< Il Parlamento del Regno d'Italia
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Casimiro Ara Giorgio Asproni
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ARMELONGHI LEONZIO, avvocato

deputato.


Nato il 18 ottobre del 1827 a Monticelli d’Ongina, egli fece i primi suoi studi a Parma, quindi imparò legge nell’università di Piacenza.

Giovinetto ancora, fu preso di mira dalla polizia locale perchè i caldi sensi d’amor patrio ond’era pieno lo spingevano a prender parte a tutti que’ movimenti e a quelle dimostrazioni che precedettero e accompagnarono la rivoluzione del 1848.

Due anni dopo egli doveva subire le conseguenze di quell’odio governativo, mentre avendo sostenuto con plauso l’esame per essere ricevuto avvocato, ammesso in tal qualità dal collegio degli avvocati e approvata la sua ammissione dalla Corte di cassazione, ei non potè ottenerne il titolo, nè esercitarne le funzioni perchè piacque al dispotico Carlo III di proibirlo.

Tre anni dovette rimanersi l’Armelonghi privo dell’esercizio della professione, alla quale aveva dedicato la sua vita, per iniquo abuso di potere; se non che essendo avvenuta la traduzione dinanzi ai tribunali del ducato d’una numerosissima banda di ladri, e non bastando il numero degli avvocati approvati esistenti in Parma a difenderli, fu giuocoforza ricorrere in tal urgenza all’Armelonghi e riconoscerlo ed ammetterlo tra i pubblici patrocinatori.

Ma se il volontario regnante odiava assai il giovine legale, questo il ricambiava di non minore avversione, e s’adoperava a tutt’uomo onde minare la dominazione borbonica in Parma, e contribuire energicamente, nella sua sfera d’azione, al gran riscatto italiano.

Non ci è dato entrare in dettagli, giacchè sventuratamente la natura e la mole del nostro libro nel vietano; ma certo riuscirebbe oltremodo curioso e interessante il far conoscere ne’ loro particolari tutte le trame ordite, con coraggio e attività incredibili, nelle varie provincie d’Italia, e sopratutto nelle Romagne e nei ducati, a pro’ della causa nazionale, e ciò sotto gli occhi d’una polizia vigilante e feroce, e di fronte alle baionette e ai patiboli austriaci.

L’Armelonghi ebbe parte principalissima in tutti quei tentativi o preparativi d’azione, e finalmente quando la Duchessa lasciò i suoi Stati, ei fu uno dei membri di quella Commissione di governo provvisorio, che, sorta un po’ prematuramente, venne tre giorni dopo abbattuta dalla reazione soldatesca.

Si refugiò allora per poco l’avvocato Armelonghi in Piemonte, poscia, quando verso la metà di giugno fu inviato a Parma un governatore sardo, egli l’accompagnò e ne fu nominato a direttor dell’interno.

Ritiratisi dopo la pace di Villafranca i funzionari piemontesi, e avendo il commendatore Farini assunta la dittatura di quegli Stati, l’Armelonghi venne ammesso nel gabinetto di quel distinto personaggio con la qualità di direttore degli affari di Parma.

Formato poscia un solo governo pel Modenese, le Romagne e il Parmense, sotto l’unica denominazione di Emilia, nel dicembre dell’anno scorso, l’Armelonghi si ebbe la carica di segretario generale dell’interno, carica che sostenne sino al momento della solenne annessione dell’Emilia al nuovo regno.

Eletto deputato al Parlamento nazionale dal collegio di Carpaneto, provincia di Piacenza, egli è stato ultimamente decorato della croce di cavaliere dell’ordine Mauriziano.



Leonzio Armelonghi.

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