< Il Misogallo (Alfieri, 1903)
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Sonetto XVII
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SONETTO XVII.

22 ottobre 1792 in Lermos nel Tirolo.

Da ch’io bevvi le prime aure di vita,
Da ch’io l’alma sfogai vergando carte,
Con lingua a un tempo vereconda, e ardita,
Posi in laudar la libertade ogn’arte.

Odo or la Gallia, in servitù marcita,
Che il danno altrui senza il suo pro sol chere;
E fatta sede di liberti, invita
A se stesse disfar, le genti intere;
E il nome stesso venerando adopra
Di Libertà, cui non conosce, e macchia
Col sozzo labbro, e la sozzissim’opra.
Quindi ognor più nel buio il ver s’immacchia;
E vien, ch’etade ognor più tarda scopra
Qual fosse il Cigno, e qual la ria Cornacchia.


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