro paggio solo avrà la gloria
(parte)
SCENA VI.
Pedrigo, Gianni indi Lorezza.
Affè, signor borghese, in grazia vostra
Sono in un bell’impiccio.
L’ho fatta grossa.
E perchè mai?
Si appressa
Il Siniscalco della principessa.
Il Siniscalco?
(placidamente)
185Certo: ei trovar crede
Vuoto l’albergo.
E pieno il troverà.
Questo è quel che mi pesa. Or che farà?
Quel che avrei fatto io stesso
Se più tardi giungea.
Corpo di bacco!
190Voi sareste partito.
Ei partirà egualmente.
Ei mi ha pagato anticipatamente.
Feci lo stesso anch’io.
Di mala fede
Mi accuserà.
Verissima è la cosa.
Mi chiamerà furfante.
195Per lo meno.
Impiccar mi farà.
Tutto al più.
Basta questo in verità.
Caro signor borghese,
Voi solo mi potete
200Risparmiar così brutto complimento.
In qual modo?
Partendo sul momento.
Pensate che fra poco
Verrà la principessa.
È ver.
Pensate
Che restar presso a lei non è decente.
Parlate ottimamente.
205Or dunque andrete...
A trovar la mia gente, e a preparare...
La partenza senz’altro...
Il desinare.
Presto, presto correte:
Giunge il gran Siniscalco: egli già sale
Dell’albergo le scale.
210Ah! ch’io l’ho detto!
Borghese maledetto,
Non volete partir? Come!... che vedo?
Comodamente io siedo.
Anche di queste?... io sudo per la pena.
Eccolo... testa addio!
215(La bella scena!)
SCENA VII.
Siniscalco e detti.
Gianni sta seduto tranquillamente in disparte. Pedrigo tenta di celarsi più che può fra il seguito del Siniscalco.
Venga ciascun qual fulmine
Agli ordini ch’io dono;
Rispetto alla mia carica,
Gran Siniscalco io sono:
220La principessa imposemi
L’ordine d’ordinar,
Dunque.... umilmente uditemi,
Ordino.... il desinar
(Ahi! ahi! qui vien l’imbroglio:
225Non so che dir, che far.)
(Gonfio è costui d’orgoglio,
Ma gli dovrà passar.)
Ebben? ciascuno è immobile!
Il locandier non viene!
230(Qui perorar conviene.)
(facendosi avanti)
Dov’è colui?
Son qua.
Signor... poichè l’onore...
(con sommo imbarazzo)
Mi ha fatto d’onorarmi...
Avrò l’onor maggiore...
235Di dirle e protestarmi...
Che il pranzo... da pranzare...
L’albergo... d’albergare...
Stanze, cucina e conto
Tutto era pronto... ma...
Che ma?
240 Quel galantuomo
Per me risponderà.
Eterni Dei! quest’uomo
(sorpreso e sdegnato
Chi è, che vuol, che fa?
Di Parigi io son borghese,
(alzandosi e presentandosi al Sin. con grande disinvoltura)
245Corro il mondo a passo a passo:
Mi diverto alle mie spese,
Con nessuno il capo abbasso,
Sol se incontro un’osteria
Io la vado a visitar.
250Visitato ha pur la mia,
E occupato il desinar.
Come!.. come!.. vada via:
O con me l’avrà da far.
Intendeste?
(a Gian.)
Intesi: e resto.
Si può dar?...
255Va via, buffone.
Dopo il pranzo.
Sorti presto
Dalla porta o dal balcone.
La gentil proposizione
Mi è impossibile accettar.
260(Poffar bacco! sti borghesi
Hanno teste molto strambe.
Siniscalco, forte in gambe.
Non lasciarti sopraffar.)
(Mai non vidi e non intesi
265Un bel giuoco al par di questo;
Se al principio eguale è il resto,
Gran risate che ho da far!)
(Parta o resti, quel ch’io presi
Più non rendo ad ogni modo:
270Locandiere, muso sodo,
Non istarti a sgomentar.)
(odesi rumor di carrozze.)
