< Il Parlamento del Regno d'Italia
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Emilio Broglio Nicola Giacchi
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Berardo Maggi.



Nato in Brescia, nel 1819 dal conte Gaetano e dalla contessa Lavinia Callini, studiò in seno alla propria famiglia, educando l’animo di buon’ora a nobili e patriotici sentimenti.

Intorno a questo deputato noi troviamo del resto sull’Indicatore bresciano in data del 17 gennajo 1861 una notizia biografica redatta con tutta imparzialità, che ci sembra opportuno di qui riferire per intero.

«Il nome del conte Bernardo Maggi — dice l’Indicatore — ci riporta col pensiero alle lotte più gagliarde del comune bresciano ne’ splendidi tempi del medio evo; ci porge insieme un esempio dell’alleanza del nostro patriziato colle idee del liberalismo moderno, coi sentimenti democratici dell’epoca in cui viviamo. Dell’aristocrazia il conte Bernardo Maggi serbò la dignità repudiandone l’arroganza e l’albagia; mantenne quell’espansione benevolente e famigliare che abbella a tanto le consuetudini e i molti contatti inseparabili da chi nacque da illustre casato. E per queste due tendenze larghe e liberali il Maggi nel movimento del 1848 e negli anni successivi fu quasi in uggia ad una parte del nostro patriziato, che non sapeagli grado della sua domestichezza colla borghesia giovane e militante nelle file della democrazia. È parimente onore incontrastabile del conte Maggi quello di essersi costantemente serbalo ne’ dieci anni della ribadita dominazione straniera, vergine d’ogni contatto cogli arciduchi e funzionari austriaci, d’aver protestato senza posa contro qualsiasi transazione cogli absburghesi.

Tutte le dimostrazioni, tutte le intelligenze col Piemonte, tutte le testimonianze di fratellanza italiana che tendevano a dimostrare l’impossibilità del, governo di Vienna e de suoi proconsoli in Lombardia, lo ebbero compartecipe largo e coraggioso. E in Brescia, in quelle sole manifestazioni di vita pubblica che erano commesse anche nei limiti della legalità, lo vedemmo, qual consigliere comunale, perorare sempre colla minoranza liberale e oppositrice.

La nostra città lo ricorda inoltre fervido iniziatore e cooperatore d’ogni istituzione di civile progresso: così egli fu tra i pochi fondatori del Gabinetto di lettura, e poco tempo prima del movimento politico del 1859 aveva promossa una Società agraria e industriate che prometteva i più salutevoli frutti per la vita economica del nostro paese. Nessuno più di lui parea rammentare l’adagio che noblesse oblige. Nobiltà e ricchezza, mostrava egli di sentire, impongono alti doveri; e perciò delle molte ricchezze era largo in ogni utile istituzione, in ogni opera di beneficenza, in ogni patriotica soscrizione. 1 molti emigrati che aveano riparato con lui nella Svizzera dopo i luttuosi disastri del 1848, rammentano con riconoscenza quante sventure e quanto largamente egli abbia alleviato. Ed anche nel periodo di tempo che seguì ora la nostra redenzione, le soscrizioni pei fucili di Garibaldi, e le altre che furono richieste dalla causa nazionale lo contano fra i più generosi elargitori.

«Dotato di senno pratico non comune acquistò una scienza reale d’uomini e cose in frequenti e lunghi viaggi ove molto ha veduto, osservato, appreso. In queste sue peregrinazioni la di lui condizione lo trasse a studiare principalmente la pratica agricoltura. E il fece con grande frutto, perchè, reduce in patria, egli ridusse le avite proprietà della Gradella un vero podere modello. In esse ottenne di congiungere l’applicazione de’ miglioramenti agricoli a tutte quelle benefiche e filantropiche innovazioni che sono dirette ad innalzare il benessere e la moralità delle moltitudini. Pochi infatti fra i proprietari lombardi ebbero quanto il conte Berardo Maggi affettuose sollecitudini per le misere contadinanze delle nostre pianure. Spendendo ingentissime somme, diede continuo lavoro agli agricoltori, migliorò gli abitati di quei villici e gli rese decenti e salubri; e volle finalmente, con danno della propria economia, togliere acque stagnanti, mutare le condizioni irrigue, onde avvantaggiassero, come avvenne, le condizioni igieniche del luogo. Per tali fatti il suo nome suona benedetto e popolare in tutto il distretto di Pendino, che lo elesse con unanime suffragio suo deputato al Parlamento nella precedente legislatura.

Ed ora pure quelli elettori desideravan di rieleggerlo; ma essendosi al collegio unita la città di Crema, il Maggi, con generosa abnegazione, pregò i suoi elettori di riunire i loro voti sul conte Sanseverino, cittadino cremasco, onde assicurare contro il pericolo di malaugurata elezione il trionfo dei liberali.

«Nè vogliamo tacere che nelle più difficili circostanze noi vedemmo Berardo Maggi parteggiare coi patrioti i più arditi e decisi. Così allorchè gli Austriaci abbandonarono Brescia, egli recossi subito in patria dall’emigrazione, caldeggiò il pronunziamento nazionale e si recò immediatamente a dividere la responsabilità della difesa con quanti avevano promosso il movimento in onta ai temuti ritorni dell’esercito austriaco; onde fu eletto e far parte della giunta esecutiva.

«Noteremo infine che il Maggi come deputato del tutto indipendente per carattere e per posizione sociale, pesò sempre con imparziale coscienziosità i propri suffragi, e dimostrò la più diligente ed assidua sollecitudine nei lavori del Parlamento, mostrandosi zelatore fervidissimo degli interessi e delle riforme che reclamava lo Stato in generale, e particolarmente la Lombardia, i cui bisogni erano così disconosciuti dai governanti e deputati delle antiche provincie. L’onorevole conta fu eletto deputate dal collegio di Chiari nella stessa provincia di Brescia.



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