< Il Parlamento del Regno d'Italia
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Luigi Sanvitale Giuseppe Finzi
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Vincenzo Spinelli di Scalea.

VINCENZO SPINELLI


deputato.


Vincenzo Spinelli di Scalea nacque in Napoli il 19 aprile 1806. Pronipote di quel Francesco Maria Spinelli, gran filosofo e grecista che tante lodi meritò dal Vico, dal Colletta, e da tanti altri scrittori del secolo passato e del presente, mostrossi fin dai suoi primi anni proclive allo studio, ed intese con alacrità a frequentare istituzioni letterarie e filosofiche. Animato dal desiderio di rendersi utile con tutti i suoi mezzi al benessere dei propri simili, e più particolarmente da quello di accorrere al sollievo delle miserie e delle infermità, si rivolse pure allo studio di varie mediche discipline sotto la direzione dell’illustre medico napoletano Giovanni Semmola. Si applicò ancora al miglioramento della condizione dei contadini con imparar loro in teoria ed in pratica nelle sue proprietà in Acerra, in che difettavano i vecchi sistemi agricoli, e quali fossero i più benintesi e moderni da sostituirvi. La nota ripugnanza dei villici ad accettare tutto ciò che è nuovo lo costrinse a sostenere lungamente quasi una lotta incessante, durante la quale dovè soggiacere a perseveranti e vistosi sagrifizii, che dopo un periodo di circa 15 anni furono coronati da brillanti successi. Per tal modo e sull’esempio delle sue fattorie riuscì in Acerra e paesi vicini a fare adottare la pratica delle praterie artificiali, massime quella dell’erba medica, ed introdurre in quei campi ubertosi l’uso di un gran numero di vacche delle migliori razze svizzere ed indigene adoperate per l’aratro, pei carri, pei formaggi; e tenendovi sempre, come vi tiene tuttora, all’uopo gli animali di modello per le diverse classi addette alla cultura, all’abbondante produzione del latte, al macello, non che i più bei lori pel perfezionamento delle razze. Migliorata così venne ancora ed estesa la massa degl’ingrassi secondo i più accreditali metodi del tempo, e generalizzata la ricca coltivazione della robbia, del cotone che mostra ugualmente d’ingigantire, dei pomi di terra, e delle piante fruttifere. La coltivazione e potagione del gelso, e l’allevamento dei bachi non richiamarono meno le sue cure, coll’avere educati uomini e donne appositamente a tali pratiche, e coll’aver prescelto i metodi migliori tenendosi in corrispondenza con uomini valenti quali il Gasparrini, il Maffei ecc., e finalmente con memorie date alla stampa, l’ultima delle quali in Napoli nell’anno 1859 pe’ tipi del De Marco, della quale si trova menzione negli atti dell’accademia delle scienze e nei giornali di quel tempo. Il risultato finale di tutto ciò è stata una straordinaria opulenza in tutte le classi dei cittadini, specialmente fra gli operai a causa dell’accrescimento del prezzo della mano d’opera. Lo Spinelli fu nominato membro onorario delle Società economiche di Salerno e di Terra di Lavoro, e dal Comizio agrario di quest’ultima recentemente nominato uno dei suoi rappresentanti al Comizio centrale di Torino. Fu sempre innanzi nei principi di libertà e di progresso. Nel 1848 fece parte dei comitati, e poscia inviso al Governo, e dalla polizia sorvegliato, e allistato come attendibile, e nel 1860 non ha mancato adoperare i suoi mezzi pel trionfo della gran causa italiana. Nel 1855 fu nominato dall’istituto d’incoraggiamento suo socio ordinario, ma il Governo borbonico non credè di approvare tal nomina, che è stata poi comunicata allo Spinelli nel 1861 con decreto del re d’Italia.

Eletto deputato dal collegio elettorale di Acerra, ha portato nel Parlamento indefesso adempimento dei suoi doveri, rettitudine di giudizi, voti coscienziosi ed indipendenti, che gli han meritato la considerazione e la stima dei suoi colleghi e del paese.



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