< Il Parlamento del Regno d'Italia
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Nino Bixio Alessandro Borella
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Giovanni Lanza.



È uno dei più provetti e dei più autorevoli membri della Camera elettiva, nella quale da gran tempo esercita una meritala influenza.

Il Lanza è piemontese ed è medico. Gli studi severi da esso latti in economia politica, un’applicazione costante ed una lunghissima esperienza parlamentare, lo hanno meritamente condotto all’alto livello cui e pervenuto oggidì.

Amico costante e provato del conte di Cavour, ha avuto l’onore d’essere chiamato per ben due volte a sedere accanto ad esso nei Consigli della Corona; la prima in qualità di ministro dell’istruzione pubblica, la seconda in quella di ministro delle finanze.

Non si può revocare in dubbio la di lui abilità come amministratore, giacche ne ha date prove non dubbie durante il tempo ch’è stato al potere.

Elevato più tardi alla dignità di presidente della Camera, ha guidati i dibattimenti con molta perizia e con un’imparzialità e una fermezza che non potrebbero mai essere abbastanza commendate.

Dopo la morte del conte di Cavour, il Lanza si è messo, con tutta quella schiettezza che ognuno gli riconosce, a sostenere il gabinetto presieduto dal barone Ricasoli. Caduto questo, egli ha combattuto il ministero Rattazzi, suo antico avversario, ed all' avvenimento del gabinetto presieduto per breve tempo dal Farini, si è mostrato disposto ad appoggiarlo. Ma sono venute poi le quistioni finanziarie, le quali disgraziatamente hanno gettalo il pomo di discordia tra i membri dello stesso partito, che si è diviso in più campi. Niuno può contestare i talenti economici del Lanza, niuno mette m dubbio il provato di lui patriotismo, pure ci duole d’esprimere il dubbio che in questa contesa egli sia per avventura dalla parte del torto. Noi non vogliamo certo entrar qui a trattare la quistione, ma non sappiamo trattenerci dal deplorare che il Lanza siasi per questa ed in questa dovuto avvicinare a taluno de’ suoi colleghi, coi quali egli si trova, a sua gran lode, in perfetto disaccordo in tutte le altre quistioni, tanto politiche che amministrative.

Il Lanza è uno dei più benemeriti deputati della Camera: ninno può superarlo in diligenza nell’assistere alle riunioni degli uffici, niuno è come esso membro di ogni più importante commissione cui incomba l’obbligo d’esaminare i progetti i più gravi e rilevanti finanziari ed economici.

La parola del Lanza è pronta, chiara e concisa, quale si addice ad uomo che parla non per vezzo di farsi udire a sciorinar frasi più o meno peregrine, ma che discorre utilmente e praticamente intorno a faccende utili e pratiche.

Il generale La Marmora avendo dal re avuta missione di comporre un gabinetto, dietro il ritiro del ministero Minghetti-Peruzzi, ha chiamato a sè il commendatore Lanza per affidargli uno dei più importanti portafogli: e a quest’oggetto pregava il Lanza di accettar quello delle finanze. Ma questi ha giustamente fatto osservare come gli fosse impossibile di assumere la direzione del dipartimento finanziario, mal convenendo a lui, che si era mostrato contrario al piano del Minghetti, di farsi in certa guisa esecutore di esso. Quindi è che il generale La Marmora ha pensato di rimettergli invece il portafogli del ministero dell’interno, che non si saprebbe credere fosse male raccomandato, nelle mani di un uomo, che già due volte ha seduto nei Consigli della corona, e che da così lungo tempo si occupa efficacemente di cose amministrative e politiche. Tuttavia non possiamo chiudere questo cenno biografico, senza avvertire che la scelta fatta dal Lanza, dell’ex-questore di Napoli, Aveta, a suo segretario generale, ci sembra sotto alcuni rapporti, poco giustificabile; e perchè l’impiego prima coperto dall’Aveta, troppo dista dalle alte funzioni di quello al quale ora è stato repentinamente innalzato; e perchè questa nomina sembra esser fatta ad isfregio del commendatore Spaventa, da cui si crede fosse stata provocata la dimissione dello stesso Aveta dall’ufficio di questore della metropoli partenopea.



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