Esci, vola; ecco i corrieri
Che precedono sua Altezza.
La vedrò ben volentieri:
275Amo molto la bellezza.
Ed insisti?...
Di restare.
E pretendi?...
Desinare.
Oh! cospetto! la vedrai...
Tu, briccon, la pagherai...
(a Ped.)
280Io che ci entro, poveretto?
E’ tua colpa.... è tuo difetto...
Per pietà, signor borghese...
(a Gian.)
Ambedue farò impiccar.
Si, furfanti, sì, fra poco
285Tanto eccesso fia punito:
Un par mio non va schernito,
Chi son io vi vo’ insegnar.
(Tanta bile in me si desta,
Che mi sento soffocar.)
290Io, signor, non prendo foco;
L’ira nuoce all’appetito,
Ed il pranzo stabilito
Indigesto mi può far.
(Una scena come questa
295E’ difficile a trovar.)
Messer Gianni, è lungo il gioco...
Mi ponete a mal partito.
Eccellenza, ei mi ha tradito...
Lui dovete condannar.
300(Ah! se salvo la mia testa
Un miracolo mi par.)
(partono)
SCENA VIII.
Cortile nella Locanda.
Seguito della Principessa di Navarra, indi la medesima accompagnata dal gran Siniscalco, Camerieri della Locanda, ecc. ecc.
All’illustre Principessa,
Che si appressa
Ogni cor - tributi onor:
305E vagheggi, e adori in quella
La più bella
Meraviglia dell’amor.
Bel piacere è il vïaggiar:
Chi lo niega è stolto affé
310 Ma un piacer v’è nell’amar,
Ch’è maggior - credete a me;
Tanto e tanto io girerò,
Che alla fin lo troverò.
Sì amabile speranza
315Di gioja inonda l’alma...
Ah! l’amorosa calma
Ritroverà il mio cor.
Lo sento ai moti insoliti
Già rimbalzarmi in petto
320Vicino il vago oggetto
M’addita forse amor.
Ebbene, Siniscalco,
È all’ordine l’albergo?
Ah! principessa,
Voi mi vedete afflitto,
325Mortificato, indispettito, e pieno
Di rabbia e di veleno. Un grande esempio
Di voi Navarra aspetta
Di rigor, di giustizia ancor non visto.
Un insolente, un tristo,
330Un uom del volgo, un misero borghese
Con inaudito ardire
La locanda occupò nè vuol partire.
Ignora forse che per me fissato
Sia da più dì l’albergo?
Oh! non l’ignora;
335Ma senza alcun riguardo a vostra altezza
Tutte per sè ritien camere e sale,
Vuole il pranzo per sè.
Che originale!
Sciogliete, o principessa,
All’ira vostra il fren: s’innalzi il palco,
S’impicchi...
SCENA IX.
Oliviero e detti.
(prontamente avanzandosi) 340Il siniscalco...
Come! che ardir?
Il siniscalco, altezza,
(come proseguendo il discorso)
Mal giudicò del mio padrone il core;
Nessuno al par di lui vi rende onore.
Ei sa che in grande impiccio
345Vostra altezza saria, se fosse astretta
Altro alloggio a cercarsi, ed ei nol soffre.
In questo albergo ei v’offre
Il proprio appartamento, e di accettarlo
Umilmente vi prega e vi scongiura.
(Questo di più?)
350(Bizzarra è l’avventura!)
Siniscalco!
Madama.
Senza indugiar andate
Al signor forestiere, ed in mio nome
Ringraziatelo.
Come?
355E ditegli che accetto
L’appartamento che mi viene offerto.
Principessa!...
Ubbidite.
(È matta al certo).
(partono da lati opposti)
SCENA X.
Sala come prima.
Pedrigo e Lorezza.
Ho davvero un bel farmi coraggio,
Con quel diavolo ho proprio un bel dire:
360Ei minaccia di farmi morire,
E la cosa spedita mi par.
Il borghese cagion dell’oltraggio
Serba un’aria sì franca e sicura,
Ch’io per me non ho niente paura,
365Nè dovreste voi tanto tremar.
