< Il Parlamento del Regno d'Italia
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Francesco Restelli Francesco Giunti
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Nato a Palermo l'11 ottobre del 1809 da Domenico e da Rosalia Gravina dei principi di Patagonia, fu virilmente e gentilmente educato, dando fin dalla più giovanile età mostra di acuto ingegno e di animo egregio. Queste qualità l’indicarono ai propri concittadini come capace di coprire importanti cariche amministrative, sicchè a 19 anni era scelto a presidente della commissione per le prigioni della capitale della Sicilia, segnalandosi mollo in tale ufficio da lui esercitato con sommo zelo.

Nel 1845 fu nominato presidente dell’istituto d’incoraggiamento, dal quale incarico da esso pur disimpegnato in modo lodevole, fu destituito nel 1849 al ripristinarsi dell’aborrito governo borbonico, cui era naturalmente inviso pei patriotici sentimenti da esso manifestati in ogni occasione e pel generoso e patriotico concorso ch’ei prestò al movimento siciliano del 1848.

Vice-presidente fin dal 1845 della Commissione di antichità e belle arti, ne fu presidente nel 1848, e siccome il suo sentimento per le arti belle è squisito e che sempre si è efficacemente occupato in promuoverne l’incremento nella terra natale, così non è a dire come nell’esercizio di quelle nobili funzioni ei fosse di utilità al paese e di giovamento agli artisti.

Egli è agli studi del resto e alle cure del principe Di Sant’Elia che si va debitori della scoperta ila esso operala nel 1854 d’un tunnel o galleria sottomarina che metteva negli antichi tempi in comunicazione Acradina ed Ortigia. Il governo borbonico impedì allora che gl’intrapresi cavi venissero continuati, protestando che le fortificazioni di Siracusa dallo intero scoprimento della galleria sarebber rimaste minate.

Presidente del consiglio civico di Palermo durante tutto il periodo della rivoluzione siciliana, lasciò di sè al ritorno dei Borboni alla stima e desiderio grandissimo.

Nè dobbiamo tacere che nel presiedere pure il consiglio provinciale di Caltanisetta si accolse l’amore e la riconoscenza di quegli abitanti. Costretto dalla polizia borbonica ad esulare nell’aprile del 1860, vi si restituì immediatamente appena scoppiatavi la rivoluzione, contribuendo molto coi mezzi pecuniari e col consiglio alla comune salvezza.

Stabilitosi anche nell’isola il governo del Re galantuomo, fu destinato dalla pubblica opinione e dal marchese di Montezemolo, luogotenente reale, a consigliere di luogotenenza pel ministero de’ lavori pubblici; e nonostante due ricomposizioni del consiglio fu istantemente richiamato e conservalo in quella carica, finchè pel nuovo organamento delle provincie siciliane, non venne abolito il consiglio di luogotenenza ed istituiti in sua vece i segretariati generali.

Il governo del Re, ricompensando una vita sì nobilmente impiegata a vantaggio della patria e dell’umanità, ha nominato il principe Di Sant’Elia senatore del regno e lo ha fregiato della croce di commendatore dell’ordine Mauriziano.


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