< Il Parlamento del Regno d'Italia
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Lorenzo Ghiglini Nicola Marcone

deputato.


Noi lo abbiamo dichiarato fin dal primo momento in cui ci accingevamo a dettare questo nostro libro, che siamo ormai per condurre al suo termine: vi sono delle esistenze ignorate perchè modeste, o conosciute solo nella ristretta cerchia degli amici e dei compaesani, che, messe in piena luce dalle nostre pagine potranno essere apprezzate come lo meritano e venire anche utilmente impiegate.

Giacchè non bisogna dissimularselo; moltissimi individui che possiedono pregi incontestabili, e il cui ingegno, la cui onestà, la cui capacità potrebbero tornare di grande utilità alla patria, rimangono ignote perchè non sanno o non curano per un tal qual sentimento di riservatezza ch’è più commendevole che non da biasimarsi, di farsi innanzi per aprirsi una strada sino alla prima fila di coloro che si agitano tanto e sempre per riuscire.

Sarebbe da desiderarsi che coloro, ii quali hanno conoscenza di tale idoneità, che messe sul cammino su cui non si spingerebbero mai da sè sole, le togliessero in certa qual guisa per mano e le guidassero fino quasi al posto che loro spetta, e cui sarebbe bene per tutti occupassero.

Il Camerini, per esempio, è un uomo quasi generalmente sconosciuto, e pure a noi, che per l’ufficio chè ci siamo attribuiti, è convenuto andare a frugare nella sua vita, è parso a ragione, crediamo, un di quei personaggi che messi una volta in evidenza, debbono poter andar lungi tutte le volte che la repugnanza loro a stare sulla scena in luogo di adagiarsi in platea non vinca la mano e li ritenga nell’oscurità dalla quale non saranno usciti che per rapidi istanti giacchè è d’uopo ricordarsi che il mondo vuol ben accordare la sua attenzione alle persone che gli si assicura esserne degne, ma che è pronto a distogliere di sovr’esse il suo sguardo, non appena che quelle persone stesse si ostinino a sfuggire le occasioni di mostrarsi e di far comparsa.

Nato in Lamiano negli Abbruzzi nel 1819, da distinta famiglia di magistrati, si è uniformato al desiderio del padre mettendosi nella carriera, per così dire, ereditaria pei Camerini di cultori della giurisprudenza.

Laureatosi in ambedue i diritti, e presa più tardi l’avvocatura, si diede au esercitare la sua nobile professione con tanta scienza e tanta onestà, ch’ebbe ben presto a conciliarsi la stima e l’affetto di quanti ebbero a conoscerlo.

Animato da sentimenti liberalissimi ne diede coraggiosa prova, quando si trattò di assumere la difesa dei prevenuti politici giudicabili dinanzi la corte d’Aquila.

Ognun sa quanto quella difesa fosse pericolosa sotto il governo borbonico, ed infatti l’avvocato Colombini che la sostenne con tutto l’impegno, con tutta l’energia immaginabile, fu preso di mira da quel dispotico governo, il quale assoggettollo a rigorosissima sorveglianza politica, allontanandolo da qualunque carica, anche municipale.

Non appena venuto il 1860, epoca memorabilissima per le provincie napoletane, il Camerini per voto dei suoi concittadini fu tosto chiamato a tutte le rappresentanze comunali e provinciali, rendendo nelle importanti fimzioni affidategli rilevantissimi servigi al proprio paese.

Questi non si tenne pago dell’ingerenza che aveva già data al Camerini nel disbrigo dei propri affari, ma volle ch’egli accettasse la ben più rilevante missione d’averlo a rappresentare in seno a quel gran consesso, ove si elaborano le leggi che debbono reggere lo Stato.

Il Camerini, per quel suo spirito di eccessiva modestia che ognuno gli riconosce, voleva rifiutarsi a tanto onore, ma l’insistenza legittimamente giustificabile dei suoi concittadini, l’indusse affine ad annuire alle loro brame.

Il Camerini si è recato a sedere verso il centro sinistro, sebbene non abbia alcun rapporto col partito capitanato dal commendatore Rattazzi. No; egli ha voluto significare col sedersi a quel luogo, che intendeva conservare la propria indipendenza, sebbene egli voti il più spesso colla maggioranza.

Per indole propria è governativo, ammettendo che l’Italia, sopratutto nelle anormali circostanze presenti, abbia bisogno di essere confortata a sapersi contenere nei limiti assai vasti, che dalle istituzioni liberali di cui gode le sono assegnati; ma non ha voluto infeodarsi ad alcun partito, votando talora contro il ministero, senza d’altronde vincolarsi in nessunissima guisa coll’opposizione sistematica.

La modestia del Camerini, quella modestia che noi condannavamo quasi sul principio di questa notizia biografica, lo rattiene dal prendere spesso la parola nelle pubbliche discussioni, sebbene egli sia un di coloro che lavorano assiduamente negli uffici. Tuttavia egli ha parlato alquante volte e segnatamente intorno all’amministrazione della giustizia, sull’applicazione viziosa della legge circa la repressione del brigantaggio, e sopra altre materie concernenti l’amministrazione interna.

In tutte queste diverse occasioni egli ha preso la parola con molta pacatezza e nitidezza di discorso, tanto che si è guadagnato fino da bel principio l’attenzione della Camera, cosa che non è delle più comuni. Scrivendo questa breve notizia noi esprimeremo il desiderio che il Camerini entri più efficacemente e risolutamente nella vita pubblica, prendendo, se tuttavia può assumersi questo impegno, una parte più attiva ai lavori parlamentari che conducono a tutto in un governo retto costituzionalmente, quando si ha fior d’ingegno e rettitudine d’intenzioni, quali appunto il Camerini stesso possiede.



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