< Il Parlamento del Regno d'Italia
Questo testo è completo.
Lorenzo Valerio Carlo Acquaviva d'Aragona

senatore.


Il Zanetti è toscano, e la di lui rinomanza come chirurgo praticante è a quest’ora europea. Egli è professore da lunghi anni nella Clinica istituita presso l’arcispedale di Santa Maria Nuova di Firenze, e gli allievi gli vengono da tutte le parti d’Italia, e anche dall’estero .

La di lui abilità come operatore è delle più mera vigliose e le cure da esso fatte non trovano paragone che in quelle dei più sommi maestri della scienza . Noi non ne parleremo altrimenti, nè parleremo delle sue splendide lezioni, nè delle importantissime memorie da esso date alla luce; e nol facciamo perchè lo vediamo inutile tanto la reputazione del Zanetti è assisa sopra solide e chiarissime basi.

Ma lo Zanetti non è soltanto un uomo di scienza di prim’ordine, egli ha anche rappresentato una parte in politica che sola avrebbe bastato ad attirare sovr’esso l’attenzione e a meritarsi di avere un seggio in Senato.

Lo Zanetti, animato da un patriottismo dei più caldi si adoperò efficacemente nel 1848, onde conseguire i due intenti che stavano a cuore ai più distinti tra i Toscani: La concessione per parte del granduca Leopoldo di una costituzione liberale allo Stato, e la sua stretta alleanza col Piemonte e la partecipazione alla guerra dell’Indipendenza mediante l’invio di un contingente di truppa toscana nei campi di Lombardia.

Ognun sa come questo doppio scopo fosse raggiunto, sia che il sovrano in quel tempo fosse di buona fede, sia — e quest’ultima opinione è la più accreditata — ch’egli si sentisse troppo incalzato dai meravigliosi avvenimenti che mutavano la faccia delle cose in Italia, per istimare agevole ed opportuno di contrastarlo.

Ad ogni modo la costituzione fu conceduta, e il corpo d’armata toscano che si elevava a circa 6,000 uomini, venne mandato nelle pianure lombarde ch’egli doveva bagnare col più generoso del suo sangue.

Il Zanetti lo accompagnava in qualità di capo su premo del corpo sanitario e durante tutto il corso della spedizione si condusse con tanto valore quanta costanza ed assiduità indefessa nel curare i numerosi feriti che caddero sui campi di battaglia di Curtatone.

Ma i giorni dei rovesci e delle sventure spuntarono: la Toscana fu invasa dagli Austriaci che colle loro baionette ricondussero il granduca Leopoldo, che un movimento spontaneo della popolazione aveva tuttavia richiamato.

Lo Zanetti fu uno di quelli che non s’illuse sul conto del sovrano lorenese; egli predisse la via che questi avrebbe battuta e non volle venire a transazione con esso. Rinviategli le decorazioni ricevutene e che aveva ampiamente meritate, si dimise dalla cattedra dell’arcispedale di Santa Maria Nuova e volle ritrarsi a vivere vita privata, sebbene questo non fossegli a verun patto concesso dalla gioventù discente la quale lo seguì nel suo ritiro e volle ed ottenne che in quello egli le continuasse i propri inarrivabili ammaestramenti.

Il movimento di pacifica rivoluzione del 1859 ebbe il professore Zanetti per uno pei più efficaci fautori.

Ora egli è tornato alla sua cattedra e il Governo del Re lo ha elevato alla ben meritata dignità di Senatore.


Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.