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CONCLUSIONE
Lo stesso giorno William e Afza ricevevano la benedizione dello scièk, e venivano uniti in un nodo indissolubile.
Grandi feste, grandi fantasie, alle quali presero parte anche i soldati marocchini ed i berberi di Rif, vennero fatte in onore degli sposi.
Ernesto, che aveva recato con sé ricchi regali per la liberazione di William, credendolo non ospite dei Tuareg, ma prigioniero, li offerse alla sposa con grande giubilo dello scièk.
Quindici giorni dopo il bravo giovanotto ripartiva colla scorta per fare ritorno in Europa, ma non già per rimanere a lungo nei paesi civili.
Il deserto aveva esercitato anche su di lui i fascini misteriosi che avevano vinto William. Si recava in Europa per riscuotere i milioni depositati all’«American-Bank di New-York», e che dovevano servire alla grande missione di civiltà progettata dall’eccentrico americano, e per prendere la sua vecchia domestica ed il suo grosso Puff, l’affezionatissimo cane di Terranuova, che era rimasto nella casetta del sobborgo Madonna dei Campi.
In quanto a William è rimasto nel deserto, a fianco della sua Afza, che ama più che mai, dopo che ha promesso di diventare cattolica, come lo ha promesso l’intera popolazione dell’oasi.
Egli è felice e, cosa più importante, egli è guarito completamente dallo spleen.