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Gennaro Bellelli.
senatore.
Dal barone Gaetano e dalla marchesa Casa Macesca ebbe il giorno in Napoli nell’anno 1814.
Educato nel collegio Nazareno in Roma, destinato alla carriera ecclesiastica, resistette ai desideri paterni, e tornò in Napoli ove compì i suoi studi filosofici e intraprese i legali, togliendo laurea in quest’ultime discipline ed esercitando anche per alcuni anni l’avvocatura.
Svegliatosi in Napoli, dietro il grande avvenimento della rivoluzione del luglio in Francia, un più vivo movimento intellettuale e politico, movimento al quale partecipava tutta la più eletta gioventù di quell’illustre metropoli, il Bellelli riprendeva la parte sua coll’intervenire alle accademie letterarie date dal celebre marchese Basilio Puoti, e frequentando l’eletta società che si riuniva in casa del barone Giuseppe Poerio.
Ma questo periodo d’un quasi risorgimento fu di breve durata; la polizia, che sembrava aver sospesi un istante i suoi rigori, ridivenne più indagatrice, più vessante che mai sotto la direzione del famoso marchese Del Carretto, e il Bellelli, avviluppato anch’esso in uno dei tanti processi politici che s’intentavano quotidianamente, patì due anni di prigionia, e rimase poi da quel momento posto sempre sotto la più tirannica sorveglianza quantunque avesse menato moglie e non si occupasse che de’ suoi studi e della sua famiglia.
All’epoca delle riforme iniziate da Pio IX, il Bellelli non fu certo degli ultimi a spingere il proprio paese in questa novella via che a molti parve potesse condurre Italia alla sua meta.
Proclamata la costituzione, venne eletto deputato e sedette nelle adunanze preparatorie tenute a Monte-Oliveto, nelle quali fu designato per far parte di un comitato di sicurezza pubblica eletto in quelli estremi momenti, nomina che gli valse quindi la sua condanna alla pena di morte. Sciolta, come ognun sei ricorda, violentemente la Camera, il nostro protagonista fu uno dei coraggiosi segnatarî delle proteste formulate da quel nobile consesso in mezzo ad una soldatesca ubbriaca.
Riconvocato il Parlamento, il Bellelli fu nuovamente eletto a deputato, e sedette nella Camera fino al mese di marzo del 1849, epoca in cui il disastro di Novara fece rialzare la testa alla reazione in Napoli, si che il Bellelli fu costretto a esulare, dimorando cinque anni a Parigi e passando gli altri cinque a Firenze, ove lo andò a trovare il regio decreto che lo inalzava alla dignità senatoriale.
Il Bellelli è applaudito autore di rari notevoli scritti storici e di economia politica.