< Il Dio dei viventi
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XI XIII

La serva mangiava coi padroni, solo alzandosi ogni tanto per prendere i piatti e le pietanze: era come una di famiglia, tuttavia Zebedeo avrebbe preferito che quella sera ella non sapesse della visita del giovane alla proprietà del povero morto; e la guardava bene in faccia, mentre mangiavano, e su quel viso puntuto, che gli ricordava quello di Lia, gli sembrava di notare una lieve aria di sarcasmo. O forse era solo una sua illusione, poichè tutto ormai gli dava sospetto.

Bellia era allegro e riferiva deformandole alquanto le chiacchiere e le superstizioni dei servi.

— Ma che avete? — disse ad un tratto rivolto alla madre e alla serva. — Non fate che guardarmi la mano; finirete col farmi il malocchio.

La madre si toccò un anello con la pietra gialla che teneva al dito, e la serva fece le fiche: tutto per scongiurare il malocchio.

E lì per lì la ragazza, che mentre stava a tavola non apriva bocca per rispetto ai padroni, non disse nulla; ma quando si fu alzata e cominciò a sparecchiare mormorò come fra sè:

— Per scongiurare bene il malocchio bisognerebbe andare da Lia e rubarle una pezzuola per avvolgere la mano malata.

— Ma, accidenti a te, io non ho nessun male, — gridò Bellia scuotendo la mano per dimostrarne tutta la forza. — Quanto scommetti che te lo provo a spese della tua testa?

E balzò sulla ragazza; ma faceva per burla e si contentò di afferrarla per gli omeri scuotendola di qua e di là sino a farle venire il capogiro.


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