Questo testo è completo. |
◄ | IX |
I. Sopra Giacinto
Mancò ad Apollo in tanta doglia involto
La voce; e ben cercò tutti i rimedj;
L’arte saggia esplorò; tutta ben anco
La piaga unse di nettare, e d’ambrosia.
Ma contro i fati ogni rimedio è vano.
II.
Amor chiami le Muse, e queste a noi
Guidino Amor. Le Muse ognora il canto,
Concedano a’ miei voti, un dolce canto,
Di cui non v’ha miglior rimedio in terra.
III.
Non per ogni cagione, amico, vuolsi
Ricorrere agli artefici, nè sempre
Aver d’altrui bisogno. Or la siringa,
Che è facile lavor, tu stesso ordisci.
IV.
Su quella china al mio viaggio intento,
Vo sibilando appo l’arena, e il lido
Per ammollir la dura Galatea.
Nè manderò fino all’etate estrema
Le mie dolci speranze in abbandono.
V.
Frequente goccia al cader sempre in fosse,
Com’è voce comun, le selci incava.
VI.
Pregio è beltà alla donna, all’uom fortezza.
VII.
Tu premio non negarmi. Apollo stesso
Al canto suol donar degna mercede:
E l’onor merto alle bell’opre accresce.
FINE