< I Salmi di David (Diodati)
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SALMO CVI.

1          Rendete a Dio solenni onori e lodi:
     Perch’egli è buono, e sua benignitade
     Dura per ogni etade.
     Chi mai potrà spiegar i fatti prodi,
     Ed in condegni modi
     Del Signor celebrar i sacri vanti?
     O beati color, che puri e santi
     Osservan la drittura,
     E del leal oprar ognor han cura!
2          Di me, Signor, in grazia ti sovvieni,
     Come esser suoli a tua diletta gente
     Grazïoso e clemente.
     Con tua salute a visitarmi vieni,
     A fin ch’i’ vegga i beni
     Da te riposti a’ tuo’ fedeli eletti:
     E che le gioie i giusti ed i diletti,
     Del tuo santo legnaggio
     E mi possa pregiar col tuo retaggio.
3          A te, Signor, ci confessiamo rei,
     E ’nsieme i nostri antichi genitori,
     Di gravi iniqui errori.
     Già ne l’Egitto i nostri padri Ebrei,
     Ingrati ed infedei,
     A’ gran prodigi tuoi non furo intesi:

     Nè fur gl’immensi tuoi favori attesi
     Da lor, che ribellare
     Ardiro, appresso e ’n mezzo al rosso mare.
4          Ma pur, Signor, per amor di te stesso,
     Per far scoppiar del tuo poter il lampo,
     Lor desti aiuto e scampo.
     Col tuo sgridar fu ’l mar spartito e fesso,
     Ed in asciutto messo:
     E de’ gorghi fu lor pel greto aperto
     Piano cammin, come per un diserto:
     E da l’infesta mano
     De’ lor tiranni gli salvasti umano.
5          Su’ lor nemici fu ’l fiotto rivolto,
     Sì che, da l’improvisa adra tempesta,
     Non ne rimase testa.
     Allor fu il tuo parlar da loro accolto
     In fede, e a cantar tolto
     Il trionfo di tua chiara vittoria.
     Ma, tosto loro usciro di memoria
     I tuo’ fatti potenti,
     E a’ tuo’ consigli furo impazienti.
6          Di voglie ingorde accesi ed invaghiti,
     Di Dio ne l’ermo fer audaci prove,
     Con lor domande nuove.
     Lor voti a pieno fur da lui compiti,
     E sazi gli appetiti.
     Ma insieme in lor mandò la tisichezza.
     Mosse a Mosè lor invida fierezza,
     Ed al sagrato Arone,
     In mezzo al campo capital tenzone.
7          S’aprì la terra e ’l fier Datan assorse,
     E d’Abiram la setta congiurata:
     E lor schiera adunata
     Arse la vampa, che ’n quel punto sorse,
     E fra gli empi trascorse.
     D’un vitello in Oreb fer la figura,

     E di lor mani adorar la scultura.
     La lor diva onoranza
     D’un bue mutato in bruta somiglianza.
8          Così quel popol traviato pose
     In un profondo e scellerato oblio
     Suo salvador e Dio:
     Che ’n Egitto e nel Mar rosso fe’ cose
     Tremende e glorïose:
     Ond’ei proruppe in quel severo detto
     D’abissargli, se non che Mosè eletto,
     Fattosi in me’, la strage,
     De l’acceso furor smorzò le brage.
9          Ebber a schivo ancor il bel paese,
     N’unque voller fidarsi od obbedire
     A l’almo divin dire:
     E mormoraro in lor trabacche tese:
     Ond’esso il cruccio accese,
     E col braccio giurò disteso ed erto,
     Di volergli atterrar in quel diserto:
     E far perir lor seme,
     Sparso del mondo a le provincie estreme.
10          Poscia si copular con l’esecrando
     Baalpeor, ed a mangiar consorti
     L’offerte fur de’ morti.
     E dispettaro il Signor venerando.
     Che ’l folgorante brando
     Fra lor vibrò: ma di Finès il zelo
     Fè giudizio e quetò l’ira del cielo.
     Per giusto fu lodato
     L’atto, e ’n perpetuo esso guiderdonato.
11          Da capo provocar di Dio lo sdegno,
     A quella di contesa acquosa vena:
     Onde ne portò pena
     Mosè, che d’ira inamarito e pregno,
     Nel parlar passò ’l segno.
     Da lor non furo l’empie genti uccise

     D’armi a furor, come il Signor commise:
     Anzi, fatte mischianze
     Con lor, si conformar a loro usanze.
12          D’esse adoraro gl’idoli e serviro,
     Che furo lor di traboccar cagioni:
     Offerser a’ demoni
     Figli e figliuole in sacrifizio diro.
     E ’nsani, incrudeliro
     Di lor figli a versar sanguigni fiumi,
     A que’ di Canaan nefandi numi:
     E quel sangue innocente
     Contaminò lor terra fieramente.
13          Per le loro opre infami si rendero,
     E fornicaro in atti vergognosi:
     Ch’al Signor odiosi,
     Nel suo petto infiammar un cruccio fiero:
     Ed ischifar gli fero
     La gente eletta in propria ereditade,
     Ch’egli a’ nemici diede in podestade:
     Da cui calcati e oppressi,
     Furo sotto un crudel giogo depressi.
14          Egli pietoso gli salvò sovente:
     Ma più fe’ lor mercè, più fur ribelli,
     Co’ lor consigli felli.
     Onde cadder, per lor colpa repente.
     Ma pur ei pose mente
     A lor distrette ed angosciosi gridi:
     E rimembrossi i patti antichi e fidi:
     E per suo gran favore
     Placato, lor s’intenerì di core.
15          E fece lor trovar grazia e perdono,
     Appresso gl’inaspriti vincitori.
     Raccogli e tracci fuori
     D’infra le genti omai, Dio nostro buono
     Alfin che ’n chiaro suono,
     Cantiam i pregi del tuo Nome santo,

     E nel tuo trionfiam altero vanto.
     Lodato ognor sie Dio:
     D’Israel dica Amen il popol pio.

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