< I Salmi di David (Diodati)
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SALMO CXLIII.
SALMO CXLII SALMO CXLIV

SALMO CXLIII.

1          Signor, ascolta il prego mio,
     L’orecchio a la richiesta inchina,
     Con che del cor spiego il disio:
     Per la giustizia tua divina,
     E per tua fida veritate,
     Tosto mi dà risposte grate.
2          E non voler, da l’ira acceso,
     Trarmi a ragion senza perdono,
     Per dar la pena, a giusto peso,
     A me, ch’umil tuo servo sono.
     Perchè non fie, nel tuo cospetto,
     Giusto niun vivente e netto.
3          Nemico fier m’infesta e caccia,
     E me, conquiso, abbatte in terra,
     E fuor d’aita fa ch’i’ giaccia,
     In un oscur chiostro sotterra:
     E somigliar mi fa que’ morti,
     Che furo già da morte assorti.
4          Quindi lo spirto afflitto geme,
     Dentro nel cor ansio pavento.
     Ma pur, per ravvivar la speme,
     I tempi antichi mi rammento:
     E l’opre tue nel cor raggiro,
     E con attenzion rimiro.
5          Spiego a te l’una e l’altra palma:
     E, qual terren arso ed asciutto,
     A tua mercede agogna l’alma.
     Ne’ mie’ travagli e grave lutto,
     Salga nel ciel mia prece accetta,
     E a m’esaudir omai t’affretta.
6          Spirto e vigor mi vengon meno.
     Deh, non tener a me celato

     Il tuo riguardo almo e sereno.
     Perchè, diserto e ’ntenebrato,
     Talor i’ non rassembri quelli
     Che scendon morti negli avelli.
7          Fammi sentir messo novello
     Di tua pietade ogni mattino:
     In te m’affido poverello:
     Siimi tu scorta nel camino
     Dritto e sicur, che seguir devo,
     Perch’a te l’alma in fede elevo.
8          Da’ mie’ nemici mi riscoti,
     Ch’a te rifuggo per ricetto:
     Del tuo voler a’ cenni noti
     Fa ch’i’ risponda con l’effetto:
     Il santo tuo Spirto mi guidi
     Per luoghi piani e calli fidi.
9          E, pel tuo Nome venerando,
     Il qual, devoto inchino e adoro,
     Perch’i’ non sie di vita in bando,
     Dammi, Signor, pronto ristoro:
     E l’alma scampa di distretta,
     Per la giustizia tua perfetta.
10          Tu che clemente e buono sei,
     Disperdi tutti i mie’ contrari.
     E fa perir tutti que’ rei,
     Ch’ora mi dan travagli amari.
     Perchè di te, sovran Signore,
     Vero e leal son servidore.

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