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deputato.
È uno di quei siciliani che si adoperarono con una perseveranza inaudita e non mai abbastanza ammirabile a minare il governo dei Borboni, che dal suo canto sapendo quali tremendi nemici si avesse in loro, non si ristava dal farli spiare e perseguitare dai propri sgherri polizieschi, fintantochè gli si presentasse il destro o di farli perire sovra un patibolo, o imputridire in un carcere, ossivvero di trovar pretesto per disonesto che fosse a cacciarli in perpetuo esilio, o a rilegarli in una di quelle piccole e isolate città dell’interno dell’isola in cui li faceva tener d’occhio dì e notte.
Il Beltrani ha sopportate tutte queste angherie, tutte queste persecuzioni, tutti questi martiri. Ma egli gli ha sopportati con animo forte, e la sua fede patriottica lungi dall’esserne sminuita è sempre cresciuta in fervore.
Quando Garibaldi sbarcò in Sicilia, il Beltrani alla testa d’altri giovani com’esso animosi gli si fece incontro e si mise agli ordini di Garibaldi, che gli affidò varie incombenze, tutte di molto rilievo e che egli eseguì con quell’impegno e quella prontezza che meglio sarebbesi potuto desiderare.
Più tardi i suoi concittadini per dargli chiarissima prova dell’affezione e della stima che professavano per lui lo elessero a proprio rappresentante nel Parlamento nazionale.
Il Beltrani vi siede alla sinistra, sebbene non possa dirsi ch’egli appartenga all’opposizione la più spinta e la più sistematica.