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SALMO LXVIII.
1 Sorga pur il Signore,
E rotto fie de’ suo’ ribelli avversi
Il numeroso campo.
A lo scoppiar del lampo
De’ lumi suoi sen fuggiran dispersi,
Qual di fumo vapore,
Che ’l vento volve e caccia.
E come al fuoco liquefatta cera,
De’ malvagi sarà strutta la schiera,
A’ raggi ardenti de l’irata faccia.
2 Ma i giusti trionfanti
Esulteran con giubilanti accenti,
Nel cospetto di Dio,
Disciolti in gaudio pio.
Fate di voci e suoni alti concenti,
Per dargli onori e vanti.
E sgombrate il cammino
A quel che ’n ciel le nuvole cavalca,
E ’n terra piagge solitarie calca:
L’ETERNO è il grande suo nome divino.
3 Di pupilli smarriti
È padre, e difensor di vedovelle,
Ch’opprime sforzo umano.
Ei, per seggio sovrano,
Scelse del Tempio le sacrate celle.
Di figliuoli fioriti
Ei dà le case piene
A quei che d’orbità sentir le doglie.
Esso i prigioni avvinti in ferri scioglie,
Ed i ribelli caccia in erme arene.
4 Quando scorta potente
D’Egitto uscendo, a la tua gente festi,
Premendo nuove strade,
Per romite contrade:
Tremò la terra a’ segni manifesti
Di tua deità presente.
E le celesti spere
Stillar, da te crollate, ansi sudori:
Si riscosse Sina d’interni orrori,
De lo Dio di Iacob a l’apparere.
5 Su la tua terra spandi
Fecondo umor di pioggia liberale.
Al tuo retaggio caro,
Posto in travaglio amaro,
Opportuno ristoro, almo e vitale,
Dal ciel dispensi e mandi.
Quivi, in dolce quiete,
Il raccolto drappel de’ tuoi dimora,
E a’ bisognosi tua bontade ognora
Provede, ond’appagar e fame e sete.
6 D’un ragionar gioioso
A’ suoi diede il Signor largo argomento.
Le fanciulle schierate
Recar novelle grate.
I regi armati in rotta ed ispavento
Sen fuggir a ritroso.
L’usate a star assise
In casa a l’ombra, vergini e matrone,
Sconfitta l’oste e vinta la tenzone,
De’ nemici le spoglie hanno divise.
7 Se, sozzi affumicati,
Paruti siete già famigli vili
Di caldaie e cucine;
Sarete a l’oro fine,
O de l’argento a quel candor simili,
Ond’hanno variati
Colombi vanni e penne.
Dispersi i re per le divine imprese,
Mutò faccia e color, l’almo paese,
E, qual neve in Salmon, bianco divenne.
8 O voi, monti famosi,
Monti frequenti in alte vette e gioghi:
Di Basan colli opimi,
Perchè salir sublimi,
Per gareggiar a prova i primi luoghi
D’onori gloriosi?
Questo monte gradire
Piacque al Signore per lo seggio altero,
Del suo divin universal impero,
N’unque lo muterà per l’avvenire.
9 In aringate schiere
Armati cavalier a mille a mille,
Fanno al Signor d’intorno
Trionfal cerchio adorno.
E par, che ’l Tempio tutto arda e sfaville
Di celesti lumiere,
Come un Sina novello.
Salisti in alto, e dietro a te prigioni
Tratti, prendesti da’ ribelli doni,
Per abitar nel tuo real ostello.
10 Or date a Dio le lodi
D’alma bontade e d’invitta fortezza:
Che tuttor de’ suo’ beni
Ne dà ruscelli pieni.
Ei n’è liberator, ei n’è salvezza:
E ’n mano tiene i modi
Di scamparci dal chiostro
D’oscuro avello e spaventosa morte,
Ond’aprir puote e risserrar le porte,
Redentor, Padre, Signor e Dio nostro.
11 Ei de’ nemici suoi
Il capo triterà fiero ed irsuto,
Di color che ’n peccati
Camminan ostinati.
I’ ti darò, dice il Signor, aiuto,
Come già i padri tuoi
Trassi d’abissi fondi,
E da Basan: afin che ’l piè tu bagni
Del sangue ostile ne’ torrenti e stagni,
E de’ cani la lingua in quel s’affondi.
12 Al Tempio venerando
Muover fusti veduto i passi santi,
In sacra pompa, o Dio,
Signor e Rege mio.
E cori di cantori andarti innanti;
Seguir altri sonando;
Nel mezzo verginelle
Toccar tamburi e dire con baldanza
Or Dio laudate in grande raunanza
Voi, che del fonte siete d’Israelle.
13 Quivi la nazione
Del piccol Beniamin ancora fue,
Che sopra ’l popol pria
Ebbe la signoria.
Qui fu Iuda con le bandiere sue,
Neftali e Zabulone,
Lor duci e capitani.
Il Signor face, o tu beata gente,
Che viver puoi sicura quetamente,
Per lo valor di sue potenti mani.
14 Ciò ch’hai per noi oprato,
Rendi, Signore, stabile ed eterno.
Da la sagrata reggia,
Che su Salem campeggia,
Sopra noi spandi il tuo favor superno.
E ’l fio ti fie pagato
Da’ regi domi e vinti.
Belve feroci o giovenchi disperdi,
Pasciuti in paschi prosperosi e verdi,
Che son d’alto poter e forza accinti.
15 Genti d’orgoglio insane
A’ tuo’ piedi, Signor, fiacca ed atterra;
Che fan d’argentee piastre
In sul terren le lastre:
E si dilettan in contese e guerra.
E da parti lontane,
Per supplicarti, umili
Mandino Egizj i lor ambasciadori:
Corran, porgendo a te le mani i Mori,
E a’ tuo’ s’arrendan cenni signorili.
16 O voi, regni del mondo,
Le lingue e’ cori, al Signor sciogliete
Per dargli onori e fregi
Di sempiterni pregi.
Temprate i suoni con le note liete,
Vantando lui ch’a tondo,
In foggia maestosa,
De’ cieli eterni lo stellante suolo
Ratto cavalca ed è portato a volo,
E quindi tuona in voce poderosa.
17 Di sua possa infinita
E del valor, ch’è sopra tutti i cieli,
E su Iacob si spande,
In maniere ammirande,
Siate per tutto banditor fedeli.
Da tua Magion gradita
Apparisci tremendo:
E ’l popol tuo, tratto di servitute,
Tu rinforzi, Signor, d’alma virtute.
Lodato sie il tuo Nome riverendo.