< I Salmi di David (Diodati)
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SALMO CXXXIX.
SALMO CXXXVIII SALMO CXL

SALMO CXXXIX.

1          Di me, Signor, saggio facesti e prova,
     Ed hai de l’esser mio contezze vere:
     Tu scorgi il mio levar e ’l mio sedere,
     Da lunge vedi ciò che ’l cor si cova.
2          I passi e l’orme mie spiando aggiri,
     E ’l segreto investighi ermo ricetto
     Del mio posar, ed hai l’uso perfetto
     Quai di me sono gli andamenti e giri.
3          Il concetto pensier, anzi che ’l spieghi
     La lingua, t’è palese e manifesto.
     Addosso a me la man avventi presto:
     Davanti e dietro ogni scampar mi nieghi.
4          Cotanto è il tuo saver meraviglioso,
     Che volerlo schivar indarno fora.
     Eccelso è sì, d’ogni misura fuora,
     Ch’a te m’arrendo, e contrastar non oso.
5          U’ fuggirò da la divina mente,
     O involerommi a’ tuoi riguardi santi?
     Se salgo al ciel tu mi ti pari innanti,
     S’entro sotterra quivi se’ presente.
6          Se con le penne dell’aurora imprendo
     Gir abitar del mar a’ stremi lidi,
     Quivi pur fie che mi governi e guidi,
     E la tua man m’arresterà fuggendo.
7          Se pur talor in van pensier ragiono,
     M’ingombrerà di notte il nero manto;
     Esposto a’ raggi del tuo volto santo,
     Di mera luce attorniato i’ sono.

8          Ch’al sol degli occhi tuoi nulla s’imbruna,
     Nè ’l veder chiaro l’ombra lor contende.
     Anzi la notte come ’l dì risplende,
     Nè fra lor metti differenza alcuna.
9          Perchè tu se’ signor, tu possessore,
     D’ogni segreta mia voglia ed affetto.
     Tu nel materno chiostro u’ fui concetto,
     Contesto e ’nvolto m’hai dentro e di fuore.
10          I’ vo’ cantar le tue lodi superne,
     Che mi formasti in ammirande guise.
     Eccelse e dal caper nostro divise
     Son l’opre tue: ben ciò l’alma discerne.
11          Al tuo sovran saper non fu celata
     De l’ossa mie la prima tessitura,
     Varia e sottil, qualor forma e figura,
     Qua giuso, in celle occulte, mi fu data.
12          De la salma carnal la massa informe
     Vider tue luci, quando a parte a parte,
     Sul disegno di tue vergate carte,
     A te, mio Creator, piacque comporme.
13          Quanto mi sono preziosi e cari
     I tuo’ saggi consigli e pensamenti!
     Quanto, in grandezza, i tuoi provedimenti,
     E ’n conto son a’ mie’ pensier dispari!
14          Che s’a volergli annoverar mi provo,
     Imprendo di contar del mar l’arene:
     Se mi risveglio, quando ’l dì riviene,
     A far nuova ragion teco mi trovo.
15          Poscia che gli empi al fin, Signor, uccidi,
     Ite lontan da me di sangue amici.
     Il tuo sagrato Nome i tuoi nemici
     Lordan, giurando falsamente infidi.
16          Non sono io pur contrario a’ tuo’ contrari?
     Non m’accora la lor audacia il petto?
     Porto lor capital odio e perfetto,
     Ed, ispietato, gli ho per avversari.

17          O Dio, guata il mio cor infin al fondo,
     Se v’è nissun iniquo portamento.
     I mie’ cupi pensier metti al cimento,
     E per li calli guidami del mondo.

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