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deputato.
Piemontese, fratello a quel Valerio che siedeva un tempo sui banchi dell’estrema sinistra, oratore impetuoso e spesso acerbo e violento, prefetto in oggi di Como.
Il Valerio di cui ci occupiamo qui, è ingegnere e non manca di cognizioni e d’acume di mente.
È uno dei deputali i più attivi negli uffici, e degli oratori che diremo ordinari della Camera elettiva.
La sua parola è chiara, assai spedita, disadorna se vuolsi, ma che va dritto all’oggetto per ottenere il quale si discute, senza perdersi in frasi, il che in una Assemblea deliberante non è, a parer nostro, un tenue merito.
Il Valerio si è mostrato competente a trattare, non solo le quistioni relative ai lavori pubblici, ma anche quelle riflettenti l’economia e le finanze. Qualche volta gli accade di lasciarsi un po’ trasportare dalla foga di un carattere ardente; ma non tarda a calmarsi e a riprendere, con molta logica e pari pacatezza, il filo del ragionamento.
Egli pure apparteneva alla falange dell’antica maggioranza Cavouriana, e dopo la morte del grand’uomo di Stato sostenne per alcun tempo il gabinetto Ricasoli; fintantochè avvenne quella certa evoluzione che avvicinò al Rattazzi alcuni degli antichi suoi avversari.
Caduto il ministero presieduto da quest’ultimo, il Valerio dette molte volle il suo voto a favore del gabinetto Minghetti-Peruzzi, sopratutto quando si trattò d’approvare le nuove leggi finanziarie, distaccandosi a tal uopo con molta longanimità dal gruppo piemontese di cui faceva parte integrante, per sostenere gli interessi del paese in generale e dei suoi elettori (lombardi) in particolare. Si crede che prima o poi il Valerio debba essere un segretario generale dei lavori pubblici bell’e trovato. Nessuno può credere ch’ei vi starebbe fuori di posto.