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MONUMENTI
CALAN sopra stridenti carri da le stremate
    Montagne i marmi; fervono dentro l’effigïate 
Forme i metalli sacri agl’immortali. Canta 
    Degli aurei lucri al suono l’artefice, che tanta 
            5Folla d’eroi discendere 
            Mira nel tetro asil.
Canta. Già di marmorei, di bronzei simulacri,
    Di trofei, di colonne, d’archi ai potenti sacri 
S’imboscano le piazze; torreggia ad ogni passo 
    10Un redentore, un martire, un galantuom di sasso, 
            A cui d’intorno immemore 
            Bulica il volgo vil.
Insuperbisci, o santa madre Saturnia! In poco
    Mancherà certo a tante postume glorie il loco: 
15Poi che la Morte, amabile Circe, muta fra noi 
    Non gli uomini in cignali, ma i cignali in eroi; 
            E di marmoree plejadi 
            T’ingemma l’arte il suol.
Corone a lor! Che importa, se stracca e macilenta
    20Una ciurma di vive larve curvata stenta 
Su l’altrui gleba, dove semina l’ossa? A lei,
    Se un covo e un tozzo manca, non bastano i trofei,
            Onde la gloria italica 
            Poggia a l’olimpo il vol?
25Spumeggi altrui nel colmo bicchier l’ebbrezza; bacchi
    Felicità per l’aule de’ blasonati ciacchi;
Altri gioisca i letti, in cui molle si sdraja
    La voluttà, che i corpi meglio che l’alme appaja; 
            Pieghi la Fama i facili 
            30Lombi a chi in alto sta.
A voi, lombrichi in volto d’uomini, a voi di prenci
    Ludibrio, la natura diede in retaggio i cenci; 
A voi la Legge, druda di chi più le fa scorno, 
    Per l’opera d’un anno dà la mercè d’un giorno,
            35L’onta, l’error, l’infamia 
            La Legge equa a voi dà.
O vermi, brulicate, affamate, marcite;
    Ne’ baratri fangosi, nel dolor seppellite 
L’anime senza nome! La dolce patria intanto 
    40Su la tomba del suo re sparge l’oro e il  pianto; 
            E per te, vil progenie, 
            Pane e sospir non ha.