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◄ | XXXVII — Fra l'oro e la morte |
CONCLUSIONE
Quando i tre minatori tornarono al campo, conducendo con loro il cavallo che portava il sacco d'oro, trovarono il signor Falcone e Back sull'orlo della cascata. Le due mine erano scoppiate con immenso frastuono, sventrando completamente la vasca e aprendo una larga breccia nella grande roccia che serviva di scolo all'acqua della cascata. Gli indiani, spaventati da quelle esplosioni, erano fuggiti, urlando disperatamente, nonostante le assicurazioni di Back e del meccanico. Nascosto il sacco d'oro rubato dai due furfanti e legati i cavalli sotto la tettoia, i cinque minatori, impazienti di conoscere le ricchezze del bacino, si affrettarono a calarsi nell'abisso. Le loro previsioni erano esatte, le loro speranze superiori alla realtà. Il fondo dell'abisso, squarciato dalle mine, era tutto cosparso di pezzi d'oro accumulati da secoli nel bacino della cascata. Vi erano pepite di tutte le dimensioni e perfino blocchi d'oro del peso di mezzo chilogrammo. La raccolta fu prodigiosa, tale da far quasi impazzire Bennie. Trecentoquaranta chilogrammi del prezioso metallo equivalenti a circa un milione e ventimila lire, furono estratti da quell'abisso e nascosti nella caverna. Felici di quell'insperato risultato, si fermarono altri quindici giorni nella valle, raccogliendo altro oro nella seconda cascata, in quantità, però, meno notevole, non avendo potuto deviare interamente la corrente a causa della scarsità di polvere che non permetteva di far scoppiare grosse mine. Un mese dopo il loro arrivo in quel vallone, i minatori, carichi del prezioso metallo, facevano ritorno a Dawson. Il viaggio si compì felicemente, senza brutti incontri. Cambiata una parte del loro oro in tratte, verso la fine d'agosto, i cinque fortunati minatori s'imbarcarono su un piroscafo della North American Transportation and Trading Company, scendendo l'Yucon fino alla foce. Fu a Seattle, una cittadina che, per quanto sorta da poco, stava per superare Vancouver, Taconia e Vittoria, che i minatori divisero il loro capitale. Non erano ancora milionari, però ognuno portava con sè oltre ottocentomila lire, una bella somma guadagnata in un solo mese di lavoro. A San Francisco di California i cinque amici si separarono. I due messicani fecero ritorno al loro paese, Bennie prese il treno della linea del Pacifico per andarsi a godere i suoi dollari nel Canada, e il signor Falcone e suo nipote si stabilirono nella Capitale della California. Il meccanico e suo nipote, grazie a quell'oro raccolto nelle lontane regioni dell'Alaska, divennero proprietari di una delle più grandi segherie a vapore di San Francisco e accumularono rapidamente una vistosa fortuna.
FINE