Sì, ma intanto il signor siniscalco
A me parla di fune e di palco.
Eh! lasciate passar la tempesta,
Gran divario è tra il dire e l’oprar.
370Ah Lorezza! se salvo la testa
Io non voglio più altezze alloggiar.
SCENA XI.
Il Siniscalco, la Principessa col suo seguito e detti.
Se importuno a voi son io
Perdonate, o principessa;
Ma la gloria è compromessa,
380Ma in pericolo è l’onor.
Siniscalco, l’onor mio
Non si appanna per sì poco:
Venni tardi, e preso è il loco;
Solamente è mio l’error.
385Ah! che ignora vostra altezza
Nuovo orribile attentato.
Favellate.
Cos’è stato?
Fremo in dirlo.
Che sarà?
Principessa, inorridite:
390Senza pranzo si starà.
Senza pranzo! che mai dite?
La funesta verità.
Partirete a dente asciutto,
Altro mal non ci sarà.
395Mai non vide il regno tutto
La più grande iniquità.
(Ah! più serio e ognor più brutto
Il pericolo si fa.)
SCENA XII.
Oliviero e detti.
Altezza, a voi richiede
400Il mio signor licenza,
Come dovere ei crede
Di farvi riverenza;
E spera aver da un’ospite
Sì bella tal favor.
405Che ascolto? e ancor pretende
Che noi lo comportiamo?
(Il laccio che mi tende
Di non veder fingiamo.)
Ch’ei parta.
410No: ch’ei venga.
È il nostro albergator.
(Oliv. parte)
Altezza, oh Dio! che fate?
Chi siete almen pensate.
Un uom sì basso e vile
415Cacciate via di qua.
SCENA ULTIMA.
Gianni, Oliviero e detti.
Cacciarmi! più gentile
Io credo la beltà.
(la Prin. e Gian. esaminano vicendevolmente. Intanto Oliv. si appressa a Lor. e si trattiene scherzosamente con lei)
(Non m’inganno: il prence è quello:
A’ miei sguardi invan si cela:
420Quel sembiante assai lo svela
Pien di grazia e nobiltà.)
(Ah! se come il volto ha bello,
Egualmente ha bello il core,
Sospirar, languir d’amore
425A’ suoi piedi mi vedrà.)
(S’ella è sana di cervello,
Se d’onor le voci ascolta,
Tutte quante in una volta
Il briccon le pagherà.
430(Chi sa mai dove il flagello
A cader andrà fra poco?
Se sua altezza prende foco
Male assai per tutti andrà.)
Non fuggite, o viso bello,
435D’ingannar non son capace:
Sono, è vero, un po’ vivace,
Ma fedele alla beltà.
Signorino, andiam bel bello,
Io non credo al vostro omaggio:
440So che amor nel cor d’un paggio
Presto viene, e presto va.
Chiedo scusa se mi avanzo
Alla buona e con franchezza,
Ma sapendo che da pranzo
445Qui non c'è per vostra altezza,
Io la prego d’ aggradire
Quel ch’io faccio preparar.
Insolente! hai tanto ardire?
Gentilezza anzi mi par.
450Principessa, lo sentite?
Proferite... decidete...
Qual partito prenderete?
Il partito... d’accettar.
Accettar!
Non altramente
455Far poss’io, signor borghese,
Per risponder degnamente
Ad invito sì cortese,
Che gradirlo di buon core,
E del pranzo profittar.
Veglio o sogno?
460Oh! qual favore!
(Mi comincio a confortar.)
Finchè il pranzo e la mensa si appresta,
L’appetito fra’ giuochi s’inganni;
Passa il tempo con rapidi vanni
465Dove alberga la gioja e il piacer.
(Non vi è idea più bizzarra di questa:
Vo’ lo scherzo seguire e tacer.)
(Vieni amore, concorri alla festa,
E seconda il gentile pensier.)
470(Se sua altezza ha perduta la testa,
Ch’io la perda egualmente è mestier.)
(Finalmente passò la tempesta,
E possiamo cogli altri goder.)
FINE DELL’ATTO PRIMO.