< Il Misogallo (Alfieri, 1903)
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Epigramma LIV
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EPIGRAMMA LIV.

5 luglio 1796.

Scrive amichevolmente
All’amico Gran Duca il Gallagogo,1
Che metteragli irresistibilmente
Sei mila armati amici entro Livorno.
Risponde blandamente,
Pel lattante Signore il Pedagogo;

Che si riceveran cristianamente.
Ne fa l’Italia tutta un muto sfogo:
Intreccia intanto il General gaudente2
A’ suoi sudati allori un aureo corno.


  1. Gallagogo, cioè menator di Galli, parola in tutto sorella di Pedagogo, menator di ragazzi.
  2. Gaudente, era il nome di certi Frati, che ancora duravano nel decimoquarto Secolo, e mentovati dal nostro Dante. Questo è altresì uno dei pochissimi Ordini Religiosi, che i Francesi hanno decretato non solamente di tollerare, ma di volerlo in tutta la sua massima pompa rigenerare, finchè si troverà dei popoli, alle cui spese professarlo. E finchè i Protoschiavi (cioè essi stessi Francesi, la parte passiva, che sono i quattro quinti, e cinque ottavi di tutta la Gallicheria) saranno stupidi nell’obbedire, ancor più dei loro tiranni nel comandare. Benchè, certo, non lo siano poco; comandando, tra le altre tante ridicolezze, quella di odiare i Tiranni, senza aver l’avvertenza di eccettuare sè stessi; ed i Popoli loro non lo son niente meno, nelle difficoltà, che fan nascere, per non giurare quest’odio, che stoltamente adattano ai Re; i quali, a petto a costoro, sono vere, legittime e liberissime Repubbliche. Ma dove sono io ito abusando della carta, che mi rimaneva in bianco qua sotto, e saltellando di palo in frasca? Ora mi ravvedo, e ravviatomi taccio, fino ad un’altra notarella. Ma la Francia è un così vasto pantano, che chiunque vi cade, a stento poi si può ricondurre alla riva, e non può mai uscirne, se non molto imbrattato.


Note

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