< Il Trecentonovelle
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XCIX CI

Romolo del Bianco dice al frate in Santa Reparata, predicando dell’usura, che predichi di quelli che accattono, però che ivi erano tutti poveri.

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Una piccola novelletta m’è venuto voglia di raccontare di uno vecchierello fiorentino, il quale ha bene ottant’anni, ed è ancora vivo, e ha nome Romolo del Bianco. Costui ha le piú nuove parole del mondo alle mani, e la maggior parte come filosofiche. Andando di quaresima costui alla predica che si fa la sera alla chiesa maggiore di Santa Reparata, alla qual predica vanno tutti poveri lavoranti di lana, poi che sono usciti, e serrate le botteghe, e fanti e fante e servigiali ancora a quella vanno; uno giovane frate romitano ogni sera predicava dell’usura, e che ciascuno si guardasse dal prestare, però ch’ell’era quella cosa che conducea l’uomo a dannazione; e poi ritornava pure in usura e su’ contratti inleciti. Quando Romolo del Bianco assai ha bene udito di questa usura, levasi su, e dice:
- Messer lo frate, io ve l’ho creduto dire già è parecchie sere, ma sommene tenuto, ché credea che voi uscisse a predicare d’altra matera che dell’usura; ora mi pare che voi non sete per predicare d’altro; io vi voglio far chiaro che voi vi perdete le parole, però che quanti voi ne vedete a questa predica accattano, e non prestano, ché non hanno che, e io sono il primo. E però, se voi ci sapete dare alcuno conforto sopra li nostri debiti e sopra che dobbiamo dare altrui, io ve ne priego; quanto che no, e io e gli altri che ci sono, potremo fare senza venire alla vostra predica.
Il frate, e tutta la predica, come smemorati guatavono onde questa boce venía, però che v’era buio, che quasi non vedea l’un l’altro; e pur scorsono che era Romolo del Bianco, dicendo tutti:
- Egli ha molto ben ragione, ché non c’è alcuno di noi che non abbia piú debito che la lepre.
E ’l frate da quindi innanzi predicò della povertà, come con pazienza si volea comportare; dicendo spesso: «Beati pauperes, ecc. », e fu loro grandissimo conforto per le parole che Romolo avea predicate al predicatore.
E però conviene che il predicatore sia sí discreto che se predica a una gente in una terra, che sieno ricchi per usure, molto li riprenda su questo, e se predica a’ poveri, li conforti su la povertà; se sono macolati di sfrenate concupiscenze, contro a quelle dicano, e da estorsioni, sí di ruberie, e di guerre, e cosí degli altri vizii de’ fare il simile; acciò che non sia ripreso da uno pover uomo come fu colui.

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