< Il Parlamento del Regno d'Italia
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Cesare Valerio Luigi Basile Basile
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MINERVINI LUIGI


deputato.


La Camera elettiva possiede, come ognun sa, nel suo seno un numero stragrande di avvocati; e dalla faconda, inesauribile parlantina di questi quanto le discussioni le più semplici e le più urgenti sieno tratte in lungo, chiunque che abbia assistito ad alcuna delle sedate di essa non può certo ignorarlo. La Camera, di più, aveva un Sineo, avvocato egli pure (e quanto!) alla cui loquacità poco amena si era ornai avvezzata, subendola come una di quelle incresciose, ma inevitabili necessità, sotto il pondo delle quali non resta a noi poveri umani in generale, e alle Assemblee politiche in particolare, che a chinare il capo in segno di rassegnazione. Quando per isventura il collegio di Molfetta inviò a rappresentarlo in seno al Parlamento un altro avvocato — circostanza per sè stessa già grave — e un avvocato il più parolajo, il più energumeno, il più ostinatamente insistente che siavi, l’avvocato Minervini.

Noi lo sappiamo un gran galantuomo, e un uomo devoto al paese; ma non sorprenderemo nessuno esprimendo l’avviso, che nella Camera sia assai più dannoso che utile. Non v’ha discussione nella quale non voglia ficcare il naso ad ogni costo, si tratti pure di cannoni rigati, del traforo delle Alpi, o di altre questioni in cui è a supporsi che un avvocato non abbia ragione alcuna d’immischiarsi. E la parola la vuole a qualunque patto, anche quando gli sia avvenuto di non farsi inscrivere anticipatamente, e prima o poi riesce a prenderla e ad esprimere per le lunghe, verbosamente, iracondamente il suo parere, sia proponendo una mozione d’ordine immaginaria, sia domandando a parlare contro la chiusura della discussione, sia per un richiamo al regolamento, sia infine per una questione personale.

E accadendogli assai di frequente di arringare in mezzo ai mormorii, alle reclamazioni e alle proteste di tutta quanta l’Assemblea, egli si è abituato a parlare con un tuono di voce così acre ed elevato da pervenire a dominare tutti i rumori e a farsi udire ad ogni modo, qualora tuttavia i deputali non abbian ricorso al metodo già adottato col Sineo e che consiste nel vuotare i banchi.

Non vogliamo asserire con ciò che il Minervini non dica talora delle verità, e delle cose buone e utili a udirsi; ma per disgrazia sua e della Camera tali verità e tali cose utili passano inosservate tra la faraggine dei nonnulla o delle declamazioni vuote di senso o prive di proposito che gli scaturiscono a mo’ d’acque di cataratte fuor della bocca.

V’ha egli speranza che il Minervini si corregga? Ne dubitiamo; ad ogni modo se ciò potesse accadere ce ne rallegreremmo assaissimo nel suo e nel nostro interesse.

Il Minervini siede sui banchi dell’estrema sinistra, colla quale vota costantemente.



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