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Messer Egidio cardinale di Spagna manda per messer Giovanni di messer Ricciardo, perché sente avere fatto contro a lui; ed elli vi va, e con sottile avvedimento gli esce dalle mani, e torna a casa.
Un bello inganno, o piú sapere, voglio raccontare nella presente novella. Ne’ tempi che messer Egidio cardinale di Spagna con felice tempo dominava, essendo ad Ancona, gli venne sentito che messer Giovanni di messer Ricciardo de’ Manfredi, signore di Bagnacavallo, di Valdilamona in gran parte, e di Modigliana e d’altre terre, avea trattato o ragionamento stretto con messer Bernabò, signore di Melano, allora signor di Luco ivi vicino, e ciò era contro al detto Cardinale, e in loro difesa. Di che mandò per lo detto messer Giovanni; ed elli, non sanza gran sospetto, andò ad Ancona; e poi che là fu giunto, gli fu detto da alcuno che s’egli andasse al Cardinale egli era a ristio non tornare mai a Bagnacavallo. Con tutto ciò, come saputo cavaliere, poiché insino a quivi era venuto, si diliberò al tutto andare a lui; e cosí fatto, giunto al Cardinale con la debita reverenzia, il Cardinale gli domandò piú cose, fra le quali fu che elli volea porre l’oste a Luco, e ciò facendo avea bisogno della sua vettovaglia, e che elli avea bisogno della maggior quantità che potesse de’ suoi bon fanti; e in ultimo bisognava che li prestasse fiorini dieci mila.
Messer Giovanni alla prima chiesta disse che della vittuaglia gli era grazia, però che cosí si venderebb’ella ad altrui: de’ fanti disse che volentieri n’averebbe ogni numero che a lui fosse possibile: de’ denari disse che gliene potea prestare ventimila sanza alcuno sconcio; e del rendere si fidava di lui, e questo fosse a ogni suo piacere.
Udendo il cardinale sí libere risposte, pensò di tirare l’aiuolo, e spezialmente all’ultima, dicendo:
- Quando poss’io avere i dinari?
Rispose il cavaliero:
- Mandate con meco il tesoriere vostro, quando io ne vo, e daròglile.
Il Cardinale, udendo la buona intenzione di messer Giovanni, mandò con lui il tesoriere, dando della mano in su la spalla a messer Giovanni, e disse:
- Ecce filius meus dilectus, qui mihi complacuit -; e disse: - Va’, e reca quelli denari, che messer Giovanni ti darà.
Giunti che furono a Bagnacavallo, e messer Giovanni smonta e va alla sua camera, e dopo piccol spazio di tempo torna al tesoriere, e dice che ’l suo cameriero, che ha la chiave del cassone, è andato in Toscana per alcuna cagione che portava, e pertanto lo scusi al suo signore messer lo Cardinale e da ivi a otto dí torni a lui. Lo tesoriere si tornò zoppo col dito nell’occhio, e giunse al Cardinale che aspettava con la borsa aperta; e udita la risposta del tesoriere, s’avvisò avere teso nello spaniato, e che male avea creduto a quella volta, e pentesi d’avere lasciato venire a Bagnacavallo messer Giovanni, per credere a san Giovanni Boccadoro; e innanzi che fossono passati dí quindici del termine, il signore detto di Faenza s’accordò con messer Bernabò, come avea principiato, e ’l Cardinale si rimase sanza il pincione per volere il tordo della frasca.
Come il denaio fu creato, cosí nacque l’inganno. Essendo questo Cardinale degli astuti signori del mondo, e avendo di questo signore gran sospetto, come la profferta de’ denari fu fatta, ogni altra cosa mise in abbandono; e la gran profferta fatta da messer Giovanni fu lo scampo suo, ché, se cosí non avesse fatto, avea forse mal tirato; e ’l Cardinale si dee credere n’avesse gran pentimento, ma poco li valse.