Questo testo è completo. |
◄ | XXXV | XXXVII | ► |
POLIPHILO DICE, CHE NON PIÙ PRESTO L’ALMA TACENDO, NELLE BRACE DI POLIA VIVO SE RITROVOE. PRECANDO POSCIA L’ANTISTA, CHE PERPETUAMENTE AMBIDUI, GLI DEBI D’AMORE INVINCULARE, POSCIA FECE FINE. ET POLIA CONCLUDE IL SUO NARRARE ALLE NYMPHE, COMO INAMORATA FUE, ET DI ESSA POLIPHILO.
La Diva Antista sencia morula inseme ne fece amorosamente consaviare et disse. Cusì como agli Dii immortali hae piasuto non altramente fia. Diqué sancto et iusto a mi pare, che vui dal primo stato doviate ad uno più laudabile demigrare. Siate dunque da me benedicti. Et vivite foelici amorosi, et seduli visitate questo Sancto tempio per vostro tutto confugio et sicuro praesidio del vostro mutuo amore et aequa dilectione. Et quale di vui sarae causa di impedire questo fatale amore, sia persecuto dalle noxie et paurose sagitte et iaculabili teli di Cupidine. Et vulnerato l’uno della d’oro, et l’altro sia infixo della funesta plumbea.
Questo fue dunque il caso et primordio del nostro inamorare, nelle urente fiamme Cupidinee parimente ardendo, Nymphe gloriose, como