< I Salmi di David (Diodati)
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SALMO XXXI.
SALMO XXX SALMO XXXII

SALMO XXXI.

1          O Signor in te spero:
     Non darmi in preda eterna
     Ad onta e vitupero.
     Porgami tua paterna
     Mercè scampo ed aita
     Opportuna e spedita.
     A me l’orecchio inchina:
     Siimi castello e torre,
     U’ mi possa ricorre
     Da presente ruina.
2          Però che ’n ver tu sei
     La mia Rocca e riparo:
     Conduci i passi miei
     Pel tuo Nome alto e chiaro.
     Trammi fuor de la rete,
     Ed insidie segrete,

     Che mi son poste attorno.
     Che tu la sicurezza,
     Tu se’ l’alta fortezza
     Del queto mio soggiorno.
3          L’alma lassa e spirante
     Rimetto, in dolce pace,
     Ne le tue mani sante.
     Tu, Signor Dio verace,
     Di salute e riscatto
     M’hai il caro dono fatto.
     Quegli odio, ch’hanno il core
     A false vanitadi:
     Ma ne le gran bontadi
     M’affido del Signore.
4          Del tuo favor i’ voglio
     Far giubilante festa:
     Ch’al grave mio cordoglio
     Fu la tua cura presta.
     E, veduti gli affanni,
     Datimi da’ tiranni,
     In lor nemica mano
     Non mi desti racchiuso:
     Anzi m’ergesti in suso,
     In luogo largo e piano.
5          Di me pietà ti vegna,
     Che sento angosce estreme.
     Tanto si cruccia e sdegna
     Occhio, alma e corpo insieme,
     Che ’n me si strugge e scioglie
     La vita per le doglie.
     Fuggon gli anni in sospiri:
     Ogni vigor e possa
     Mi cade; languon l’ossa
     Ne’ mie’ tormenti diri.
6          Per cagion de’ nemici,
     Soffero scherni ed onte

     Da propinqui ed amici:
     E paio loro affronte
     Un mostro spaventoso.
     S’esco fuori a ritroso
     Muovon il piede snello.
     I’ son fuor di lor mente,
     Come un morto fetente,
     O perduto vasello.
7          Perchè da molti sento
     Farmisi oltraggio e scorno:
     Orror veggo e spavento
     Accerchiarmi d’intorno.
     Perchè consigli fieri
     Prendono quegli altieri,
     Per darmi morte amara.
     Ma tu, o Signor mio,
     Mi se’ sovrano Dio,
     E confidanza cara.
8          De la mia vita i tempi
     Tu con la destra guidi:
     Contra i crudeli ed empi
     Dammi soccorsi fidi.
     E fa che si dilegue
     Chi m’infesta e persegue:
     E su ’l tuo servo splenda
     Lo sguardo tuo sereno,
     Sì che salvato a pieno
     La tua mercè mi renda.
9          Non far, perchè t’invoco,
     Ch’onta mi copra e adombri:
     Fa che gli empi in mio loco
     Confusione ingombri.
     E sien morti e conquisi
     Da la terra recisi.
     Taccia il labbro mendace,
     Che sbocca un parlar duro,

     Contra l’uom giusto e puro
     Con alterezza audace.
10          Oh, di quanti almi beni
     Sono, pe’ tuo’ tementi,
     I tuo’ tesori pieni!
     Agli occhi de le genti
     Le grandi opre riveli,
     Fatte pe’ tuo’ fedeli.
     Ne la sacra Magione
     Gli ascondi, nè gli offende
     Orgoglio uman, ch’accende
     Di lingue la tenzone.
11          Sie ’l Signor benedetto,
     Che ’n me meraviglioso
     Mostrò benigno affetto.
     E, come fossi ascoso
     In un ricetto forte,
     Mi salvò da ria sorte.
     Dissi, tutto smarrito,
     Tu m’hai, Signor, diserto:
     Ma de’ mie’ prieghi certo
     Fu da te il suon udito.
12          O voi pietosi o santi
     L’alto Signor amate:
     I suo’ leali amanti
     Ei guarda in sicurtate.
     E rende il guiderdone
     A colmo a l’uom fellone.
     Ciascun, che spera in lui,
     In valor si rinfranchi:
     Perch’egli i cori stanchi
     Conforterà di vui.

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