< Il Catilinario
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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XXX
XXIX XXXI

CAPITOLO XXX.


Come gli ambasciadori franceschi ebbono i suggelli de' congiurali, e compagnia da Catilina.


Ma gli Franceschi, per comandamento di Cicerone, per Gabinio feciono venire e ingannarono gli altri: sicchè domandarono di Lentulo e Cetego e Statilio e Cassio ch’eglino dovessono dare per iscritto il saramento ch’egli doveano portare a’ loro cittadini, e che il suggellassono di loro suggelli; ch’altramente li cittadini non si potrebbono di leggieri recare su così gran fatto1 . Allora tutti, non dottando di niente, si gli feciono come domandavano: solo Cassio disse di venire là egli in persona di corto, e poi si parli di Roma alquanto innanzi che gli ambasciadori. Lentulo mandò con gli detti ambasciadori uno Cortonese, ch’avea nome Tito Vulturzio, ch’egli, anzi che ritornassono in loro terra, li dovesse menare a Catilina a dare e ricevere promessione e fede, e fermare compagnia: e egli medesimo Lentulo diede lettere a Vulturzio, le quali mandava a Catilina (a)2. Le lettere diceano così:

  1. non si potrebbono di leggieri recare ec.) Recarsi qui sta per indursi, condursi, disporsi: e si vuole intendere: non si potrebbero di leggieri disporre, indurre a fare così gran fatto.
  2. (acciocchè non rifiutasse ajuto di niuno, perchè egli rifiutava i servi, siccome di sotto si contiene).

Note

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