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Carlo Passaglia.
deputato.
Non è uomo volgare, ma evidentemente la sua posizione, se non è sbagliata, è falsa. Un tempo gesuita devotissimo alla Santa Sede, noto propugnatore del dogma dell’Immacolata Concezione, quindi personaggio politico incaricato d’una missione non ben definita e che non poteva condurre a conclusione alcuna. Compromessosi poscia, non si sa troppo perchè e come, tanto da dover lasciar Roma e refugiarsi nella capitale del regno italiano, vi fu accolto dapprima con grandi, con soverchie dimostrazioni di riverenza dal Ricasoli e da altre illustre persone. Eletto deputato dal collegio di Montecchio, non tardò a sviluppare nel Parlamento una teoria di conciliazione tra la Chiesa e lo Stato, che dapprima eccitò un certo senso tra l’ammirazione e la sorpresa, quindi, giudicata a sangue freddo, parve, com’è difatto, assurda. Parlatore nebuloso, quantunque abbondante, il tono suo dogmatico non tardò a dispiacere, come dispiacquero le sue dottrine strane, utopistiche, eppure interessate; giacchè in sostanza tendono ad accomodamenti che vorrebbero assicurato al clero il sostentamento dallo Stato. A quest’ora il Passaglia, che alla sua eloquenza oratoria aggiungeva la dialettica del giornalista, si può dire che abbia fatto il suo tempo e sia ridotto alla sua giusta misura. Meglio per tutti.