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deputato.
Il nome di questo onorevole cittadino pur troppo suona doloroso ad orecchie italiane perchè ridesta la truce rimembranza di un’orribile catastrofe di guerra civile; catastrofe, che la Dio merce, può dirsi quasi unica negli annali dell’istoria del gran movimento nazionale d’unificazione, catastrofe della quale il Jadopi fu la vittima principale.
Nato in Isernia, provincia di Molise, addi 9 febbrajo del 1813, figlio a Vincenzo e a Maddalena Laureili, Stefano percorse gli studi primordiali in patria, quindi si recò a Napoli a fare gli universitari apprendendo legge e scienze naturali.
L’improvvisa morte del padre, avvenuta di colèra nel 1837, il costrinse a rientrare nella città nativa, ove ben presto le cure di famiglia e le municipali non tardarono ad assorbirlo. Il di lui carattere schietto e leale, la sua operosità, la di lui istruzione e sopratutto i sentimenti di patriotismo ond’era animato fecero che i suoi concittadini lo eleggessero nel 1848 a loro rappresentante in seno al Parlamento napoletano.
Tornato di nuovo in patria dopo che Ferdinando II ebbe ritirato lo Statuto, il Jadopi fu più che mai considerato in quella come capo del partito liberale e italiano. Intorno a lui per conseguenza si riunivano tutti coloro che sospiravano la redenzione della gran madre l’Italia e lui avversavano come capitale nemico gli ossequiosi servitori e ardenti fautori della tirannica dominazione borbonica.
Ciò che havvi di più increscioso a notare su tale rapporto si è che uno dei capi di quest’ultimo partito era lo stesso suocero Gennaro de Lellis.