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SALMO XLVI.
1 Alto ripar di guerra,
E possa invitta in perigliosa prova,
Ecci quel gran Signor, che cielo e terra
Sotto le leggi de l’imperio serra.
E se fiera n’assal contesa nuova,
A le riscosse ognor presto si trova.
2 Per ciò tremar il core
Non sentirem, nè ’mpallidir le fronti,
Qualor, sospinta dal suo centro fuore,
Darà la terra repentin fragore:
Ed andranno scoscesi i colli e’ monti
In mezzo al mar ad abissarsi pronti.
3 Non, s’adirato bolle
Il superbo Ocean: non, se sonante
I suoi flutti spumosi al ciel estolle,
Invilito n’avrem il petto e molle:
Non, se de’ monti le profonde piante
Avvien che ’l suo furor altero spiante.
4 Che s’affannata lena
A l’ansio travagliar arde di sete
De’ ruscelli di Dio la fonte amena
A la città darà gioia serena,
Ove son del Sovran le stanze liete,
Sagrata a’ suoi devoti alma quiete.
5 Di quella il sommo Nume
Nel mezzo, in grazia ed in virtù presente,
Svela del volto il radiante lume.
N’unque di mali traboccato fiume
Puote atterrarla, che dal ciel repente
Di soccorso le appar grato Oriente.
6 Congiurate le genti,
E’ regni andar in furiosa mossa.
E ’l roco stormo di scoppianti accenti
Attoniti crollar fe’ gli elementi.
D’alto il Signor tonò con voce grossa,
E schiantata ne fu la terra e scossa.
7 De le celesti schiere
Mosse il gran Duce l’aringato campo:
E da le sante sue fulgide sfere
In mezzo a’ suoi fedel fessi vedere:
Ed al primo apparir del divin lampo,
Ebbe il suo buon Iacob vittoria e scampo.
8 De la giornata chiara
Venga a mirar gli alti trofei e fregi,
Chi tien del Dio sovran la gloria cara.
Che vinta egli have l’infocata gara,
Ed a guerra bandita estinti i regi,
E sconfitti i guerrier con fatti egregi.
9 Quindi bramata pace
Bandì del mondo fin a’ stremi liti:
Spenta di guerre la funesta face,
Ed i carri conversi in fiamma e brace:
Tronche saette e lance ed archi triti,
Ed ogni arnese di sanguigne liti.
10 Or, non più guerre o felle
Imprese, ognun me riverente adori:
Ch’esaltato sarà sopra le stelle
L’eccelso domator de le ribelle
Profane genti, e trionfanti onori
Mi canteranno i miei diletti cori.
11 De le celesti schiere
Muove il gran Duce l’aringato campo,
E da le sante sue fulgide sfere
In mezzo a’ suoi fedel fassi vedere:
Ed al primo apparir del divin lampo,
Porge al suo buon Iacob ricetto e scampo.